“Ju Calenne” - Un rito antico e suggestivo quello dell’albero di maggio

 Ci sono voluti quasi 40 anni per raccontare in un libro una tradizione finora tramandata per secoli solo con parole e gesti. Il rito dell’Albero del Maggio, o Calenne (“Ju Calenne”, come preferiscono chiamarlo, in rigoroso dialetto, i tornimpartesi), che si svolge tutti gli anni nella notte tra il 30 aprile e il primo maggio, viene adesso descritto in un testo fotografico che raccoglie la storia della tradizione fin da quando, negli anni 70 del secolo scorso , fu riproposta da un gruppo di giovani che non si rassegnavano a vederla scomparire. All’epoca c’erano ancora tanti anziani che erano stati “maggiaioli” e l’economia del paese, anche se di lì a poco si sarebbe orientata sull’industria del Polo elettronico in espansione, era ancora molto basata sul taglio della legna e sulla pastorizia. Tutto parlava dell’Albero del Maggio, rito di origini longobarde per secoli considerato un inno alla natura e al risveglio della primavera, dopo un periodo – il mese di maggio appunto – in cui le scorte delle messi terminavano e ancora non erano pronti i nuovi raccolti. Quindi “si faceva la fame”. Per pubblicare un testo che parlasse della tradizione locale del Calenne (diffusa in Europa del Nord e altre località italiane tra cui Accettura, in Basilicata) e del ruolo che ha nel tenere unita la comunità, si è dovuto aspettare l’anno horribilis della crisi economica. L’idea è nata dall’incontro tra due generazioni diverse, quella di Vincenzo Gianforte, uno di quei giovani che 40 anni fa ha riportato in auge la tradizione del Calenne curandone, insieme a larga parte del paese, le varie edizioni fino a oggi, e Giacomo Carnicelli, uno dei giovani che ne ha raccolto il “testimone”. Sono loro gli autori del testo “Ju Calenne. L’Albero del Maggio a Tornimparte”, edito dalla One Group Edizioni e presentato ieri (tra gli altri) dalla presidente della casa editrice, Francesca Pompa, dal sindaco di Tornimparte, Umberto Giammaria, dal presidente della Pro loco, Domenico Fusari, dal giornalista Angelo De Nicola, che ha coordinato l’iniziativa editoriale e dall’antropologo Mario Santucci, che ha firmato un saggio pubblicato nel libro. Oggi la tradizione è stata rivisitata e arricchita di elementi inesistenti nel rito originario, e che la rendono «una festa collettiva e corale, moderna, alla quale tutta la comunità si riconosce, dai giovani agli anziani» spiega Gianforte, che del libro ha curato in primo luogo la parte relativa al racconto del rito. «Si tratta di una “lettura fotografica” della tradizione dell’Albero del Maggio» aggiunge «in cui le foto e il testo vanno di pari passo. Ho cercato di raccontare la mia esperienza di maggiaiolo». Un lavoro «nato come un racconto fotografico della tradizione del Calenne limitatamente a Villagrande» spiega Carnicelli «strada facendo, invece, ci siamo accorti che era coinvolgente scriverla e proporla. Da domenica 28 aprile, intanto, con la presentazione del testo nella chiesa di San Panfilo a Villagrande, parte la tre giorni di appuntamenti dedicati a “Ju Calenne”. Lunedì 29 alle 18 si terrà, poi, una tavola rotonda all’Auditorium Sericchi.
 



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