Roio e la ricostruzione

Nell’elencare le zone prioritarie sulle quali intervenire per la ricostruzione ci si dimentica spesso delle frazioni di Roio, naturalmente per quanto riguarda il comune dell’Aquila. Non perché sia necessario stilare una classifica delle zone più devastate del territorio, ma semplicemente per restituire un po’ di dignità e di attenzione a questo territorio martoriato. E’ certificato e ampiamente documentato l’impatto distruttivo che il sisma ha avuto sul nostro altopiano. Ma, forse, come San Tommaso, è meglio toccare con mano per credere. Non ci meravigliamo dunque che gran parte degli italiani pensa che qui nel cratere sia quasi tutto risolto! Basta scendere giù nella valle dell’Aterno per constatare che molte persone restano ancora incredule nell’apprendere la gravità in cui versano i nostri paesi. Dopotutto ci vuole poco per cambiare idea. E’ sufficiente prendere la macchina o magari, meglio ancora, una domenica mattina, possibilmente assolata, incamminarsi dall’Aquila e salire su per la via Mariana. Giunti sul vado su cui si affaccia il Santuario mariano,  è necessario percorrere solo qualche centinaio di metri per ritrovarsi a ridosso di quello che rimane (niente) dell’antico borgo del Poggio: una spianata di macerie. Poi, senza farsi prendere dallo sconforto, si scende giù a valle, a Roio Piano. Qui è possibile percorrere le vie dissestate del paese che s’intersecano in mezzo agli isolati scomposti e composti da fabbricati danneggiati, dimezzati, scomparsi, imprigionati da una greve aria di desolazione. Accanto ai muri portanti di alcune vecchie case sono state scavate delle buche per controllare la consistenza delle fondamenta le quali sono assemblate, salvo qualche raro caso, da pietre sommariamente deposte. Quindi si sale su a Santa Rufina: la situazione non cambia. A quel punto, di fronte alla chiesa distrutta di San Marciano e Nicandro, è necessario fermarsi e fare una riflessione. Ah, dimenticavo! Là vicino c’è un edificio pubblico nuovo in cemento armato lasciato in completo abbandono! Sono almeno quattro anni che se ne parla! Forse è il caso che qualcuno inizi fattivamente a occuparsene prima che cada a pezzi. Roio non è solo terra di conquista per edificare decine di case “provvisorie”, in alcuni casi dall’impatto ambientale discutibile, oppure come sito su cui impiantare in maniera quasi selvaggia i tralicci di telefonia mobile che hanno allontanato la gente dalla Pineta di Monteluco, ma è un territorio che va meglio apprezzato, più valorizzato e soprattutto ricostruito, iniziando proprio dal miglioramento e dalla creazione, dove necessario, di infrastrutture (nel senso più ampio del termine) senza le quali non ci sarà uno sviluppo possibile, e dando priorità e più forza, nel ricomporre e riqualificare gli aggregati abitativi, ai proprietari di abitazioni principali (in ottemperanza dell'art. 67-quater 1-a -2012 ) che desiderano più di chiunque altro tornare di nuovo a viverlo.


- di Fulgenzio Ciccozzi -


 



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