Lite sull'utilizzo delle acque, Assergi e Camarda impedivano lo scorrimento delle acque del Torrente

Cari amici di "Assergi Racconta", sul sito http://www.paganica.it/, Fernando Rossi ha pubblicato un nuovo documento riguardante le liti per l'acqua del torrente "Raiale":

Con supplica del 6 Luglio 1832, alcuni cittadini di Paganica scrissero una lettera all'intendente, lamentandosi che i naturali di Assergi e Camarda impedivano lo scorrimento delle acque del Torrente Rajale, con grave deperimento delle campagne ad esso sottoposte.

    Paganica 22 Luglio 1832
    Il Sindaco Andrea Rosei, per trovare una soluzione a questo grave problema, convoca in seduta straordinaria il Decurionato.
    Riunitosi il Corpo decurionale in seduta nella casa municipale, dal Sindaco Presidente si è fatta la seguente urgentissima proposizione:
    Le acque provenienti da Assergi non più giungono in questo Comune perché in parte ne è minorato il volume per effetto della corrente siccità, ed in parte abusandone quei naturali nella irrigazione de' campi, non curano dopo essersene serviti senz'alcun moderato limite di restituirle all'ordinario suo corso.
    Questo abuso, o Signori, ha prodotto gravi danni alla maggior parte degli agricoltori di questo Comune, i quali dopo aver sofferte le spese di coltura, sono fuori di speranza di godere dei prodotti delle loro fatiche per la mancanza della irrigazione.
    Le perdite sono considerevoli, i reclami dei Cittadini sono immensi, e niuno espediente si è finora preso al riguardo.
    Io per mio dovere ve lo propongo acciò vi deliberiate, escogitando que' mezzi che crederete conciliabili all'oggetto.
    Il Decurionato riflettendo che per la mancanza delle acque dette del Rajale provenentino da Assergi gravi sono i danni che colpiscono gli Agricoltori, ed inevitabili e più gravi gli altri che offendono l'agricoltura per le terre soggette alla irrigazione delle stesse.
    Considerando che l'interesse dell'agricoltura, e il riguardo dovuto alle proprietà è un oggetto di molta importanza; che nel rincontro le Leggi garantiscono (567 LL.CC. in vigore).
    Considerando che l'inveterato uso delle acque predette merita di essere costantemente mantenuto, mentre per virtù dell'art. 564 il Comune ha già prescritta l'azione, talmente che i proprietari de' fondi convicini ai fondi comunali non possono impedirne l'esercizio, e nel modo che oltre gli anni 30 si è praticato costantemente dallo stesso, e che se per una tale prescrizione non soccorresse il Comune, è principio sempre di pubblico dritto che in materia di servitù di acque il padrone di un fondo può usare dell'acqua, se pure sorgesse dal suo fondo, in maniera che assetati non faccia li convicini, usata per se è nell'obbligo di libera farla correre pel bisogno degli altri, senza poterla come per forza a ritroso mandarla altrove a disperderla, e che nell'equilibrio de' dritti di acqua deve osservarsi la regola dell'equa ripartizione in proporzione del bisogno de' fondi, in guisa tale che gli uni e gli altri abbiano a sufficienza l'alimento della natura, e ciò sempre, in ragion diretta dell'acqua, dell'estensione de' fondi e della loro qualità.
    È per questi principali motivi, il mezzo conciliativi credesi il più regolare nel rincontro.
    Opina perciò che il Sig. Intendente con le sue ordinarie facoltà ed in via economica si benigni disporre con penale che le acque in parola sieno restituite a questo Comune secondo il solito per evitare i danni immensi all'agricoltura e per prevenire disordini, risse ed omicidi che potrebbero avvenire.
    Firmato il Sindaco Andrea Rosei, e i Decurioni Giandomenico Centi, Emidio Vincenti, Luigi de Paulis, Gaspare Vicentini, Giacomantonio di Fabio, Antonio Antonelli, e segno di croce di Giancaterino Urbani Decurione illetterato.

    Paganica 23 Luglio 1832
    Il Sindaco nel trasmettere all'Intendente la suddetta deliberazione lo pregava …delle quali abusano al sommo i naturali di quel Comune, io la prego di prendere in considerazione un oggetto di tanta importanza.

