Conclusi gli esami di Stato. Un ragazzo che ha avuto il massimo dei voti: è stata una bella emozione

Si sono conclusi nei giorni scorsi gli esami di Stato in tutte le scuole superiori del capoluogo. Il primato dei "bravissimi" va ai licei Classico (12 studenti hanno conseguito il massimo voto, cento e tre hanno ottenuto la lode su 112 alunni) e Scientifico (17 cento e quattro lodi su 180 studenti). Seguono gli istituti tecnici: all'Itis su 142 ragazzi in 11 hanno preso il massimo dei voti, all'Itas tre su 52 e al l'itc uno su 17. Sono stati tre i 100 anche all'Ipsiasar, su 72 esaminandi. Nessun massimo voto all'Artistico, sui 29 alunni. Tra gli altri indirizzi del Cotugno, oltre al Classico (licei Pedagogico, delle Scienze sociali, Scienze motorie e Linguistico) sono stati in quattro a ottenere il 100 e uno solo la lode, su 125 ragazzi. Tra le classi migliori c'è la III A del Classico, dove sono stati cinque i massimi volti e una lode su 18 alunni. Il più bravo della classe è stato Michele D'Ascenzo. Il suo esame di Stato si è aperto con l'esecuzione di un brano al pianoforte e si è chiuso con l'imitazione di prof e preside. Che Michele fosse non solo uno studente modello, ma anche un creativo, i suoi insegnanti lo sapevano. La commissione che lo ha valutato, invece, lo ha scoperto nel giro di mezz'ora, un tempo sufficiente a conoscerlo e ad attribuirgli il punteggio massimo previsto: 100 e lode. Di impegno, per raggiungere il risultato sperato, Michele ce ne ha messo tanto: «L'ultimo anno è stato il più bello tra i cinque del liceo, il più interessante a livello didattico e stimolante a livello umano, soprattutto per il rapporto che si è instaurato con i prof, confidenziale e sereno». Eppure durante l'anno Michele non ha solo studiato. La sua vera passione, è stato il pianoforte. «Studio da 8 anni al Conservatorio del capoluogo», dice orgoglioso, «e tra due anni e mezzo conseguirò il diploma di pianoforte, che ora è equipollente alla laurea magistrale». È proprio per questo che il suo esame di Stato è cominciato con un brano di Claude Debussy, «che mette in musica alcune poesie di Verlaine», come spiega. La mia», continua, «voleva essere una sorta di denuncia, rispetto a una scuola in cui non si studia la storia della musica, che a mio avviso è formativa». La vena artistica Michele l'ha ereditata dai genitori: «Mio padre è uno scultore e mia madre una cuoca». Nei progetti futuri di Michele, c'è l'iscrizione alla triennale della facoltà di Lettere dell'Ateneo aquilano. Ma il suo sogno nel cassetto è trasformare la musica in un lavoro. «Voglio diplomarmi al Conservatorio», dice, «poi se avrò la possibilità mi trasferirò a Roma, vorrei prendere Musicologia. Da grande spero di diventare un pianista, di fare tournée in tutto il mondo. Se non riuscirò in questo, vorrei almeno insegnare musica».

- da Il Centro -



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