Popolo delle carriole: «Dovrebbero ringraziarci e invece ci processano»

L’audizione di uno dei testimoni dell’accusa, la responsabile della Digos, Giuseppina Terenzi, ha caratterizzato l’udienza flash del processo ai cinque componenti del movimento del Popolo delle carriole accusati di avere violato la zona rossa e per manifestazione non autorizzata. I manifestanti finiti sotto accusa per quei fatti avvenuti il 28 marzo di tre anni fa, giornata elettorale per via delle elezioni provinciali, sono cinque: Antonio Di Giandomenico, Alessandro Tettamanti, Anna Pacifica Colasacco, Ezio Bianci, Marco Sebastiani. «Ma per quale ragione avere individuato solo queste persone e non anche altre?», ha chiesto il pm onorario alla testimone. «Queste persone», ha risposto la Terenzi, «furono le prime ad accedere alla zona rossa, almeno quelle che noi abbiamo notato.» «Ma i manifestanti andavano in zone pericolose?», ha poi chiesto il giudice Giuseppe Grieco. «Secondo me sì» ha spiegato la Terenzi, «basti pensare che mentre facevamo servizio d’ordine un pezzo di cornicione cadde su una nostra macchina. Noi cercavamo solo di tenere la gente lontano dalle zone più pericolose ma non ci fu mai nessun gesto di contrapposizione nei nostri confronti, furono sempre corretti. Temevamo la circostanza che erano da controllare migliaia di persone». Il pm ha poi chiesto se gli organi istituzionali si sono mossi dopo quelle manifestazioni cui fu presente almeno una volta anche il sindaco, e la Terenzi ha risposto che a suo dire qualcosa si mosse. Nel corso dell’audizione è stato spiegato che la prima volta il popolo delle carriole non portò attrezzi ma poi, come avvenne per l’appunto per piazza Nove Martiri, i componenti si armarono di strumenti per rimuovere e separare le macerie. Il giudice ha rinviato il processo al 27 settembre. Giorno nel quale saranno chiamati a testimoniare, tra gli altri, il vescovo ausiliare Giovanni D’Ercole, la neo eletta senatrice Stefania Pezzopane, e il consigliere comunale Ettore Di Cesare. Mentre non dovrebbe essere citato tra i testimoni il sindaco Massimo Cialente. «Abbiamo rimosso un velo di omertà su quello che c’era nella zona rossa e abbiamo fatto sapere che era tutto ancora come il 6 aprile», ha commentato fuori dall’aula Di Giandomenico parlando del significato e della valenza del Popolo delle carriole, «ci dovrebbero ringraziare e invece siamo sotto processo. Eppure, anche grazie alle carriole, il mondo intero ha parlato del terremoto dell’Aquila. Ora il movimento è comunque presente nei vari comitati oppure nell’assemblea cittadina, si è modificato ma non è sparito e partecipa a tante iniziative». «Il popolo delle carriole», ha commentato Pina Lauria, una delle attiviste, «ha rappresentato un movimento di indignazione popolare. Ora non è come prima anche perchè la gente è disperata e ha anche altre cose cui pensare. Forse è stanca di lottare. Abbiamo comunque sollevato problemi come la diaspora dei cittadini del centro storico mentre per chi vive nelle frazioni c’è stata più attenzione al riguardo. Inoltre abbiano contestato i costi eccessivi del Progetto case ora messi in evidenza anche dai giudici contabili dell’unione europea».Nel corso del procedimento gli imputati sono assistiti dagli avvocati Lorenzo Cappa, Gregorio Equizi, Francesca Lucia Laurenzi,Rodolfo Ludovici e Roberto Madama.Pm onorario Ilaria Prezzo

- da Il Centro -



Condividi

    



Commenta L'Articolo