    Camarda 6 Agosto 1832
    Il Sindaco di Camarda Arcangelo Moscardi scrive all'Intendente per giustificare le loro ragioni.
    Sig. Intendente
    Sebbene, allorquando ne' remoti anni il Comune di Camarda eresse un Molino a grano, alquanto bastasse ad attivarne la macina l'acqua, che la sua scaturigine riceve dal territorio di Camarda e di Assergi, in cui scorre presso la lunga valle rigabile di circa miglia sette, perocché bastare, e servir non potea contemporaneamente, e perennemente alla mola, ed alla irrigazione de' fondi de' miei amministrati; pure dovette questo Comune venire ad uno stabilimento con penale, tuttora ininterrotta osservanza, quello, che il Decurionato ha sempre riprodotto alle funzioni del Consiglio d'Intendenza, onde garantirsene l'utilità, cioè, che i Camardesi, e gli Assergiesi fossero in libertà d'irrigare dalle ore 20 del giorno sino a farsi l'aurora del dì seguente, e servirsene tutto il restante del giorno per la macinazione il Fittuario del Molino, escluso da simil dritto chicchessia di alieno Comune, anche sotto una penale.
    La siccità, che da due anni sono stassi sperimentanto, avendo ad un terzo del solito ridotta l'acqua in discorso, si è qui venuto alla dura circostanza di non potersi macinare, ed irrigare i descritti fondi, e son decorsi già due mesi, ed il piccol residuo di essa da persone, che sono stato necessitato destinare, vari giorni può riunirsi, e per l'arido alveo del fiume farsi giungere sino all'abitato di Assergi, ed indi di Camarda, i di cui componenti, miei amministrati, non avendo entro, e vicino al paese fontane, son costretti soffrire il tragitto or la, or qua provvedendo per loro, e pe' propri animali l'acqua, oggetto indispensabile all'alimento della vita; ed il Molino solito affittarsi per Ducati 180, si diminuì nel 1831, e pel 1832 a stenti si potette tirare agli 80, come è menzionato nella deliberazione decurionale del 5 Febbraio ultimo.
    Stantino siffatte cose rimarcate pertanto, Paganica, che non ha avuto, ne ha dritto alle acque del territorio dai due miei Comuni, fa meraviglia come la riclama da questa sfortunata popolazione, e sotto ironia parlato, che Assergi stia abusando dell'acqua, sembra voglia il medesimo burlare.
    Se da vero dicesse, vede bene Ella, che uscisse contro il martire sotto la disgrazia, ed ingigantisce, perché fruisce di due perenni ottime fontane entro il proprio paese, oltre le acque del vicinissimo fiume S. Angelo, Assergi, e Camarda ne languisce disgraziatamente.
    Laddove il fiume di Assergi nell'attual penuria difettasse i più proprio qui di situazione, come è di dritto, essendo la carità dovuta pria a se stesso, ed ai più […] venisse impedita, o negata la esuberanza, e lo scolo, solo in questo caso potria, a mio credere, fare doglianze.

    Il 9 di Agosto 1832 l'Intendente nomina un perito che dovrà recarsi sopra luogo alla presenza dei due sindaci, per dirimere la questione.

