Abruzzo, le Dolomiti e la gestione del turismo

Diversi di quelli che sono arrivati anche da lontano a visitare l'Italia hanno affermato che questo paese potrebbe avere le risorse per vivere bene anche di solo turismo e sono ben d'accordo con loro. Basta pensare alle bellezze naturali di tante nostre regioni: delle Alpi, dell'Appennino, della Calabria, della Sardegna e aggiungere i tanti meravigliosi palazzi,chiese, musei e quant’altro di culturalmente ammirevole per rendersi conto della validità di tali risorse. Non a caso l'Unesco ha dato tanti assenzi per fare emergere siti italiani tra i patrimoni dell’umanità e tra questi tra i più meritevoli le Dolomiti. Il nostro Gran Sasso comunque, a detta anche di chi lo ha visitato solo superficialmente, dovrebbe invidiare alle Dolomiti solo la loro maggiore vastità, anche se con un handicap concorrenziale di frequenze estive dalle pur magnifiche spiagge abruzzesi. Corre quindi l'obbligo di evidenziare qualche sensata e razionale spiegazione per far capire il motivo per cui possa esserci tanta distanza tra le due conformazioni montuose e non certo per lo spazio troppo evidente e insignificante, ma bensì a carattere economico-culturale. Da una parte uno sviluppo turistico da rendere prosperi e ben vivibili anche Paesi ad altezze molto elevate e dall'altra uno spopolamento generalizzato e degradante dalla montagna verso il mare. Sulle Dolomiti si è saputo ben integrare tale sviluppo con uno scrupoloso rispetto per l'ambiente; dove sebbene tante piste sciistiche scorrono tra folti boschi, il disboscamento è stato ben superato da vero e proprio rimboscamento, e questo anche su territori ben governati da Parchi Nazionali, come quello dello Stelvio e quello delle Dolomiti Bellunesi. In Abruzzo invece i Paesi al di sopra dei 700 m e sulle falde montane si trovano ormai pressoché in veloce estinzione e anche tutte quelle strutture turistiche provenienti da lontane sagge iniziative stanno precipitando in degrado. I più resistenti operatori economici vengono a trovarsi con grande delusione dinanzi a una visuale fallimentare sempre più marcata. Perché insomma da una parte tanta fioritura di aspettative e dall'altra il disastroso dramma della paura e della fuga per evitare la propria fine? Il tutto per le antitesi divergenti: da una parte persone decisionali attive, comprensive e costruttive, dall'altra quelle stesse persone col potere, abuliche, incomprensibili e distruttive. Dopo i disastrosi esempi dovuti a quegli uomini che, meschinamente provvisti di visuali troppo corte, hanno procurato tanti guasti alla natura, i più capaci di comprendere hanno capito però che l'uomo, non solo può procedere ad un veloce sviluppo nel rispetto della natura, ma può farlo anche addirittura migliorandola. Questa edificante comprensione purtroppo è ancora lontana dell'Abruzzo.

- da Il Centro -
 
 



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