A PROPOSITO DEL PARCO FAUNISTICO DEL GRAN SASSO

Nei giorni scorsi a Isola del Gran Sasso il sindaco Alfredo Di Varano e il presidente del Parco del Gran Sasso, Arturo Diaconale, hanno nuovamente parlato con concretezza di un progetto accattivante: recupero del territorio di Casale San Nicola e zone limitrofe, riqualificazione dell’area dell’ex villaggio Cogefar, aree per l’osservazione degli animali e per le soste, percorsi guidati e panoramici, spazi museali, aree di gioco e ristoro. Una rinascita del versante teramano del Parco, particolarmente panoramica e ricca anche di varietà floreali.
PIù volte era stato annunciato in via ufficiale che nella zona del Vasto, nel versante aquilano (dove si trova, tra l’altro, il santuario Giovanni Paolo II alla Jenca): il bioparco di Roma (lo zoo) stava progettando d’accordo con il Parco nazionale la più grande area faunistica d’Europa, 70 ettari dove ospitare animali, percorsi e attrezzature turistiche, con la presenza di fattorie didattiche e sport con i percorsi aperti al trekking, al cavallo ed alle mountain bike.
Il progetto era stato presentato il 27 marzo 2012 presso il Comune dell’Aquila dal Sindaco, Massimo Cialente, dall’assessore Alfredo Moroni, dal consigliere Pasquale Corriere, dal presidente del Parco Gran Sasso e Monti della Laga Arturo Diaconale e dal direttore Maranella. Si diceva che l'apertura era prevista per la primavera 2013.


Nella conferenza stampa a Isola del Gran Sasso si è parlato solo del progetto nel versante teramano, di quello nell’Aquilano non si parla più.


Sarebbe molto bello e utile per il Gran Sasso che ambedue i versanti venissero valorizzati e promossi con illuminate e ben programmate iniziative costruite sui valori ambientali e naturali. Ma sarebbe assolutamente inaccettabile che si procedesse alla valorizzazione di un solo versante.
 



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