    14 Agosto 1832
    Il Perito nominato dall'Intendente si reca nel tenimento del Comune di Camarda.
    Io Domenicantonio de Paolis Perito domiciliato in Aquila per incarico avuto dal Sig. Intendente, diunito ai Sindaci di Paganica, e Camarda, nonché dal I° Eletto di Assergi, mi sono portato nelle falde del Monte denominato Santo Petro di proprietà del Comune di Camarda dove propriamente sorgono le acque, le quali intersecano il territorio di Assergi passano al piano del ridetto territorio di Camarda, ed in seguito a quello di Paganica, acque che sono solite ad irrigare i terreni degli enunciati comuni, ed ho rilevato, che il volume delle acque di detta sorgente, sebbene siasi alquanto diminuito come hanno asserito i detti due Sindaci, ed Eletto, pure dopo di aver corso circa quattro miglia, cioè dalla sorgente al molino di Assergi, esso volume di acqua suole animarle, co difatti in questoggi circa le ore sedici, ora in cui tutte le acque erano dirette a tale oggetto lo hanno animato, e reso attivo, ma siccome nel detto tratto di circa miglia quattro dai proprietari de' fondi l'intiero volume viene dissipato per averci costruito a destra, e a sinistra dell'alveo moltissimi argini di pietra, e zolle di terra, onde divergere le acque all'una, e all'altra sponda inboccandole ad infiniti canali, ossiano forme per condurle ad irrigare i terreni soprapposti.
    al detto molino ai quali la fanno rimanere perennemente, così tanto il territorio, che il molino di Camarda si vede privo del beneficio delle proprie acque, e per conseguenza per quello di Paganica.
    Il Sindaco di Camarda ha fatto osservare, che oltre alla mancanza dell'irrigazione del suo territorio non possono abbeverarsi nemmeno gli animali, per cui la popolazione reclama, che non venga impedito il corso naturale delle acque, come l'uso antico fino al proprio molino, così secondo il solito se ne potrà sevire.
    Il Sindaco di Paganica particolarmente ha fatto rilevare, che non provvedendosi a tale inconveniente andrebbe a riclamare onde lo specioso campo del suo Comune solito ad essere da tali acque irrigato e tassato per tale, dovrebbe essere tassato come a secco, danno non paragonabile coll'utile di pochi brecciosi terreni di Assergi tassati come terreni sodivi di monte.
    Io Perito passa a dare il parere, e fa rilevare il metodo, che dovrebbe tenersi, onde le acque in quistione avessero il loro progressivo corso naturale.
    Tutte quelle persone che si porteranno ad irrigare i terreni siti nel tenimento di Assergi, e Camarda, non debbono affatto abbandonare l'acqua nei fondi come hanno praticato per il Passato, ma dirigerla affinché non si perda con notabile danno degl'interessati, e che non appena innaffiato siano tenuti rimetterla nel proprio alveo.
    Tale irrigazione dovrebbe farsi dalle ore venti del giorno fino alle ore dodici della mattina veniente, ed in quest'ora restituire tutte le acque all'alveo medesimo, ove per le rimanenti ore otto di ciascun giorno l'intiero volume di esse dovrebbe correre senza la minima deviazione, ed in questo spazio di tempo di ore otto giornalmente si potrebbe prendere le acque per uso delle famiglie, beverare gli animali, animare i due molini, cioè quello di Assergi, e quello di Camarda, come ancora irrigare i terreni del tenimento di Paganica.
    Beninteso però che quelli del tenimento di Assergi per essere di maggiore estensione di quelli di Camarda dovrebbero irrigare quattro parti della settimana, e quelli del tenimento di Camarda le rimanenti tre parti della settimana.

    Aquila 23 Agosto 1832
    L'Intendente dopo aver sentito separatamente i Sindaci e ricevuto i risultati della perizia, che risultano confacenti con quanto prevedono le Leggi.
    Provvede:

        Che le preinserte condizioni debbono essere rigorosamente osservate tanto dal fittuario del molino di Camarda, quanto da' naturali di Assergi e di Camarda sotto la multa indicata nell'art. 8 della legge; cosicché ciascuno per la sua parte curi il regolare corso delle acque dopo di aver'esse servito alla irrigazione nelle ore stabilite.
        Che il I° Eletto di Camarda, e l'Eletto di Assergi debbano invigilare all'effetto, redigendo verbali […] caso di contravvenzione, e passandoli al Sindaco onde rimetterli al Regio Giudice del Circondario.
        Che per le prime operazioni onde mettersi in pratica le sopradette condizioni acceda sopra luogo il Regio Giudice del Circondario, il quale sarà assistito dal Sindaco di Camarda e dagli Eletti.

    Del presente provvedimento si rimette una copia per norma al Regio Giudice, ed altra al Sindaco di Camarda coll'incarico di farla pubblicare tanto in quel Centrale, quanto in Assergi.

    Camarda 24 Agosto 1832
    Il Giudice Regio del Circondario Agapito Tatozzi, come da ordini dell'Intendente, si reca sopra luogo per prendere visione del compito di controllo che gli è stato assegnato

    Paganica 5 Settembre 1832
    Il Sindaco di Paganica scrive all'Intendente lamentandosi che …sebbene ne giorni 28,29, e 30 coll'occasione che cadde la pioggia, sono già quattro giorni che dell'acqua del fiume non se ne è veduto segno.
    Intanto le piante seguitano a soffrire la siccità.

