Tempera, la forza di ripartire Paese distrutto dal terremoto ma la popolazione non si è ar

Ragazzini che giocano sul campetto accanto alla piccola chiesa di San Biagio. Le casacche del Milan e dell’Inter. Zanetti contro Balotelli. Milito contro El Shaarawy. Dentro c’è l’erba di San Siro, fuori le macerie di una delle frazioni più colpite dal terremoto. Il viaggio parte da qui, dal monumento dedicato alle vittime del 6 aprile, accanto all’orologio del campanile della chiesetta in legno, dono dell’arcidiocesi di Trento. Qui si riunisce la comunità di Tempera, a due passi da quello che era il vecchio nucleo parrocchiale, reso irriconoscibile dai segni del sisma. Otto vittime, molteplici crolli nonché la distruzione quasi totale del nucleo storico del paese, metterebbero a dura prova qualsiasi comunità. Ma la risposta del paese non si è fatta attendere: numerose le iniziative per ripartire, dalle associazioni, ai consorzi ai comitati che hanno raccolto la partecipazione di molti residenti. Non è solo il grado di distruzione del borgo, infatti, ma anche il lavoro di pianificazione portato avanti, a spingere il sindaco Massimo Cialente ad avviare qui, oltre che a Onna, un discorso preliminare di ricostruzione. Del resto, un impegno importante in tal senso è stato portato avanti dall’amministrazione separata di Tempera, in collaborazione con il comitato locale per la ricostruzione. IL CENTRO. Il punto di partenza è proprio la parte più danneggiata. In quest’area non abita più nessuno (Tempera conta mille anime esclusi quelli che vivono nel Progetto Case), le macerie sono state rimosse solo in parte e questo lascia addosso una sensazione di vuoto e smarrimento. Una ragazza si muove lentamente tra i puntellamenti di un vecchio palazzo medievale. Della chiesa storica è rimasto solo il sagrato e il pavimento che domina la zona del Colletrone. Da qui lo spettacolo è desolante. La natura carsica del terreno ha accentuato i danni. Alcune case non esistono più, altre sono aperte a metà e offrono uno spaccato della vita di tutti i giorni. Alloggi privati, associazioni e movimenti politici, come la vecchia sede del Pci che poi è diventata la sede dei Ds, ma non ha fatto in tempo a diventare sede del Pd. O forse sì, considerando che su uno dei muri interni c’è appeso un manifesto che ritrae l’ex sindaco di Pizzoli Giovannino Anastasio. Più avanti, le rovine di una casa. Da qui spunta di tutto, libri, riviste, utensili da cucina, film di guerra ma anche Vhs un po’ osé. Ancora qualche metro e c’è una vecchia officina e sopra un balcone con una bandiera della pace sgualcita. Apre un varco su alcune stradine, come vico del Pollame. Qui, tutte le porte sono spalancate e alcuni mobili in legno sono riversi a terra. «La ricostruzione del paese sarà un gioco a incastro», osserva Giustino Masciocco, consigliere comunale cresciuto in questa frazione. «Il paese è su tre livelli e questo sta creando delle difficoltà in più in fase di pianificazione. Così, nell’ambito dell’ultima conferenza dei servizi, tra Comune, Regione e Soprintendenza, sono state espresse delle riserve al nostro piano di Ricostruzione che ci spingeranno a rivedere i progetti, in vista dell’elaborazione delle cosiddette schede parametriche. Ma credo che si procederà nel giro di pochi mesi. GLI AGGREGATI. Sono tredici gli aggregati che hanno manifestato la volontà di procedere insieme. Uno dei punti di forza in questa fase progettuale è la collaborazione con la Scuola di architettura e design dell’Università di Camerino che opera sul territorio con la presenza di professori, ricercatori e assistenti con evidenti risultati scientifici e didattici oggi. I COSTI. Il quadro economico complessivo relativo al piano di ricostruzione del centro storico di Tempera, elaborato dall’Università, oscilla tra i 50 e i 60 milioni, a seconda degli interventi complessivi da realizzare. Il costo delle opere per la realizzazione degli interventi privati al netto degli oneri è di circa 31 milioni; a questi si devono aggiungere circa 11 milioni di oneri per un totale complessivo di oltre 41,5 milioni di euro. «Bisogna però considerare il costo dei sottoservizi», spiega Masciocco, «necessario a ripristinare una rete all’interno del paese vecchio». Una stima del, illustrata nel 2011 da Sergio Iovenitti, per conto dell’amministrazione separata, individuava per viabilità e servizi una spesa di 8,4 milioni che saranno pari a quasi 12 milioni aggiungendo gli oneri. Ultimo costo considerato dalla comunità locale, quello per gli interventi nel parco Vera, con una spesa di poco superiore a 8,1 milioni di euro. LE PRIORITÀ. Necessaria, al recupero del tessuto edilizio della parte vecchia, una scelta su cosa salvare. Valutazioni importanti, in zone come quella tra via dei Conigli, vico del Pollame e piazzetta delle Oche. «Una situazione che deve tener conto del fatto», aggiunge Masciocco, «che a differenza del centro storico dell’Aquila, non viene riconosciuto un valore aggiuntivo per gli edifici storici». Tema portante del piano è anche la sicurezza degli edifici per la presenza di numerose cavità nel sottosuolo del centro storico. LA COMUNITÀ. Sin da subito, un aspetto importante è stato quello che ha riguardato la necessità di tenere unito il paese, in un momento in cui i passi avanti sono veramente pochi. «Certe volte», ha detto di recente il parroco veneto don Giovanni Gatto, «la gente tende a scoraggiarsi per tutto quello che manca e questo non possiamo permetterlo». In tal senso, è significativa l’azione delle due associazioni Tempera Onlus, guidata da Rosanna Scimia, e del Comitato emergenza terremoto che fa capo a Roberto Vicentini. La prima realtà, grazie all’impegno della comunità Valdese, sta realizzando un teatro tenda all’interno del Progetto Case, che ospita migliaia di persone. Il Comitato, nei prossimi mesi, inaugurerà un asilo nido al posto della vecchia scuola. Il resto lo fanno bar e ristoranti, specie nella parte abitata della frazione.
 

- da Il Centro -



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