Senza bandiere il prefetto rimuoverà Cialente

 Braccio di ferro tra Prefettura (e quindi lo Stato) e il sindaco Massimo Cialente, che nei giorni scorsi aveva annunciato di voler rimuovere i tricolori dagli edifici pubblici comunali e riconsegnare la fascia da primo cittadino al Capo dello Stato in segno di protesta per il blocco dei fondi necessari per la ricostruzione. Il prefetto, Francesco Alecci ha notificato un decreto emesso nei confronti del primo cittadino, ordinando il riposizionamento delle bandiere sugli uffici e le scuole comunali. Il tutto per motivi di ordine pubblico, come spiega una nota dell’ufficio stampa dello stesso Comune in cui si spiega che «il rappresentante del Governo, giudicando che la condotta del sindaco determini "potenziali turbative all’ordine e alla sicurezza pubblica" e che il prestigio dello Stato possa essere leso da tali manifestazioni di dissenso, diffida il sindaco a ripristinare "senza indugio" la bandiera nazionale all’esterno degli uffici comunali e delle scuole». E se il sindaco non dovesse tornare indietro sui suoi passi rischia addirittura di essere sospeso dal suo incarico. Come è riportato nella missiva dell’ufficio stampa comunale, infatti, «Il Prefetto decreta infine - ha reso noto ancora il sindaco - che l’eventuale persistenza della condotta posta in essere dal primo cittadino potrà costituire oggetto di valutazione per l’adozione del provvedimento di sospensione dalle sue funzioni». E la reazione del sindaco è stata immediata, e durissima.

Con una lettera inviata a premier, ministri e Capo dello Stato Massimo Cialente mette nero su bianco di non voler tornare indietro dalle sue decisioni, «Con questa lettera ufficialmente comunico di respingere la diffida ed il decreto per cui mi aspetto che il Governo Italiano, che certamente era a conoscenza di questo decreto di diffida e probabilmente ispirandolo, si assuma la responsabilità di rimuovermi da sindaco, oggi stesso o domani al massimo. Come si fa per i sindaci mafiosi. - scrive il primo cittadino - Da uomo delle Istituzioni quale so di essere, ricordo a tutti che la bandiera, simbolo della Patria, non si onora in modo formale, ma rispettandola anzitutto con azioni di responsabilità e dovere istituzionale, a cominciare dallo Stato e dai Governi che, invece, non hanno assolto il loro compito nei confronti della più grande tragedia naturale degli ultimi cento anni. I bambini non si turbano perché non vedono il tricolore. Sono turbati perché vivono in case di fortuna o ancora negli alberghi o nella caserma della Guardia di Finanza o perché vanno a scuola in moduli prefabbricati di latta perché ancora non sono arrivati fondi per ricostruire le loro scuole».

La nota è uno sfogo continuo che tracima dagli argini come un fiume in piena: «Nel riconfermare che assolutamente non intendo retrocedere da quanto da me deciso insieme alla Giunta Comunale, sino a quando lo Stato non darà risposte al Cratere, confermo al Presidente del Consiglio ed al Ministro degli Interni di aspettare nella giornata odierna o al massimo di domani la mia rimozione da Sindaco. Mi piacerebbe che uno di loro, cogliendo l’occasione per vedere in quale stato versa la Città dell’Aquila ad oltre quattro anni dal sisma, lo venga a comunicare di persona, ufficialmente, alle aquilane e agli aquilani». Solidarietà al sindaco è arrivata dalla senatrice Stefania Pezzopane e da numerosi cittadini

- da Il Tempo -
 



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