Gran Sasso Science Institute: sfida nella ricerca

    - di Eugenio Coccia -

    Gran Sasso Science Institute – INFN - Università di Roma “Tor Vergata”

    Nel 1950 la popolazione europea costituiva il 24% di quella mondiale. Secondo attendibili estrapolazioni, nel 2050 gli europei saranno solo il 7% della popolazione mondiale. E’ un dato su cui riflettere seriamente. Come reagire? A Lisbona l’Unione Europea si è data una risposta: puntare sulla qualità. La strategia è quella di rispondere alla soverchiante forza muscolare dei paesi emergenti sviluppando un’economia basata sulla conoscenza e sull’innovazione. Nell’ambito di questa strategia l’UE si è posta un primo obiettivo ambizioso: quello di investire il 3% del PIL in attività di ricerca e sviluppo entro il 2020.

    L’Italia, che investe da sempre uno scarso 1% in queste attività, avrebbe tutti i motivi per puntare decisamente sulla ricerca e sviluppo. Ha scarse risorse naturali, e tanta parte della sua produzione è a bassa tecnologia, e quindi particolarmente esposta alla concorrenza delle economie emergenti.

    La ricetta per creare più imprese ad alta tecnologia è teoricamente semplice: occorre investire sempre meglio nelle Università e nei Centri di Ricerca, agevolare il collegamento fra queste e il mondo produttivo, oltre a incentivare il venture capital e l’investimento di capitali esteri. A parole, tutti si dicono convinti che ricerca e innovazione sono vitali per la crescita del nostro paese. Ma purtroppo agli annunci non seguono comportamenti coerenti.

    In Italia il finanziamento alle Università e agli Enti di ricerca è molto al di sotto della media dei paesi OCSE. Così come il numero dei ricercatori. Si sventola con troppa faciloneria la bandiera dell’inefficienza e degli sprechi per giustificare tagli orizzontali che colpiscono indiscriminatamente tutto il mondo della ricerca. Non faccio, ovviamente, una difesa corporativa del mio settore: se è necessario fare dei sacrifici per controllare la spesa pubblica anche la ricerca deve fare la sua parte. Ma i tagli devono essere selettivi ed essere necessariamente preceduti da una seria valutazione, che permetta di investire adeguatamente su tutta quella parte della ricerca italiana (ed è la maggior parte) che dimostra ogni giorno di essere competitiva a livello internazionale.

    Anche nei confronti del sostegno alle imprese, non ci sono incentivi  agli investimenti in ricerca e innovazione. Le agevolazioni continuano a essere governate da un meccanismo complesso di prenotazione e autorizzazione che non dà alcuna garanzia alle aziende. Manca il ritorno all’automaticità del credito d’imposta chiesto da Confindustria.

    A loro volta le aziende spendono molto in marketing mentre diventano avare quando occorre innovare il prodotto e il processo produttivo. Gli imprenditori, in passato abituati ad aiuti di stato mascherati come finanziamenti a fondo perduto, dovrebbero oggi mostrare più coraggio. Consapevoli di vivere in un paese di enormi risorse intellettuali, dovrebbero promuovere con maggiore convinzione le occasioni di dialogo e collaborazione.

    Credo che queste considerazioni siano condivise da tanti professionisti della conoscenza e del mondo produttivo. Raramente però fanno breccia nel mondo politico, troppo preso dalle iniziative di immediata visibilità e disattento a quelle che fruttano a medio e lungo termine.

    Un piccolo seme viene in questi giorni gettato a L’Aquila con la nascita del Gran Sasso Science Institute, un nuovo progetto di respiro internazionale attivato dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare.

    La presenza sul territorio aquilano di eccellenze nelle scienze di base quali i Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, ha suggerito la realizzazione di una scuola di dottorato internazionale, sul modello della Normale di Pisa e della SISSA di Trieste.  L’occasione per la formulazione di tale progetto arrivò da una riunione organizzata a Roma il 3 Luglio 2009 dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, in collaborazione con l’OCSE, per discutere le politiche e le scelte strategiche necessarie a rilanciare, dopo il terremoto, l’economia della città dell’Aquila. L’evento catastrofico ha posto infatti importanti sfide inerenti il rilancio, in termini economici e di visibilità, dell’area aquilana, che ne garantiscano lo sviluppo futuro.

    Fisica, Matematica, Informatica, Management dell’Innovazione e dello Sviluppo Territoriale saranno le materie oggetto di insegnamento superiore e di ricerca.

    Come sopra riportato, il soggetto attivatore della Scuola è l’INFN, in collaborazione con prestigiosi istituti di istruzione post-universitaria italiani quali la SISSA, la Scuola Sant’Anna di Pisa e l’IMT di Lucca. Importanti sinergie con l’Università dell’Aquila e con il mondo produttivo andranno ad arricchire l’attrattiva culturale della futura città e del suo territorio.

    Il GSSI inizierà le sue attività a Ottobre 2013, finanziato con fondi straordinari per un periodo iniziale di 3 anni (fondi per la ricostruzione e il rilancio dell’economia aquilana e fondi regionali per lo sviluppo e la coesione). Il finanziamento successivo è subordinato all’esito di una valutazione da parte dell’ANVUR. A valle di una valutazione positiva, il GSSI potrebbe assumere carattere di stabilità.

    La sede è nel centro storico dell’Aquila, ed è online il sito web con tutte le informazioni riguardanti i docenti, i corsi e le procedure di iscrizione per gli studenti: www.gssi.infn.it

    Eugenio Coccia

    Direttore del Centro di Studi Avanzati dell’INFN “Gran Sasso Science Institute” e Professore Ordinario di Fisica Sperimentale all’Università di Roma “Tor Vergata”. Il suo campo di ricerca è la fisica astroparticellare, in particolare la ricerca delle onde gravitazionali. Laureatosi in Fisica con lode all’Università di Roma “La Sapienza” nel 1980 nel gruppo di Edoardo Amaldi e Guido Pizzella, è stato Post-Doc e Fellow al CERN e ha svolto la sua attività prevalentemente al CERN, presso i Laboratori INFN di Frascati e del Gran Sasso, e presso il Laboratorio Kamerlingh Onnes dell’Università di Leida.
    E’ stato Direttore dei Laboratori del Gran Sasso dell’INFN (2003-2009), Presidente del Comitato Scientifico dell’INFN sulla Fisica Astroparticellare (2002-2003) e Presidente della Società Italiana di Relatività Generale e Fisica della Gravitazione (2000-2004). Attualmente, è anche Presidente del Comitato Internazionale delle Onde Gravitazionali (GWIC) e membro del Consiglio della Società Europea di Fisica.
    E’ riconosciuto per lo sviluppo dei rivelatori ultracriogenici di onde gravitazionali, per cui ha ricevuto nel 2012 il Premio “Giuseppe Occhialini” dall’Institute of Physics del Regno Unito e dalla Società Italiana di Fisica; ha diretto l’esperimento Explorer al CERN e dirige l’esperimento Nautilus ai Laboratori INFN di Frascati. E’ membro dell’esperimento Virgo, il grande interferometro laser installato a Pisa.
    Ha tenuto conferenze e seminari in università e centri di ricerca in tutto il mondo ed è autore di circa 230 articoli scientifici su riviste internazionali e editore di 6 volumi nel campo della fisica delle astroparticelle.




 



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