ALPINI A CAMPO IMPERATORE, COMMOVENTE CERIMONIA IN RICORDO DI GIOVANNI PAOLO II

Nel 20° anniversario della ristrutturazione della chiesetta della Madonna della Neve, questa mattina è stata celebrata a Campo Imperatore una S. Messa alla presenza di numerosi alpini. Nel corso della funzione religiosa è stata letta da Roberto Carpi, la “PREGHIERA DELL’ALPINO”, alla fine della funzione religiosa, c’è stata la benedizione della nuova icona dedicata alla Madonna della Neve alla quale è intitolata la chiesetta.
Il Generale Mario Massimi, ha ricordato che: il mosaico, fatto dal prof. Umberto Malvestuto di Sulmona, è stato realizzato grazie al contributo della “Fondazione Cassa di Risparmio dell’Aquila", Banca del Fucino e Amministrazione Separata Beni Usi Civici di Assergi. Ha ringraziato inoltre il Centro Turistico Gran Sasso, i gestori dell’albergo e Antonio Massimi (capogruppo degli alpini di Assergi) che ha coordinato l’iniziativa.


Infine il Generale Massimi, ha fatto un breve richiamo storico:
La chiesetta di Campo Imperatore, dedicata alla "Madonna della neve",  fu costruita nel 1935/36. Solo nel 1992 gli alpini della sezione Abruzzi  decisero di restaurarla, in verità,  da diversi anni, in sezione se ne  parlava. Si trovava  in completo abbandono da molto tempo. Il solaio era pericolante, l'interno veniva adibito ad occasionale magazzino di materiali vari e la pareti erano rovinate dalle infiltrazioni di acqua. Finalmente dalle parole si passò ai fatti. Fatto il progetto, avute tutte le autorizzazioni, il cantiere è stato aperto ed i lavori hanno avuto inizio. Molti alpini hanno assicurato una continua presenza, altri sono intervenuti solo saltuariamente, altri hanno fatto solo una presenza simbolica.
Molti gruppi della sezione hanno assicurato la presenza per potere completare l'opera.


Simbolo del Gran Sasso aquilano, la funivia di Campo Imperatore ha, fu inaugurata nel settembre del 1934. Collega la località turistica di Fonte Cerreto al versante occidentale dell’Altipiano, alla base del massiccio. L’ascesa dura 7 minuti e supera un dislivello di oltre 1000 metri.
La Funivia del Gran Sasso, ha alle spalle una storia a dir poco difficile, ora ricostruita «minuto per minuto» da Maurilio Di Giangregorio, ingegnere di professione e alpino-scrittore per passione, nel libro «Campo Imperatore, storia di una stazione invernale». Correva l’anno XII del regime, l’Impero era alle porte, verrà proclamato un anno dopo con la conquista coloniale dell’Etiopia. I gerarchi abruzzesi gratificati da importanti incarichi governativi e fermamente determinati a lasciare un’impronta, vollero fare della funivia l’occasione per la celebrazione di una grande opera. L’idea di un collegamento della conca aquilana con il Gran Sasso fu inglobata in un più ampio programma di sviluppo turistico e sportivo della città dell’Aquila promosso dal podestà Adelchi Serena, che sarà ministro dei lavori pubblici, e dal pescarese Giacomo Acerbo ministro dell’agricoltura. E si decise di commissionare agli ingegneri Giulio Ceretti e Vincenzo Tanfani di Milano la realizzazione dell’impianto.
 Il progetto originario prevedeva il raggiungimento di Campo Pericoli e monte Aquila tramite due funivie lunghe complessivamente 4.500 metri e dal costo stimato sui 5 milioni di lire, venne realizzato solo il primo troncone fino a Campo Imperatore, sul versante del Gran Sasso detto dei Valloni, attraverso tre stazioni sistemate a quote progressive. La stazione di valle era situata a poca distanza da Assergi, alla base venne realizzata una piccola località turistica con servizi e alberghi, Fonte Cerreto, e avrebbe costituito il centro del nuovo comprensorio. Dai 1.125 metri di altitudine di Fonte Cerreto, la funivia raggiungeva poi una stazione intermedia a quota 1.619 metri e quindi la stazione di monte a Campo Imperatore ad una altitudine di 2.128, dove venne costruito anche l’albergo dove nel 1943 fu portato prigioniero Benito Mussolini dopo la caduta. La spesa complessiva fu di 2 milioni e 389 mila lire. Negli anni del boom economico, il turismo di massa e il diffondersi della pratica dello sci hanno fatto della «signora del Gran Sasso» una star; a partire dalla stazione di monte della funivia vennero realizzati una seggiovia ed uno skilift, per l’epoca costituirono una delle più grandi e moderne stazioni sciistiche d’Europa, che si è via via adeguata tra tante difficoltà ai tempi e alle mode.


