Il vescovo sarà scelto dal nuovo Papa, la conferma arriva dall’ausiliare monsignor Giovanni D’Erco

 «Il Papa che verrà rimetterà tutto in discussione. Io sono un figlio dell’obbedienza: sono felicissimo di stare all’Aquila, ma sono felicissimo di fare quello che mi chiederanno. Indubbiamente non tocca a me l’ultima parola; quando io ho detto la penultima, il papa dirà l’ultima e io accetterò con grande fiducia». Lo ha affermato il vescovo ausiliare dell’Aquila, monsignor Giovanni D’Ercole, a margine di un convegno a Pescara, a proposito della nomina del vescovo del capoluogo abruzzese. Come è noto l’attuale arcivescovo monsignor Giuseppe Molinari aveva presentato le dimissioni per aver raggiunto i 75 anni di età. Ha però chiesto al Papa (attraverso i cardinali Sodano e Bertone) una proroga perché ancora sente di avere le forze per andare avanti e quindi il Vaticano, soprattutto dopo la rinuncia di Benedetto XVI, ha preferito non fare subito la nomina del nuovo arcivescovo per evitare altri veleni e ha rimandato tutto a tempi migliori. Candidato unico alla successione di Molinari era proprio l’ausiliare D’Ercole. Al quale ora non resta che attendere. D’Ercole nel convegno di ieri a Pescara ha parlato anche della città nel post sisma. «Nella ricostruzione materiale e sociale dell’Aquila ognuno di noi deve fare la sua parte, il vescovo, noi sacerdoti, la comunità cristiana, ma anche la comunità politica» ha detto D’Ercole «perché se c’è una cosa che contraddistingue spesso il tessuto della città sono gli scontri, le polemiche e tutto ciò che, in un modo o in un altro, poi frena il vero sviluppo dell’Aquila. Sempre di più - ha spiegato - noi ci rendiamo conto che la ricostruzione materiale può essere anche non molto complicata per quanto appaia difficile, ma la ricostruzione più difficile è quella del tessuto sociale, quella del tessuto umano, quella del tessuto spirituale». Sulla decisione del Papa di lasciare il soglio di Pietro D’Ercole ha sottolineato: «Con questo gesto Benedetto XVI vuole richiamare l’attenzione della Chiesa, dei cardinali e di tutti noi su una grande responsabilità che abbiamo: ci troviamo in un passaggio epocale e dobbiamo costruire il presente e il futuro. Non per nulla il Papa si dimette, anzi rinuncia a metà dell’anno della Fede. L’esigenza più grande di questo mondo, dice lui stesso, è riscoprire Dio e ridargli il suo posto nella nostra società. Come Chiesa noi stiamo sì vivendo un momento abbastanza difficile - ha proseguito rispondendo ai cronisti - ma credo che non si debba esagerare. Le analisi fatte dall’esterno percepiscono un po’ i rumori, gli schizzi di fango, ma sotto c’è qualcosa di molto più importante che la Chiesa sta cercando di vivere». «Il profilo del nuovo Papa – ha aggiunto il vescovo ausiliare – lo ha già tracciato Benedetto XVI dicendo che deve essere un uomo con vigore fisico, morale e spirituale, e così noi ce lo auguriamo. Tra i cardinali sicuramente ci sono persone che possono benissimo assumere questa responsabilità».

 



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