Petrocchi: "vogliamo che L’Aquila diventi un inno alla vita e al coraggio"

 «Non ci contenteremo di vedere soltanto cicatrizzate le ferite della nostra città, vogliamo che L’Aquila diventi un inno alla vita e al coraggio, una “Città sul monte” alla quale tanti si diranno onorati di guardare». L’applauso convinto dell’intera basilica interrompe le parole di monsignor Giuseppe Petrocchi, nell’omelia che segna l’inizio del suo ministero pastorale. Il passaggio di consegne da parte dell’arcivescovo Giuseppe Molinari, davanti alla basilica di Collemaggio, assume un significato inedito, in una comunità che cerca di dare un senso alla tragedia del sisma. Monsignor Petrocchi – don Pino per chi già lo conosce – è consapevole di dover prendere sulle spalle un incarico delicato: «Con profonda commozione, mi metto in ginocchio di fronte ai 309 martiri del terremoto e davanti alle loro famiglie», dice dall’altare strappando un altro applauso. Ma dalla sua c’è anche la consapevolezza di poter contare sul sostegno di Papa Francesco che, proprio nella lettera apostolica, ha voluto dedicare un messaggio particolare agli aquilani. «Rivolgiamo ora con premurosa sollecitudine il nostro animo alla comunità aquilana», si legge nel documento letto dall’arcidiacono Sergio Maggioni, «le cui sofferenze causate dal terremoto sono particolarmente presenti ai nostri occhi, auspicando che essa possa quanto prima superarle completamente». In pochi hanno aspettato Petrocchi alla villa Comunale, davanti a Cristo Re, per fare insieme il viale di Collemaggio. I più lo hanno aspettato nella basilica. Un piccolo corteo a piedi composto quasi esclusivamente da religiosi e poi, sulla parte finale del prato di Collemaggio, il picchetto d’onore dell’Esercito, coordinato da Rino De Vito, che è alla guida del comando militare Esercito Abruzzo. Da apriliano, il colonnello ha rivolto all’arcivescovo un benvenuto speciale. Prima di entrare alla basilica, Petrocchi ha trovato ad attenderlo il nunzio apostolico in Italia Adriano Bernardini, l’arcivescovo Molinari, il vicario generale Giovanni D’Ercole. E poi gli altri altri vescovi: Gianfranco De Luca (Termoli-Larino), Angelo Spina (Sulmona-Valva), Francesco Lambiasi (Rimini), Michele Seccia (Teramo-Atri), il nunzio apostolico a Belgrado Orlando Antonini e Luciano Suriani, prelato della Segreteria di Stato. Toccante il momento della consegna della stola di Papa Pio XI, donata all’Aquila dal cardinale Carlo Confalonieri, con tanto di abbraccio tra i due arcivescovi. E poi le chiavi della città, dalle mani del sindaco. Un’intera ala della chiesa ha accolto i fedeli di Latina e Ascoli Piceno. Più avanti gli scout, gli ordini religiosi, i corpi militari e le confraternite. Ai primi banchi l’ex sottosegretario Gianni Letta, il presidente della Provincia Antonio Del Corvo e la senatrice Stefania Pezzopane. Nelle parole del nunzio apostolico Bernardini l’auspicio di un ritorno alle vocazioni nel segno dell’unità dentro e fuori la diocesi. Molinari, prima delle letture, ha rivolto un messaggio di augurio a «don Pino», ricordando gli incontri al centro Mariapoli di Castelgandolfo, ai quali si sono ritrovati più volte insieme. Tra le preghiere dei fedeli, tanti riferimenti alla città da ricostruire. «Sarò servo solo di Dio», ha detto l’arcivescovo che ha, infine, salutato i fedeli con un «Vi voglio bene».

- da Il Centro -

 



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