Nel 1993 il Santo Padre Giovanni Paolo II, per ben tre volte si reca sul Gran Sasso. Due volte in visita privata per sciare e una terza volta in visita ufficiale. Nella giornata del 20 giugno del 1993 il Pontefice volle ringraziare pubblicamente tutti coloro che più volte gli erano stati vicini lungo le piste da sci. Atterrò con l’elicottero a Campo Imperatore per inaugurare la chiesetta restaurata dagli alpini.
“Qui il silenzio della montagna ed il candore delle nevi ci parlano di Dio e ci additano la via della contemplazione, non solo come strada maestra per fare esperienza del Mistero, ma anche quale condizione per umanizzare la nostra vita ed i reciproci rapporti” sono queste le prime parole pronunciate nell’Angelus del 20 giugno 1993 da Giovanni Paolo a Campo Imperatore.
Riportiamo per intero le parole pronunciate il 20 giugno 1993 da Giovanni Paolo II:
Carissimi fratelli e sorelle,
 E' stato un incontro particolare quello nel quale ci è stata data l'opportunità di recitare l'Angelus nella suggestiva cornice del Gran Sasso, accanto alla Cappella che ho benedetto, semplice e graziosa, incastonata com'è nel maestoso paesaggio a me ben noto e caro. Qui il silenzio della montagna ed il candore delle nevi ci parlano di Dio e ci additano la via della contemplazione, non solo come strada maestra per fare esperienza del Mistero, ma anche quale condizione per umanizzare la nostra vita ed i reciproci rapporti. Si sente oggi un gran bisogno di allentare i ritmi talvolta ossessivi delle nostre giornate. Il contatto con la natura, con la sua bellezza e la sua pace ci ritempra e ci ristora. Ma mentre l'occhio spazia sulle meraviglie del cosmo, è necessario rientrare in noi stessi, nella profondità del cuore, in quel centro della nostra persona, in cui siamo a tu per tu con la nostra coscienza. Lì Dio ci parla, ed il dialogo con Lui restituisce senso alla nostra vita. Per questo, carissimi alpini, ho molto apprezzato la vostra iniziativa di ristrutturare questa Cappella, quale vuole essere, per quanti qui giungono o sostano mentre salgono la montagna, richiamo al soprannaturale, segno della presenza di Dio, invito alla preghiera. 
Così è per voi cari amici, che siete qui radunati, preoccupandovi di assicurare al vostro incontro festoso il respiro ossigenante della preghiera. Esso del resto si amalgama bene con la vostra storia e la vostra cultura, oserei con la vostra spiritualità. Voi siete, infatti, come plasmati dalla montagna, dalle sue bellezze e dalle sue asprezze, dai suoi misteri e dal suo fascino. La montagna apre i suoi segreti solo a chi ha il coraggio di sfidarla. Chiede sacrificio ed allenamento.  Obbliga a lasciare la sicurezza delle valli, ma offre a chi ha il coraggio dell'ascesa gli spettacoli stupendi delle cime. Essa è pertanto una realtà fortemente evocativa del cammino dello spirito, chiamato ad elevarsi dalla terra al cielo, fino all'incontro con Dio. Voi, cari alpini, siete esperti di questo suo misterioso linguaggio. Ascoltandolo, il vostro stesso servizio alla Patria si fa, con tutta naturalezza, servizio alla solidarietà e alla pace. Lasciate dunque che, alla ben nota simpatia che il Corpo suscita nell'opinione pubblica, io aggiunga oggi anche l'espressione del mio apprezzamento e della mia amicizia.   

Da queste montagne il mio pensiero va a tutta la terra d'Abruzzo e, in particolare alla diocesi dell'Aquila, che ebbi modo di visitare nel 1980.Rivolgo il mio saluto affettuoso al vescovo , il caro monsignor Peressin , che ha  celebrato  l'Eucarestia , ai presbiteri ai religiosi , alle religiose a tutta la comunità aquilana. So dell'impegno che state ponendo, con esemplare entusiasmo, soprattutto nella pastorale familiare. E' una scelta che merita vivo incoraggiamento, in questo tempo difficile in cui sulla famiglia si accaniscono forze corrosive che ne minacciano l'unità e la serenità.  E' necessario dunque che, nella società civile come nella Chiesa, per il sostegno a questa fondamentale istituzione siano investite le migliori energie.
  
 Le famiglie cristiane siano davvero lievito nella società, vivendo la loro vocazione di "chiese domestiche", ispirate dal Vangelo, ricche di preghiera, di tenerezza, di testimonianza.


Carissimi fratelli e sorelle! Affidiamoci a Maria, che in questa cappella è onorata col titolo suggestivo di "Madonna della Neve", non solo   appropriato per la stupenda cornice della natura circostante, ma anche fortemente evoca tivo del suo mistero di donna del candore: la "tota pulchra", l'Immacolata. Ella ci insegni la via della fedeltà a Cristo. Ci ottenga coraggio e fiducia. Benedica questa terra, ed in modo particolare le sue famiglie ed i suoi giovani.

Giovanni Paolo II

 


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