La "carota" che riscrive la storia sismica

È in corso uno studio sul campo dell'INGV per capire come ha agito nel passato geologico la faglia che si è riattivata con il terremoto dell'Aquila del 2009

Dove ora sorgono L'Aquila, Onna, San Gregorio, Civita di Bagno, Coppito, alcune delle aree più colpite dal terremoto del 2009, un milione di anni fa c'era un lago profondo. Con ogni probabilità la Media Valle dell'Aterno si presentava come un'enorme distesa d'acqua. Durante il sisma del 6 aprile all'interno di quest'area, tra le frazioni di Bagno e Monticchio, il suolo si è abbassato di 20 centimetri.

Per i ricercatori dell'Istituto Nazionale di Geologia e Vulcanologia (INGV) è questo il punto ideale per studiare l'evoluzione del territorio e riscrivere la storia sismica de L'Aquila attraverso una "carota" di sedimenti lunga 150 metri estratta dal terreno.

Scavando nel passato

L'idea è quella di analizzare le caratteristiche di questo bacino sedimentario per cercare di capire quando è nata, come si è mossa e come ha agito nel passato geologico la faglia di Paganica, riattivatasi proprio nel 2009. "Attraverso questo lavoro sui sedimenti prelevati dal terreno", spiega il geologo Massimo Porreca, uno dei responsabili dello studio, "insieme ai 16 colleghi che lavorano al progetto, vogliamo ottenere informazioni preziose sul passato
di questo territorio, capire come avvengono i terremoti con quale frequenza e ricorrenza, gli effetti prodotti, le evoluzioni. Incrociando i dati con gli altri studi condotti contemporaneamente al nostro, potremo fornire informazioni utili alle politiche di prevenzione e indicazioni sulle zone in cui si pu  costruire e su quelle che, invece, è meglio evitare".

Dal 3 giugno un team di ricercatori sta scavando un pozzo in questa piana alluvionale che prima ospitava un lago. Un'area con poche case e molti campi coltivati a circa 7 chilometri da Onna - uno dei paesi che, a causa dei sedimenti su cui poggia e che hanno fatto da cassa di risonanza per il propagarsi delle onde sismiche, ha pagato il prezzo più  alto durante il terremoto del 2009 - e a circa 8 chilometri da Paganica e dalla sua faglia ritenuta responsabile, con la sua attivazione, del sisma del 6 aprile. L'area individuata per la perforazione del pozzo di 150 metri è strettamente correlata proprio a questa faglia che, con il suo movimento, ha provocato un notevole abbassamento del terreno come evidenziato dai dati satellitati SAR (Syntetich Aperture Radar).

Questa zona presenta diverse faglie attive, tutte appartenenti allo stesso sistema e tutte più o meno collegate tra loro. In occasione dei terremoti le faglie si riattivano. La faglia di Paganica si è  attivata sicuramente nel 1461 e poi di nuovo nel 2009, quella di Pettino durante il sisma avvenuto nel 1703.

Analisi dei sedimenti

Il sondaggio, inziato il 3 giugno, dovrebbe concludersi a giorni. Tutto quanto intercettato durante la perforazione da 0 a 150 metri di profondità, viene portato in superficie, campionato e, in seguito, analizzato. Per avere i primi risultati bisognerà  attendere la fine di quest'anno. Il lavoro procede per tappe, la sonda è dotata di aste di metallo e, all'estremità, di una punta: il "carotiere".

Si perfora a rotazione continua, di tre metri in tre metri. Una volta sfilato il carotiere utilizzando la pressione dell'acqua si isola la carota - l'oggetto di studio - che poi viene chiusa, catalogata e portata in un magazzino a Monticchio. "Qui", spiega Porreca, "grazie all'ospitalità dell'Università de L'Aquila i ricercatori tagliano la carota a metà e procedono con la descrizione e con l'analisi. Si tratta di informazioni importanti perché, a ogni tipo di prelievo, corrisponde un ambiente deposizionale. L'argilla, che abbiamo trovato in profondità, ci parla di un ambiente tranquillo, di acque profonde come quelle di un lago. La ghiaia, recuperata a una profondità inferiore è sintomo di un ambiente molto energetico, come potrebbe essere quello di un corso d'acqua e comunque di acque poco profonde".

Dopo la descrizione si passa al campionamento della carota. In questa fase ogni esperto di settore preleva una parte utile ad effettuare analisi diverse. I paleontologi selezionano i fossili, i palinologi i pollini intrappolati nei sedimenti, i paleomagnetisti studiano il campo magnetico registrato nei sedimenti, altri campioni e minerali vengono utilizzati per effettuare datazioni radiometriche assolute. Poi i campioni dalla sede INGV de L'Aquila, che verrà inaugurata il 21 giugno, vengono smistati nei laboratori romani.

Ricostruire la storia

"Vogliamo capire se in questi sedimenti viene registrata la frequenza della fagliazione che produce i terremoti", conclude Porreca. "Ma il nostro sondaggio è un piccolo tassello di un progetto più ampio che dovrebbe concludersi a dicembre 2015. Contemporaneamente a noi altre figure e gruppi lavorano su altri aspetti: microzonazione sismica (dove costruire), altri si occupano della faglia (attraverso trincee paleosismologiche), altri ancora studiano i movimenti dal satellite. Così speriamo di riscrivere la storia sismica de L'Aquila e di capirne le evoluzioni".

- da National Geographic -



Condividi

    



Commenta L'Articolo