Santa Rufina di Roio, vecchi e nuovi spazi

di Fulgenzio Ciccozzi* Già al primo sguardo è evidente la contrapposizione tra la distruzione e la desolazione del centro storico di Santa Rufina di Roio e la vivacità che caratterizza la comunità del villaggio Map. Sono cambiati i punti di ritrovo che prima trovavano nell’unica cantina (la Cantinera), negli slarghi e nelle aie del paese i principali luoghi di aggregazione. La storia di Santa Rufina ruota intorno ad antiche tradizioni pervenuteci dalle frequentazioni dei tenutari e delle maestranze, al seguito dei loro armenti, con gli ambienti pastorali della campagna romana. Tali consuetudini ci sono state tramandate soprattutto da alcuni componenti della famiglia Perilli: casata che negli anni ha inequivocabilmente forgiato la vita sociale di questa contrada. Passando in un tratto di via Mazzini, in cui fino a quattro anni fa si ergeva l’arco de Giuannetta, i ricordi diventano più nitidi. Girato l'angolo si entra nella zona che prima del sisma era forse la più suggestiva del borgo: “Preore”. In quel piccolo scorcio di altri tempi si trova una chiesetta, succursale di quella di San Marciano, in cui si celebrava il tradizionale Triduo che iniziava con la Messa vespertina del giovedì Santo. Sulla facciata di questa piccola pieve è inserito lo stemma dei Colonna: famiglia romana che teneva in feudo l’Università di Roio tra il Cinquecento e il Seicento. Il piccolo edificio sacro conserva un prezioso affresco di un allievo del Perugino che raffigura la Madonna con il bambino (dipinta tra le immagini di Santa Rufina e Seconda) volgarmente chiamata la Madonna della seggiola. Percorrendo un breve tratto di via Belvedere, qualche decina di metri più in là, incastonati nel fabbricato che insisteva accanto al piccolo slargo denominato la “Casata”, nei pressi di via Due Archi, c'erano dei conci di origine romana e decori di epoca rinascimentale per i quali sarebbe opportuno, quando le condizioni lo permetteranno, una possibile ricollocazione (se non in loco almeno in altra sede accessibile) affinché non vengano disperse quelle poche testimonianze del nostro passato che sono sopravvissute all'incedere degli eventi che hanno di fatto modificato nei secoli l'impianto vicano del nostro altopiano. Lasciando il paese dei “poeti a braccio”, e dirigendosi nei pressi di ciò che resta della chiesa parrocchiale, si nota subito una successione di case tinte di giallo che ci raccontano ben altre storie. I Map sono divenuti un punto d’incontro di diverse famiglie, non solo della vallata. Quello che emerge, già da un primo approccio con la realtà locale, è la moltitudine di giovani che arricchiscono il contesto sociale dell’insediamento provvisorio. I più piccoli si ritrovano spesso a giocare, sotto l’occhio vigile della comunità, nello spazio posto nei pressi di una stele che ricorda i caduti delle due guerre. Gli anziani, nonostante tutto, sono agevolati nelle relazioni sociali grazie alla contiguità dell’abitato coeso in un circoscritto sedime che consente loro di coltivare agevolmente le amicizie con i vicini. Anche la stradina secondaria che fiancheggia il villaggio offre ai nostri genitori e nonni l'opportunità di ristorarsi con piccole camminate e fermarsi a parlare nella piazzola attigua a una piccola fonte situata poco distante dalle loro case. Vicino al parcheggio sono stati allestiti due container che fungono da studio medico e un centro ricreativo (costruito soprattutto grazie all’impegno del comitato della frazione costituitosi nel 2009) in cui vengono celebrate anche le funzioni religiose, in attesa che possa tornare fruibile l’antico fabbricato sacro in cui le impalcature per l’avvio dei lavori sono già da qualche mese ivi sistemate. Nel frattempo, il centro storico, immerso tra le trame di spazi indistinguibili, aspetta il ritorno dei suoi abitanti al momento privati dei loro affetti e delle loro case. A volte basta poco, piccole iniziative e tanto impegno, per rendere accettabili le nuove realtà sociali imposte dagli eventi. D’altronde, questi nuovi contesti abitativi temporanei rimangono pur sempre caratterizzati da una fastidiosa e, in molti casi, prolungata precarietà che l'evoluzione programmatico finanziaria attuale non aiuta certo a superare. *cultore di storia locale

 



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