Vigili del fuoco, l’sos del comandante regionale: non ci sono i soldi per la manutenzione

A forza di raschiare il fondo del barile si rischia di sfondarlo. E’ quello che potrebbe succedere a uno degli anelli più importanti della catena delle forze che governano la sicurezza pubblica: quello dei vigili del fuoco, alle prese con i tagli conseguenti alla spending review. Da anni i governi nazionali tagliano risorse in maniera indifferenziata per tenere sotto controllo i conti pubblici, coinvolgendo anche organismi che hanno un compito operativo, come appunto i vigili del fuoco, che svolgono funzioni che non possono essere derogate o rinviate. La loro ragione d’esistere è legata all’emergenza e all’imprevisto: non è dato di sapere in anticipo se ci sarà un terremoto, o se un palazzo esploderà per fuga di gas. I tagli lineari del governo Monti fanno arrivare le risorse con il contagocce, con una riduzione sui capitoli di spesa per oltre il 60% rispetto al passato. Così, anche i comandi provinciali dei vigili del fuoco d’Abruzzo si ritrovano senza soldi per la benzina e fanno i conti con i debiti pregressi. Un mix micidiale – tagli conseguenti alla spending review e debiti con i fornitori - che mette a rischio l’autonomia operativa dei nostri “angeli”. Prendiamo a titolo di esempio il comando provinciale di Pescara, guidato dal comandante Pietro Di Risio. Tra personale operativo, amministrativi e funzionari, ha un organico di 270 persone che deve sopportare da anni il blocco del turn over. Il comando pescarese conta 176mila euro di debiti pregressi (relativi al 2012) sulla linea operativa, da pagare entro quest’anno. Riguardano le voci carburante, manutenzione automezzi e materiale tecnico: ossia la “linea essenziale del soccorso”, la famosa “valigetta del dottore”. Il comando della provincia di Pescara ha ogni anno una spesa di 180mila euro solo per il carburante. Altri debiti pregressi per un ammontare di 100mila euro riguardano gas, luce, acqua e telefono, per i quali il termine di pagamento è già scaduto e prima poi le utenze verranno staccate. Bene: una situazione analoga la vivono tutti i comandi provinciali della nostra regione, da Chieti (quello con più distaccamenti), a Teramo, all’Aquila (il più esteso per territorio). Ma non è solo questione di carburante. «Lavoriamo per capitoli di spesa», chiarisce il comandante regionale dei vigili del fuoco, l’ingegnere Sergio Basti. «Ogni acquisto va su un capitolo: telefoni, materiale tecnico, carburante, manutenzione di servizio e così via. Così succede che non ci sono i soldi non solo per pagare le spese correnti, ma nemmeno quelle pregresse, e i fornitori si rifiutano di erogare il carburante». L’Agip, ad esempio, alla richiesta di carburante da qualche tempo risponde così: o pagate i debiti, o niente pieno. E giù, a valanga, lettere e telefonate al comando regionale. Parte, a quel punto, lo “stillicidio” di comunicazioni e richieste al ministero. Il quale, a sua volta, risponde che il bilancio non consente di erogare di più … Ma all’opinione pubblica, chi spiega tutto questo? E soprattutto, come si sposa l’esigenza di tenere sotto controllo la spesa pubblica con quella di mantenere efficiente l’operatività del corpo dei vigili del fuoco, la cui missione è “la tutela della pubblica incolumità e la preservazione dei beni”? Bisogna almeno salvare la parte operativa. Dentro a un mezzo utilizzato per un qualunque soccorso, ad esempio, ci sono strumenti indispensabili: gruppo elettrogeno, attrezzi per scavare e per il soccorso montano, le cesoie, i frullini, i dilatatori, i cavi, gli idranti estintori, le radio, i gps. Ecco che i tagli mettono a rischio o quanto meno rendono difficoltosa l’attività dei vigili. Un altro aspetto colpito dai tagli è il mantenimento degli standard operativi del personale, che deve essere sempre formato. Invece si fanno sempre meno corsi di aggiornamento su come fare, ad esempio, soccorso su corda o su parete. Il punto è che «i nostri governanti devono dirci se intendono o meno mantenere un elevato livello di qualità della sicurezza pubblica», fa notare con garbo ma senza giri di parole, il comandante Basti. «Il coraggio politico è dire al Paese che non siamo come Cipro, ma che ci troviamo in una condizione in cui non possiamo assicurare alla nazione lo stesso livello di servizi di sicurezza che avevamo qualche anno fa». Se si potesse certificare la qualità del servizio di pubblica sicurezza, insomma, su una scala di partenza di 100 staremmo adesso almeno 10-15 punti più in basso.«Noi non abbiamo esuberi», insiste Basti ponendo l’accento sul taglio del personale. Il turn over del corpo è fermo da anni e per effetto del decreto Sviluppo solo il 20% di chi va in pensione viene rimpiazzato. «Nonostante tutto siamo riusciti a mantenere, facendo gli equilibristi, gli standard operativi allo stesso livello degli anni passati», conclude Basti, «ma per quanto ci riusciremo ancora?».
 

- da Il Centro -



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