Non spegnete i riflettori sui nostri piccoli borghi

- di Bruno Dante - Il Festival dei Borghi più Belli sta per aprire i battenti, fra un tripudio annunciato di folla, di delegazioni, di convegni, di spettacoli e di bancarelle. Per due giorni ancora le strade del mio paese, Castel del Monte, torneranno ad essere affollate, per ripiombare poi nella desolazione più nera. Come si dice dalle nostre parti: passata la festa, gabbato lu santo. Allora vorrei approfittare di questa occasione per richiamare l'attenzione delle autorità sui tanti problemi che affliggono i piccoli borghi e sui rimedi per curarne i mali. Primo, lo spopolamento. Tutti e tre i borghi dell'aquilano che ospitano l'edizione del festival di quest'anno raggiungono appena i mille abitanti complessivi. Secondo, la carenza di servizi. Terzo, la mancanza relazioni sociali. Salvo poche eccezioni, la maggior parte di questi borghi sono pressoché disabitati gran parte dell'anno, per tornare a vivere nel mese di agosto con il rientro degli emigranti ed il ritorno dei villeggianti. E sono proprio loro che li mantengono in vita, alimentando un effimero turismo estivo. Ora c'è un problema inedito. Con l'avvento del federalismo fiscale, vengono ad essere colpiti proprio loro, proprietari di modesti fabbricati, destinati ad andare in rovina senza i loro provvidenziali interventi di restauro. Infierire su questa fascia di utenti che hanno investito nei piccoli borghi più che altro per motivi di affezione, sarebbe un colpo mortale alla sopravvivenza di tanti paesini. Infatti, con il federalismo fiscale sono stati ridotti sempre più i trasferimenti erariali, obbligando i comuni a reperire in loco le risorse necessarie all'espletamento dei servizi. Tanto per fare un esempio, a Castel del Monte (437 abitanti) nel 2010 sono entrati 253 mila euro di imposte e tasse. Quest'anno ne sono previste 540 mila, parte delle quali pagate proprio da emigranti e villeggianti, sebbene utilizzino l'abitazione solo pochi giorni all'anno. E poi ci sono i residenti come me che pagano le tasse (IRPEF, IVA, ecc.) nella stessa misura degli abitanti delle città senza usufruire praticamente di servizi, essendo costretti a fare parecchi chilometri per recarsi all'ospedale, come per recarsi a scuola o andare al cinema o al supermercato. Queste problematiche sono state poste al nostro legislatore nazionale dalla Pro Loco di Castel del Monte con una petizione che è già approdata nei due rami del Parlamento. L'occasione del festival sarà propizia per rilanciarla ad una platea molto più vasta. Io mi auguro che nei dibattiti che seguiranno non si faccia solo retorica, ma si affrontino i problemi veri di queste micro-comunità. Non servirà a nulla decantare le bellezze dei borghi se non mettiamo in cantiere le misure necessarie a mantenerli in vita. Perché senza una appropriata e specifica legislazione nazionale e regionale essi non potranno farcela da soli e saranno destinati a scomparire.

Il commento di Mario Basile - Sono anni che si esalta il ruolo dei Borghi da parte di Regione e Stato centrale, ma poi tutto rimane immutato e, rimanendo immutato, tutto peggiora. Cancellato il fondo governativo e regionale sulla montagna ! Rimasta inapplicata la parte della Legge sulla montagna da parte del Ministero delle Finanze per quel che riguarda agevolazioni fiscali per artigiani, commercianti che operano nelle zone disagiate della montagna ecc... Risentiremo le solite chiacchiere e poi si tornerà in letargo ! Il problema è che non c'è concretezza neanche negli amministratori locali che si lasciano coinvolgere dal tourbillon degli eventi, dalle interviste vuote di contenuti concreti di pennivendoli prezzolati e ognuno va per la sua strada. Del resto anche nell'organizzazione del Festival i 3 Borghi, nonostante le apparenze pubbliche, si sono divisi sul da farsi, o mi sbaglio ?

 Il presidente della Pro loco di Castel del Monte, Marco Cetra ha scritto una lettera alle istituzioni, ai presidenti di Camera e Senato e ai parlamentari abruzzesi per chiedere «al Parlamento di adottare provvedimenti legislativi a favore dei piccoli comuni ad economia turistica. Com’è noto scrive Marco Cetra «la disciplina vigente in materia di imposte locali (Imu, Tares) non favorisce i piccoli e piccolissimi Comuni che vivono di turismo, in quanto tali imposte colpiscono soprattutto le seconde case, spesso vecchi fabbricati di centri storici destinati ad andare in rovina. Oppure fabbricati di residenti che li tengono inutilizzati o affittati per brevissimi periodi dell’anno. L’applicazione dell’Imu ha già fatto crollare il mercato delle seconde case e l’introduzione della Tares gli darà il colpo di grazia. Per cui, se la situazione non dovesse cambiare, i loro proprietari finiranno per staccare le utenze ed abbandonare l’immobile, con danno irreversibile per la stentata economia di tanti piccoli e piccolissimi centri. Da quanto si apprende dalla stampa, il Parlamento si appresta a varare una nuova imposta locale, destinata a rimpiazzate l’Imu, la Tares, l’Imposta di Registro e l’Addizionale Irpef, a copertura integrale dei costi relativi al servizio di raccolta dei rifiuti e dei “costi indivisibili” dei Comuni. Presupposto della nuova imposta è il possesso di un immobile. A parere di questa Pro Loco, l’imposta andrebbe a colpire in maniera iniqua i villeggianti possessori di seconde case ubicate nelle piccole località turistiche, in quanto: a) - essendo l’imposta commisurata alla superficie immobiliare disponibile, gli stessi verrebbero a pagare la raccolta dei rifiuti per l’intero anno, mentre invece la loro produzione è limitata ad un breve periodo dell’anno; b) – verrebbero a pagare i cosiddetti costi indivisibili del Comune, relativi a servizi dei quali loro non usufruiscono, come i costi per gli organi politici e burocratici, i costi dell’anagrafe, dello stato civile, del servizio elettorale, dei servizi scolastici, cimiteriali, ecc. Il sottoscritto chiede, pertanto, che nella nuova legge sulla finanza locale siano previste particolari forme di agevolazioni per i proprietari di seconde case ubicati in piccoli centri ad economia turistica con popolazione fino a 500 o a 1000 abitanti, compensando il minore introito del Comune con corrispondenti trasferimenti erariali. L’Associazione Pro loco ringrazia in particolare i presidenti di Camera e Senato per l’attenzione che vorranno riservare alla presente richiesta».



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