Roio Poggio, il paese cancellato

 Lo "stendino" per il bucato da far asciugare è solitario in cucina, tra il bagno e i fornelli. Dentro la credenza giacciono un pacco di pasta e uno di riso di un’anonima sottomarca: vivere in affitto da studente fuori sede non è facile, meglio risparmiare scegliendo prodotti meno costosi. Per gli studenti affittuari di questa piccola casa dietro Largo La Cassata, a Santa Rufina di Roio, la stretta scala di legno che sale fino al secondo piano facendo "curve a gomito" dev'essere stata un incubo da oltrepassare la notte del sisma, mentre la casa sussultava e calcinacci e mobili cadevano. Chiudendo gli occhi si possono ancora sentire i passi frettolosi degli studenti lungo le scale, per cercare la salvezza fuori. BEIRUT. Guardare Roio a quattro anni dal sisma è come osservare un fotogramma di Beirut dopo un bombardamento. Compresa la scena dei bambini che giocano con un fucile finto che spara "pallini" tra le case tagliate a metà. Roio Poggio è secondo tra le frazioni aquilane - dopo Onna - per danni subiti dal sisma, in base a una classifica dell'Ordine nazionale degli ingegneri. Dilaniata dalle scosse, decine di abitazioni sono state abbattute per gli ingenti danni subiti. Risultato: spariti vicoli e strade, archi e angoli paesaggistici. Dove prima alzando gli occhi si vedevano agglomerati di case, adesso appare il cielo. Case di prestigio e angoli tipici sono spariti. Restano tante abitazioni tranciate a metà: come se una lama le avesse tagliate in trasversale oppure dall'alto verso il basso. Così, in qualche caso, appare l'interno di una stanza, dove ad esempio la notte del 6 aprile 2009 dormivano Franco e Dora, 80 anni ciascuno. «Portarli fuori è stato molto difficile», racconta il consigliere comunale di Prc, Enrico Perilli, che a Santa Rufina vive con la famiglia. Prima del sisma abitava in una casa in via Chiusa. Quando è uscito nel cuore della notte, si è trovato davanti una montagna di macerie: crollando una casa a pochi metri aveva trascinato con sé anche i tralicci della corrente: «Un disastro», ricorda Perilli. In via Mazzini c'è uno slargo, prima occupato dall'abitazione della famiglia di Gabriele Perilli, ex consigliere comunale, scomparso un paio di anni fa. VITTIME. Roio ha lasciato tre vittime sotto le macerie. In via dei Giardini sono morti una donna di 40 anni, Sonia Pastorelli, e suo padre. A Roio Piano è deceduto, invece, un uomo di 60 anni che tornava in paese soltanto nel fine settimana. L’ultima visita proprio nel weekend del sisma. UN PAESE VUOTO. Roio è ricco di seconde abitazioni: vecchie case occupate, all’epoca del sisma, per lo più da studenti di Ingegneria. Erano la vera anima del paese, spesso in affitto in case piccole e in pietra, dove dentro ammassavano di tutto: libri, blocchetti, computer, panni, pasta. A Poggio di Roio c’è un’abitazione piena di peluche, maschere per il viso e scatole di Nesquik: ci abitavano senz’altro ragazze. Molte delle case distrutte dal sisma sono seconde abitazioni. Nel corso di questi quattro anni gli anziani proprietari sono deceduti. Non è un problema sul fronte della ricostruzione, perché comunque ci sono gli eredi che seguiranno tutte le procedure. Ma difficilmente ci torneranno a vivere. «Il paese si svuoterà», commenta Perilli. «Anche perché il quartiere del progetto Case (a Roio ci sono due insediamenti) diventerà campus universitario», spiega. «E le abitazioni prima occupate dagli studenti chi le abiterà?». Una domanda che resta per ora senza risposta. RICOSTRUZIONE. La ricostruzione partirà entro quest’anno a Roio Poggio, con Onna, Tempera e San Gregorio. Subito dopo, insieme ad altre frazioni, partiranno gli interventi a Roio Piano e a Santa Rufina. Il piano di ricostruzione del Comune dell’Aquila prevede per l’intera frazione poco meno di 200 milioni di euro. «Si comincerà a ricostruire entro il 2013», ribadisce il consigliere comunale, mentre usciamo dalla via che ospitava la casa che ha dato i natali a San Franco, meta di pellegrinaggio fino al terremoto. Ora resta soltanto la parete e la targa dedicata al santo: dentro un ammasso di pietre mostra che la casa è praticamente implosa sotto la scossa di 6.3. DONAZIONI. Roio è destinatario di diverse donazioni frutto della gara di solidarietà che si è scatenata all’indomani del sisma. La Caritas ha donato una scuola elementare e un asilo, mettendo a disposizione oltre 2 milioni di euro. Ma come tante strutture costruite nel post-sisma in fretta e furia e spesso sotto la pioggia, la scuola elementare presenta diversi problemi al tetto. E dentro ora ci piove. «Il Comune dovrà spendere ulteriori 100mila euro per sistemarlo», aggiunge Perilli. A Santa Rufina, invece, il comitato locale ha realizzato un centro sociale che funziona come chiesa e come luogo di socializzazione. «Finisce il funerale, e comincia la scuola di ballo», dicono scherzando i roiani. UNIVERSITA’. È in attesa di essere riconsegnata a breve all’ateneo l’ala della facoltà d’Ingegneria danneggiata dal sisma, mentre i laboratori sono già stati ristrutturati con l’impegno dei rotariani del distretto 2090. Intanto l’area intorno è praticamente abbandonata, meta gradita da coppie in cerca d’intimità. CHIESA DI SANTA MARIA. Il santuario mariano della chiesa di Santa Maria della Croce di Roio è oggetto di ristrutturazione da parte della Regione Liguria, che ha stanziato 1,5 milioni di euro. Le procedure d’appalto «sono in avvio», come si legge nella scheda tecnica della Direzione regionale per i Beni culturali e paesaggistici. La speranza è che presto riaprirà al culto il santuario visitato da Papa Wojtyla nel 1978. Poco più sopra, verso la montagna di Roio, s’intravedono i danni lasciati sulla pineta dall’incendio dell’estate scorsa. Mentre un gruppo di cani randagi spaventati dalla macchina si vanno a nascondere tra la selva di antenne che invade il luogo degli innamorati. È evidente che molte delle cose da migliorare, a Roio, non riguardano il terremoto.

- da Il Centro -
 



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