Capitale della cultura? Meglio delle culture

- da InAbruzzo.com - NEL BAGAGLIO AQUILANO PER BUSSARE ALLA PORTA DELL’EUROPA UN PATRIMONIO SCIENTIFICO UNICO AL MONDO – (di Gianfranco Colacito) – Lunedì 17 il Comune chiama gli aquilani ad un’assemblea nella quale si potranno portare suggerimenti e contributi, in vista della imminente consegna della “domanda” per poter partecipare alla scelta della capitale europea della cultura nel 2019. Un obiettivo che il capoluogo abruzzese tenta di raggiungere insieme con concorrenti di peso: Amalfi, Bari, Bergamo, Brindisi, Carbonia, Caserta, Catanzaro, Lecce, Mantova, Matera, Palermo, Perugia-Assisi, Pisa, Ravenna, Siena, Siracusa, Torino e provincia, Venezia e Urbino.
Città, alcune delle quali magnifiche, che puntano a manifestare a livello europeo la cultura italiana, quella locale, la tradizione, l’arte, i monumenti, lo spirito di epoche storiche, il bagaglio di sapere locale, la tipicità. Non è mai stato facile svolgere il ruolo di capitale della cultura, lo hanno fatto in passato Bologna e Genova.
L’iniziativa di scegliere una capitale della cultura europea nacque circa 30 anni fa, per volere dell’allora ministro greco della cultura, la sanguigna attrice Melina Mercoury, e del ministro francese Lang. Una città insignita di un simile ruolo deve essere capace di imporsi alla comunità continentale, riuscendo ad attrarla con valori e obiettivi di grande profilo.
Come contributo all’assemblea, convocata dall’assessore Stefania Pezzopane, ci pare di poter sottolineare che sarebbe meglio parlare, nella candidatura aquilana, di culture anzichè cultura. L’Aquila ha, infatti, una marcia in più rispetto a qualsiasi altra città italiana: una forte presenza culturale di dimensione globale. Il laboratorio ipogeo del Gran Sasso.
Un luogo di cultura scientifica di altissimo profilo, nel quale – mediante ricerche in diversi campi del sapere – non si punta ad una nuova utopia rinascimentale, come è stato sostenuto da Urbino, ma a disvelare i massimi enigmi scientifici sulla gravità, sulla materia oscura, sull’energia oscura, sui neutrini. Sulla natura e sull’essenza dell’Universo al quale apparteniamo.
Nessuna altra cultura può avere obiettivi più rilevanti, che non sono utopici e ambiziosi, ma verosimilmente raggiungibili. Per uno di essi, quello del bosone di Higgs, la scienza ha dato una straordinaria risposta. Per gli altri finirà con il darla, e se ciò avverrà, sarà dovuto anche (e in gran parte) al laboratorio del Gran Sasso che si affaccia su Assergi, frazione aquilana.
La senatrice Pezzopane qualche sera fa, a Pescara, parlando della pubblicazione negli USA del libro della Bonanni The Reprisal (scritto e ambientato nel cuore dell’Abruzzo, basato su storie e personaggi abruzzesi), ha ricordato che “L’Aquila ha bisogno dell’Abruzzo e della sua cultura, dei suoi protagonisti storici e letterari”. Ne ha bisogno per essere candidati a capitale europea della cultura, che non può mai essere isolata e ristretta, ma caratterizza una comunità, una gente e la sua storia, il passato e il presente. Un pilastro culturale come la ricerca scientifica (senza dimenticare Telespazio e altre istituzioni e attività culturali scientifiche di prestigio internazionale) appartiene di suo al bagaglio e all’identità culturale di quella che voleva essere anche “città della scienza”, prima del 2009.
Il suggerimento, dunque, è semplice: inserire il sapere scientifico – che è sempre di portata e respiro globale – nella valigia di valori che L’Aquila offrirà a chi deve decidere. Stavolta, bisogna muoversi in grande, spaziare dalla eccezionale archeologia dell’area aquilana (preromana e italica, quindi differente da quella “ufficiale”), via via nei secoli, fino al presente e nei luoghi in cui si osserva il cuore della natura, dalle sterminate distanze del cosmo primigenio, ai misteri inquietanti di energia e materia oscura. Il maggiore fisico vivente, Howkings, diceva di voler leggere la mente di Dio. Se la scienza ci riuscirà, lo dovrà anche a L’Aquila e al suo laboratorio. Più cultura di così…



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