Il tartufo: "patate marce"

Come ci racconta Vincenzo Pulsoni, di Camarda, che è legato da generazioni all'attività di ricerca del tartufo. "Dovete sapere che in passato, nella zona di Aragno e Camarda, c'erano i soli cercatori di tartufi di tutto il comune dell' Aquila. Gli abitanti di questi due paesi non erano rivali, ma cercavano di confondersi le idee a vicenda con strani modi di esprimersi. Il territorio di raccolta si trovava (e si trova tuttora) proprio tra i due paesi: un territorio di circa sei chilometri che si potrebbe definire di macchia, perché molto alberato. Prima della II Guerra mondiale non si conosceva il valore dei tartufi e così gli abitanti di questi due paesi, zappando la terra dove prima si coltivavano quasi esclusivamente patate, si trovarono davanti a delle forme nere somiglianti a queste. I contadini allora dicevano: "Che cosa sono queste patate nere? Fossero marce, diamole ai maiali tanto quelli si mangiano tutto". In questo modo i maiali di quei posti hanno affinato il senso olfattivo per riconoscere il tartufo, diventando anche molto ghiotti di "patate nere". Questa qualità olfattiva è tornata poi utile dopo il conflitto mondiale, quando i compratori che venivano dalle regioni vicine pagavano con qualche patata buona o con qualche soldo questo fungo diventato già allora molto pregiato in Umbria e nelle Marche. I cercatori delle zone di Camarda ed Aragno partivano alla ricerca dei tartufi con i maiali attaccati al guinzaglio, che sentivano l'odore e scavavano sul punto dove nasceva. Allora il tartufo lo chiamavano "pane porcinu", cioè il pane per i  maiali, visto che erano loro a trovarlo.
E quando un pastore di Aragno incontrava un pastore di Camarda, questi gli diceva "Addò à pe' pane porcinu?" ed i pastori di Camarda, che usavano chiamare il tartufo "tarratufano" o "ciaciottaro", non capivano e cambiavano zona di ricerca credendo che, come aveva detto il pastore di Aragno, lì si trovasse solo qualcosa da dare ai maiali, che potevano essere ghiande o noci e non la patata nera che cercavano loro. I compratori, che venivano dall'Umbria e dalle Marche, si mettevano a piedi piazza per selezionare il prodotto che gli offrivano i cercatori, i quali andavano con sacchetti, ceste e canestri pieni di "patate nere." I compratori più furbi sceglievano il tartufo più grande e lo compravano per quattro soldi, prendendo gratuitamente anche tutti gli altri più piccoli. I cercatori ignari del valore commerciale del prodotto andavano dai compratori solo per farsi cambiare la patata marcia, come la chiamavano, con una della stessa grandezza, però buona, credendo anche di aver fatto un affare".



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