    8 Settembre 1832
    L'Intendente scrive al Sindaco di Camarda per chiedere spiegazioni su quanto gli ha rapportato il Sindaco di Paganica.

    Camarda 15 Settembre 1832
    Il Sindaco di Camarda risponde alla nota dell'8 Settembre inviatagli dall'Intendente.
    Signore
    Preventivamente alla venuta del Regio Giudice sopra luogo avvenne una pioggia non indifferente, ed un quasi un'alluvione corse sull'alveo del fiume fino a Paganica.
    Nella giornata di acceso del Giudice niun tolse dall'alveo l'acqua del fiume anche dopo le ore 20 permesse per la irrigazione a' Cittadini di Assergi e di Camarda, a' termini del solito, e del regolamento in osservanza, atteso ciò, e che il predetto alveo si trovava rianimato dal riferito alluvione, l'acqua rigiunse sicuramente fino a Paganica, come lo è stato nei giorni posteriori, macinando la mola dal far del giorno sino alle 20.
    Il desiderarsi all'incontro da Paganica tutta e sempre perenne la corrente di esso fiume anche nelle ore stabilite per la irrigazione, e lo stesso voler irragionevolmente pretendere che Assergi, e Camarda, cui l'acqua riguarda, che mai possa usar della medesima.
    Sono benissimo stati formati dal I° Eletto alcuni verbali di contravvenzione, e vi si è già nel Regio Giudicato trattata la causa sulla contravvenzione nel fiume.

    Assergi 17 Settembre 1832
    Alcuni Cittadini di Assergi scrivono una supplica all'Intendente
    A sua Eccellenza il Sig. Intendente della Provincia di Aquila
    Martino Alloggia, Pasquale Rapiti, Emmanuele Vitocco, Angelo Giusti, e Giuseppe Mastruso contadini domiciliati in Assergi comune riunito a Camarda, espongono all'E.S. che essendo possessori e fittuari di alcuni fondi siti nel territorio dell'anzidetto Comune di Assergi i quali vengono traversati e costeggiati dal fiume, le cui acque scorrono lungo detti fondi e quindi passano nel territorio di Camarda e Paganica, e delle quali sempre se ne sono serviti per la irrigazione de' medesimi senza contraddizione veruna per essere le stesse pubbliche, e naturalmente fluenti.
    I postulanti nella ricorrente stagione nel mentre esercitavano un tal dritto innaffiando i loro terreni con dette acque, si sono veduti loro sorpresa tradotti abusivamente in giudizio in linea correzionale dal I° Eletto del Comune di Camarda, dietro istigazione dei prepotenti di Paganica e di Camarda, e negli abusivi verbali all'uopo redatti a' 18 e 27 Agosto scorso, si adduceva che nel contratto di locazione del molino del menzionato Comune di Camarda fatto dietro i solenni delle subaste, ripassato tra esso Comune ed il Mugnaio Giuseppe de Cecchis, vi era posta la clausola che le suddette acque dall'aurora fino alle ore 20 doveva essere libera al Mugnaio, e ciò sotto la multa di Ducati 4.
    Il Regio Giudice di Paganica, senza tener presenti le ragioni degli esponenti che sostenevano che essi avevano esercitato un dritto pubblico, e dalle leggi, e che i contratti ripassati tra terze persone non potevano loro nocere giusta la massima res inter alios acta, alteri nec nocet, nec juvat, e che essi come primi si erano serviti facendo uso di quel dritto che sempre avevano esercitato, delle acque che traversano e costeggiano i di loro fondi, prima di quelli dei naturali di Camarda e Paganica, li condannò ingiustamente ad una multa.
    I supplicanti pria di gravarsi di tale irragionevole sentenza, ricorrono alla sua giustizia, Sig. Intendente, che è incaricato per la retta esecuzione delle leggi amministrative, e di richiamare a dovere gl'incaricati comunali che trascendono in abusi dietro istigazione de' principali proprietari che posseggono i poderi sottoposti a quelli del Comune di Assergi di richiamare a dovere il I° Eletto di Camarda, che solo agisce per servire agl'interessi del Sig. Giosué Carrozzi di Assergi Cancelliere del Comune di Camarda, che è possessore di estese proprietà in detto comune, con ordinare che gli esponenti, in avvenire non venissero più molestati dal loro libero esercizio di irrigare, e che venissero esonerati di pagare la multa, o per lo meno venisse diminuita, dappoiché la stessa porterebbe la confisca del loro miserabile patrimonio, e lo riceveranno a grazia singolarissima.

