Gran Sasso, il giovane austriaco è precipitato da 80 metri

La speranza che Patrik Weilharter fosse fuggito chissà dove si sono infrante ieri mattina sul fondo di un canalone sulle falde del Gran Sasso. Ieri mattina alle 10 la squadra forre del Soccorso alpino ha trovato il corpo senza vita del 23enne austriaco in fondo al vallone di Fossa Ceca. Il ragazzo è precipitato da un sentiero piuttosto impervio, facendo un volo di circa 80 metri. Ovviamente è morto sul colpo. Con ogni probabilità il decesso è avvenuto giorni fa, forse lo stesso giorno in cui Patrik Hermann Weilharter è stato visto arrivare nella piccola frazione di San Pietro di Isola del Gran Sasso. Martedì 14 maggio la sua Alfa è stata vista dirigersi verso la pineta, al limitare del paese. Da qui, parcheggiata l’auto, con ogni probabilità il 23enne ha imboccato a piedi un sentiero che prima è agevole e attraversa un bosco, poi diventa più ripido, fino ad arrivare a due passi dalle sorgenti del Ruzzo. Il ragazzo ha fatto circa un’ora di cammino e poi si è trovato a percorrere il sentiero che costeggia il canyon. Un sentiero che in alcuni punti ha anche una sorta di corrimano, per impedire agli escursionisti di cadere nel vuoto. Non si sa che cosa sia accaduto. Se il ragazzo abbia messo un piede in fallo, se si sia sporto per vedere che cosa c’è in fondo alla forra. O se invece abbia deciso di fare un gesto estremo. Fatto sta che è precipitato fino in fondo. Il corpo - l’impatto con le rocce ha causato parecchie fratture - è stato recuperato nell’acqua gelida del torrente che scorre in fondo al canyon che inizia a quota 1.270 metri e finisce, con vari salti rocciosi, a 960. Non sono stati trovati nè la valigia nè il casco che si supponeva avesse con sè. A dare supporto alla squadra forre sono arrivati gli altri gruppi che stavano perlustrando la zona. In questi giorni si sono alternati, oltre al Soccorso alpino, carabinieri, Finanza, Forestale e vigili del fuoco, mentre la Croce rossa ha dato il supporto logistico. Il corpo è stato portato in barella fino a una strada bianca vicino al luogo del ritrovamento e da qui trasportato all’obitorio dell’ospedale di Teramo. Il riconoscimento ufficiale della salma avverrà stamattina: i parenti del ragazzo si sono messi subito in viaggio da Salisburgo per raggiungere Teramo. Venerdì invece l’anatomomatologo Giuseppe Sciarra, a cui il sostituto procuratore Andrea De Feis ha dato l’incarico, eseguirà l’autopsia. Probabilmente non si conosceranno mai con sicurezza le cause della morte del giovane. Di certo c’è che era vestito in maniera inadeguata per un’escursione in montagna: indossava, al momento del ritrovamento, una felpa, jeans e scarpette da tennis. Non si sa nemmeno come mai sia finito a San Pietro. La madre ha confermato ai carabinieri di Isola che Patrik non aveva alcun legame con la provincia di Teramo. L’unico legame con l’Italia era il lavoro da installatore di pannelli eolici che svolgeva a Riva del Garda. Ma lunedì 13 avrebbe dovuto prendere servizio in un altro cantiere in Germania. E, seppur questa nuova destinazione non gli fosse gradita, era partito proprio verso la Germania, almeno questo aveva detto alla madre. Poi non si sa che cosa gli abbia fatto cambiare idea. Non lo sanno nemmeno i familiari che da lunedì hanno creato un profilo su Facebook per cercare sue notizie e che ieri hanno annunciato la morte del ragazzo: «Vi dò questa notizia incredibilmente triste: il corpo ora è stato identificato ed è davvero il nostro caro Patrik! Grazie comunque a tutti quelli che hanno collaborato per cercare sue notizie dalla sorella Petra. Riposi in pace un uomo meraviglioso, che ricorderemo sempre e che ad un certo punto incontreremo di nuovo».

- da Il Centro -

 



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