Il ministro Barca al convegno dell’Ocse: «I soldi ci sono, manca l’informazione»

 I soldi ci sono. Manca l’informazione. Come pure mancano le scelte degli amministratori su dove indirizzare questo fiume di denaro. Si presenta il progetto Ocse-Università di Groningen che al primo sbarco all’Aquila, il 16 marzo di un anno fa, fu avversato dai cittadini in un’infuocata assemblea al Ridotto del teatro. «Ci usate come cavie», si disse. Oggi, invece, le carriole sono finite in tribunale e in sala alla Dompé c’è un uditorio tranquillo tranquillo che scandisce con timidi applausi l’ennesima «sei ore» di dibattito sull’Aquila che verrà. Si chiama «L’azione delle politiche a seguito di disastri naturali» il volume di 225 pagine che definisce «l’agenda per L’Aquila verso il 2030». Partner del progetto Confindustria e sindacati insieme. I sindaci del cratere cominciano a leggerlo adesso. SOLDI SOLDI SOLDI. Il ministro Fabrizio Barca si è quasi stancato di ripetere che «i soldi ci sono». La ricostruzione è bloccata da quattro anni, sono cambiati due governi e presto, forse, ci sarà il terzo, i poteri sono passati dal commissario agli enti locali. Non si muove una paglia. Ma gli aquilani sappiano che «i soldi ci sono». L’ultimo grido di dolore in questa direzione è quello lanciato all’Espresso dall’assessore comunale Pietro Di Stefano. «Sono finiti i due miliardi stanziati e adesso si naviga a vista», ha detto. «Manca un afflusso costante di denaro e bisogna contrattare anno per anno con il governo». Ma il ministro non ci sta e tira fuori il tablet per mostrare la «delibera Cipe». «Com’è facile vedere su Internet», afferma Barca, «la certezza dei fondi è assoluta. Nel caso di chi ha lavorato meglio, come la Soprintendenza ai beni culturali, addirittura è nota fino agli edifici singoli. Il caso dell’edilizia privata», continua il ministro, «richiede invece delle decisioni da assumere da parte del Comune dell’Aquila e dei Comuni del cratere di cui stiamo aspettando le decisioni in ordine ai criteri e quindi ai particolari aggregati che saranno beneficiari dell’intervento. L’ammontare dei fondi è noto ed è pubblico ed è stato deciso da una delibera del Cipe pubblica e nota da oltre due mesi». Quindi, per il ministro c’è un «problema di informazione» per cui esorta i due responsabili degli uffici speciali Paolo Aielli e Paolo Esposito ad attrezzarsi «perché sennò non si conoscono neppure le decisioni già assunte e aumenta l’incertezza». Ma auspica «certezze sui fondi e sui tempi di erogazione dei contributi» anche il segretario generale della Cgil L’Aquila Umberto Trasatti. Insomma, su questo tema le divergenze sono ancora tante. Troppe. E la colpa, come sempre, diventa non di chi non si mette d’accordo ma di chi diffonde le informazioni. NUOVO GOVERNO. Circa la preoccupazione per la mancanza di interlocutori per L’Aquila nel nuovo governo, Barca risponde così: «Sarebbe ora che il territorio, ora che ha una buona governance e la responsabilità è stata trasferita ai Comuni; ora che i Comuni stessi hanno straordinari uffici speciali per la ricostruzione, ora che abbiamo fatto un concorso straordinario meritocratico assumendo oltre 300 persone, cominciassero a non chiedere più supporto a Roma. Devono dimostrare di essere in grado di lavorare essi stessi. Roma continuerà ovviamente a essere attenta sul piano finanziario e ha delle grandi responsabilità. Appena i comuni avranno mostrato di aver assegnato tutti i fondi sarà fondamentale che il governo nazionale appena appena instaurato provveda i fondi necessari. Ma è bene che il territorio si affidi prima di tutto a se stesso, è il senso della legge del 7 agosto e del trasferimento ai Comuni delle responsabilità». EROI. «Abbiamo due eroi», continua Barca, «due persone (Aielli ed Esposito, ndr)che hanno lavorato per tre mesi senza un contratto perché non sono stati in grado di farglielo e quindi per oltre due mesi hanno lavorato gratis. E senza risorse perché il bando non era ancora terminato. Adesso che hanno le risorse, l’appello che faccio ai sindaci è di fare i contratti ai 240 già selezionati e ai 300 il più rapidamente possibile. Il ministro Passera ha preso impegno perché la contrattualizzazione dei 100 che dipendono dalle Infrastrutture sia fatta il prima possibile. Molto del lavoro che state vedendo finora è stato fatto da un ufficio speciale con due persone. Quando saranno 302... Il 21 marzo daremo conto, sia per L’Aquila che per gli altri 56 Comuni in maniera dettagliata, come le risorse disponibili ripartibili già da due mesi sono effettivamente ripartite, a quali aggregati privati che stanno in quali aree di quali Comuni». ASSE CENTRALE. Il sindaco Cialente, che stavolta, così come l’assessore e neosenatrice Pezzopane, non battibecca con Chiodi se non (entrambi ricambiati) a livello di battute («io non rubo, rubo solo i soldi delle scuole», una delle tante), ha già riunito una giunta e un’altra è prevista per martedì. «Puntiamo sull’asse centrale del centro storico», ribadisce, «in quanto se facciamo interventi a macchia di leopardo tra 30 anni siamo ancora qui. Gli interventi vanno fatti dove può rientrare la gente. Quello che succede ad aprile è decisivo. Se perdiamo anche aprile e maggio la situazione può diventare difficile». Il segretario generale Cisl Abruzzo Maurizio Spina chiede un cronoprogramma e il sindaco gli promette che lo farà. IL «PARTICULARE». Il presidente della Regione Gianni Chiodi, arrivato in ritardo per la grana Ombrina mare, non risparmia qualche bacchettata agli aquilani. «Temo che la comunità aquilana non abbia riflettuto in maniera necessaria sulle sollecitazioni del ministro Barca. Va bene che la ricostruzione è bloccata, tutto vero, ma manca uno sguardo sul medio-lungo termine in quanto ci sono troppi interessi particolari e contingenti. È successo con la zona franca». Il rettore Ferdinando di Orio esprime «perplessità» sullo studio Ocse. «Meglio investire i soldi per un incubatore d’impresa. Io difendo i nostri 27mila studenti e penso a come farli restare per lavorare».

- da Il Centro -



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