    Camarda 5 Maggio 1883
    Il Decurionato di Camarda, delibera sul progetto di Regolamento sul: modo di usarsi con ripartizione le acque di irrigazione.
    Veduto l'art. 49 delle antiche condizioni riprodotte dallo stesso Decurionato nel 2 di Dicembre 1832, riguardanti l'appalto del Molino, tra le quali è parola della enunciata irrigazione è di avviso:

        Che nel giorno primo di ciascun mese di Marzo sia vietato agli animali di qualunque specie, e di qualsivogli proprietario di pascolare nei poderi adiacenti il fiume, sia, che stiano a coltura di prato, sia a quella di arativa, o di altra natura, posti nella valle, principiando dai locali di S. Pietro a piedi Costalta, ovvero Coste Ferrucci, tirando sul territorio di Assergi, ed a quello, che gli sussegue di Camarda fino ai confini di Paganica, che sono quei stessi riceventi le acque del ridetto fiume.
        Che in rapporto ai fondi non recinti, ed aperti non pria del suddetto giorno di Marzo vi si possi incominciare la irrigazione, poiché nel tempo innanzi sono soggetti al citato pascolo di erba morta, pel quale gli animali son tassati di uso civico.
        Che atteso l'inveterato uso vantaggioso al pubblico, ed agl'interessi finanzieri del Comune, quale impone di tenersi addetta alla macinazione in detto molino la intera acqua del riferito fiume dal nascere del giorno fino alle ore 20 di esso, giusta lo stabilimento in quelle condizioni del 2 Dicembre 1832, raccogliendosela dai formali dei fondi mentovati ogni mattina l'appaltatore del citato molino; così ai proprietari dei descritti fondi aperti, e chiusi fu mai sempre permesso, come lo dovrà essere, di servirsi dell'acque medesime per irrigarli dalle ore 20 decorse del giorno, fino allo schiarire del di seguente, senza aversi potuto permettere, o poterlo in appresso alcuna volta di disseccare esse acqua interamente, dovendone perennemente nell'alveo scorrere una sufficiente quantità, che pervenga alla bastanza delle persone, e per l'abbeveraggio degli animali di Assergi, e di Camarda privi ambedue di fontana. E comecché l'anzidetta acqua di poco volume fa si, che si adotti una economia stabile, e ferma tra tutti i mentovati proprietari, onde sieno certi di averne una quota, senza poterne alcuno abusare, a vicenda, ed in modo, che possa usarne non meno di tre volte al mese in ciascun fondo sito nelle diverse contrade, da qui innanzi resti fisso, e stabilito in cinque contrade il sito rigabile, ad ognuna di esse per due giorni possa servirsi d'irrigare, senza prescindere dalla consuetudine dalle dette ore 20 del giorno, al farsi il mattino del di seguente, ed esaurita ciascuna delle cinque contrade la irrigazione, progressivamente riprincipiarsi da capo nel modo che segue, beninteso, che il previlegio pel molinajo non s'intenda stare ne' festivi, e l'acqua intanto destinata ad irrigare ceda a favore di quei proprietari, che vi s'incontreranno di giro.
        Contrada prima: Che nei primi due giorni del mese di Marzo, incomincino, e si servino d'irrigare i proprietari de' fondi siti a cominciare da Costalta fino all'altro locale Grotta Serrata inclusivamente, non compresi in questa contrada i formali del prato detto de' Frati, progredendo negli altri giorni le sussicutive contrade.
        Contrada seconda: Da Grotta Serrata, includendo il detto prato de' Frati sino al locale detto Svolta, ossia Grotta Camardani, compresa la proprietà di Giuseppe Pace, di D. Domenico Nardis, e quella di una Cappella posseduta da D. Luigi de Paulis.
        Contrada terza: Da essa Grotta Camardani, fino al così detto orto di Chiccone, spettante a D. Domenico Nardis, comprendendo l'orto medesimo, e la proprietà di Antonio e Simone Mosca.
        Contrada quarta: Da detto punto dell'orto, fino ai confini di Camarda con Assergi, luogo detto Casella, includendo il podere della Propositura di Assergi.
