Ancora su L’Aquila

- di Sante Acitelli - È stata pubblicata una nuova intercettazione (vecchia di 4 anni!!!!!!!) tra Bertolaso e Letta.

A parte che non prendo per oro colato le intercettazioni in quanto vanno sentite nella loro integrità, nel momento nel quale vengono fatte certe affermazione, con i loro perché e con telefonate precedenti e successive; alcune frasi  però sono da commentare!

La telefonata è tra Bertolaso e Letta a proposito della visita di Berlusconi a L’Aquila:

-         “Lui non deve dire: rimettiamo gli abitanti dentro il centro storico fra 28 mesi perché è un massacro. Li rimettiamo tra 28 anni… Ti sto dicendo la verità”.

-         “Sono contento che lui venga ma deve capire che noi il centro storico di L’Aquila non possiamo ristrutturarlo. È tutto distrutto, tutto inagibile. [...] Lui si deve rendere conto – conclude Bertolaso – che questo terremoto è anomalo, micidiale, perchè ha colpito solamente il centro storico di L’Aquila”.

Non trovo nulla di inquietante o di spunti polemici, faziosi e politici perché, chi conosce la realtà dei centri storici, chi vede quotidianamente le condizioni di disastro che ancora oggi regnano nei centri storici sa, e la voce ce la sussurravamo già dal giorno dopo del sisma, chiedendoci come e se avremmo mai rivisto le nostre casa ricostruite, che sarebbe stato quasi impossibile recuperare palazzi distrutti e situati in quei posti stretti in strade strettissime a meno di fare “tabula rasa” e ricostruire “ex novo”; quello che però ci confortava ed ancora ci conforta è la legge “ad hoc” e la promessa di denaro di contributi come ancora espressamente detto dall’attuale ministro Barca del governo Monti che indica nella primavera l’apertura dei cantieri di tutto il centro storico.

Ora! Se è vero quello detto ed intercettato tra Bertolaso e Letta, se era vera la sensazione di molti di noi che, a bassa voce, ci chiedevamo come fosse possibile recuperare quanto distrutto, mi chiedo: perché prendere in giro la gente? Perché non dire le cose come stanno fin dall’inizio? Perché non essere onesti e coerenti anche andando contro le aspettative della gente? Perché non dire pane al pane e vino al vino? Perché sto lavorando, gratis, per costituire il consorzio obbligatorio, per far preparare i progetti, per scegliere l’impresa? Ho e voglio darmi una sola risposta: la speranza, le “radici”, l’amore per questa terra così come hanno fatto, da sempre, i miei avi.

cifone


 



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