Un'antica culla di pipistrelli in alta quota

Con il campionamento degli scheletri concrezionati di pipistrelli e la loro radiodatazione si inizia a svelare il mistero del tesoro faunistico racchiuso nello scrigno di Fonte Grotta (A147), la più alta risorgenza dell'Appennino a 2050 metri di quota sul Monte Camicia (Gran Sasso d'Italia, Abruzzo).  Sui primi risultati di questo progetto di ricerca è stato realizzato un breve filmato e presentato una approfondita relazione in occasione del V Convegno regionale di speleologia del Lazio che si è tenuto il 3-4 novembre 2009 a Roma.
Qui potete scaricare il file Pdf integrale della relazione,
mentre di seguito ne proponiamo una versione sintetica.  
 Fonte Grotta, conosciuta da sempre dai pastori della piana di Campo Imperatore, si apre a 2050 metri di quota sul filo dell'aereo anfiteatro roccioso della falesia inferiore che intaglia le pendici meridionali della vetta del Monte Camicia (2564 m), nel territorio del Parco Nazionale del Gran Sasso d'Italia (Abruzzo). La cavità - nota in campo geologico e speleologico come più alta risorgenza dell'Appennino - è stata esplorata negli anni '70 del secolo scorso durante la realizzazione del piccolo condotto che porta l'acqua gelida e cristallina che fuoriesce dalla grotta sino al sottostante abbeveratoio di Fonte Vetica. In particolare, il 24 giugno 1973 una squadra del Circolo Speleologico Romano - dopo un intenso lavoro di disostruzione - superava una dura strettoia in un ramo ascendente, il cui passaggio permetteva agli esploratori di accedere agli angusti cunicoli terminali della cavità. Qui, pur non potendo più inseguire la debole corrente d'aria che era stata rilevata, gli speleologi si sono trovati al cospetto di una misteriosa scoperta faunistica: dei misteriosi resti scheletrici di Chirotteri.  A partire dal 1987 abbiamo avviato una campagna di studio per tentare di far luce su questo mistero, con un'interrogativo affascinante: la collocazione in alta quota della colonia e la sua successiva moria (o comunque sparizione, nel caso si sia trattato di decessi fisiologici avvenuti in tempi lunghi nel roost-dormitorio) potevano essere una traccia dell'effetto di antichi cambiamenti climatici che avevano coinvolto l'Appennino? Così abbiamo prelevato alcuni reperti significativi e li abbiamo fatto analizzare ad esperti chirotterologi. Danilo Russo (docente incaricato di Conservazione della Natura presso il Laboratorio di Ecologia Applicata della facoltà di Agraria dell'Università "Federico II" di Napoli e studioso dei pipistrelli presenti nel Parco Nazionale d'Abruzzo) ha identificato un esemplare di Myotis mystacinus. Il Vespertilio mustacchino - tutt'ora frequente abitatore dei boschi di faggio abruzzesi - è il più piccolo rappresentante del genere insieme al Vespertilio di Brandt. È una specie che frequenta ambienti forestali, oltre a parchi e giardini vicini agli abitati. Nella buona stagione si rifugia negli edifici, più raramente nelle cavità degli alberi e nelle cassette nido; sverna tra ottobre e marzo nelle cavità sotterranee naturali o artificiali. I suoi rifugi estivi e le nursery sono sempre molto vicini ai corsi d'acqua. Il Myotis mystacinus si rinviene generalmente in piccoli gruppi ed è stato segnalato talvolta fino ad oltre 2400 metri di quota.  In considerazione della morfologia del luogo dove sono stati trovati gli scheletri concrezionati, l'ipotesi ecologica avanzata da Danilo Russo è quella di un sito di svernamento (hibernaculum) in alta quota, probabilmente attivo in una fase climatica relativamente "calda". Da considerare che sino ad oggi la più alta nursery di Myotis mystacinus conosciuta era stata trovata ad una quota di 1670 metri. Grazie alla disponibilià della Seconda Università di Napoli (Carmine Lubritto) si è poi proceduto alla radiodatazione al Carbonio 14, che ha fornito come risultato un'età di 1512 anni (con un margine di errore di più o meno 43). Si tratta quindi di un reperto che risale all'incirca al 497 dopo Cristo. La cosa interessante è che storici e climatologi concordano nel posizionare intorno al 600 dopo Cristo il culmine di una grande ondata di gelo iniziata verso il 300. Una "crisi climatica" - si ipotizza innescata da una gigantesca eruzione vulcanica avvenuta tra l'Indonesia e le Fiji - di cui la moria della colonia che frequentava l'hibernaculum di Fonte Grotta potrebbe costituire una prova concreta. Insomma, il mistero dei pipistrelli di Fonte Grotta inizia a diradarsi, ma c'è ancora molto da scoprire.  



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