        Contrada quinta: Dalla Casella, includendo il fondo di Pietro Carrozzi, fino al molino di Camarda, includendo i formali delle proprietà, che prendono l'acqua fino al punto di esso molino; e cessata con i suoi due giorni questa quinta contrada, ridà principio la prima, proseguendosi così in tutto il tempo della irrigazione.
        Poiché il molino macinante la metà del tempo, cioè dal farsi giorno fino alle ore 20 compiute, tramanda immediatamente l'intera acqua al quasi contiguo territorio di Paganica, dal cui punto del molino non può rattenersi o retrocedersi, e col mezzo dello stesso molino, viene a goderne paganica più di Assergi, e di Camarda, che sia per anteriorità, sia perché di Amministrazione separata, e più perché la sorgente, è proveniente dal territorio di Assergi e di Camarda, ed atteso, che alcun dritto ha potuto talvolta rappresentarvi Paganica, non avrebbero altro a dare a Paganica, che lo scolo di dette acque, e quella, che supera, escluso l'abuso; per queste vedute quei proprietari de' pochi fondi sotto il molino, non compresi nelle suddette scritte cinque Contrade possano, senza farne abuso, irrigare in quel tempo della macinazione, rilasciando nel suo corso indi l'acqua, conforme debbono pur fare tutti quei di sopra al molino indicati in esse contrade, terminata la irrigazione, e laddove mai la medesima non avessero terminata, ritirandosi il Molinajo l'acqua da' loro formali sul far del mattino, senza rifiuto alcuno debbano restituirgliela.
        Restando alla facoltà di tutti i proprietari descritti in ciascuna contrada combinarsi fra loro nei due giorni, che gli spetta la irrigazione per la quantità, e tempo dell'acqua, se lo crederanno espediente, specialmente per la Cannapine, alle quali più urge la irrigazione, non potendo dal Decurionato stabilirsi l'acqua più a minuto, ed a tempo più ristretto in ore, attesa la molteplicità de' fondi, e degl'innumerosi loro formali, dacché in questo ultimo caso sarebbe stato d'uopo di un regolatore perenne dell'acqua medesima, che il Comune non potria sostenere a peso straordinario, e solo potrebbe stipendiarsi da entrambi i proprietari mentovati.
        Che i proprietari de' fondi siti nel locale Costalta, ossieno Coste Ferrucci, fino all'altro locale Bagno di Assergi, ovvero Vena Rossa, essendo stato per lo innanzi soliti di falciarsi meno di quei non compresi tra le predette denominazioni, perché vi avean dritto di pascolo, e di passaggio in tempo estivo gli animali si comunali, che de' Locati, perciò da questo anno in poi debbano per la coltura riportarli all'uso primiero, cioè di rilasciarli sgombri de' frutti a' 13 di ogni mese di Luglio, al che mancando gli animali vi possano transitare per pascolare senza potere essere tirati ad alcuna pena, ed a restaurazione de' danni di sorte alcuna.
        Che i proprietari di tutti gli altri fondi, non compresi nel precedente articolo, possan fare le tre solite falciature, e l'ultima terminata in Settembre, o ne' principii di Ottobre, non parlandosi de' fondi chiusi, a tenore della costumanza inveterata, debbano rilasciarli liberi al pascolo degli animali comunali, quali non debbano entrarvi alcuna volta, se non sarà pria eseguita la vendemmia, alla quale preceder debba una deliberazione decurionale, che distini in qual giorno doversi dar principio, e ciò perché immettendosi in detti prati pria di essa gli animali non a meno danneggerebbero le vicine vigne; ed oltre ciò i prati non avrebbero un tempo discreto a riprodurre un mediocre, e grato pascolo a detti animali, i quali non possono immettersi neanco prima di tal tempo nelle terre cannapinate tra essi prati sistenti, e mai ne' terrreni vignati, o coverti di semina qualunque.
        Poiché l'oggetto della vendemmia è forse il più interessante al pubblico per più principii, specialmente, perché le uve si faccino giungere alla maturità, perciò a niun proprietario sia permesso romperne la vendemmia, in qualunque luogo del tenimento del Centrale e Riuniti si trovino site le vigne, se pria non precederà un bando dell'Amministrazione comunale designante la giornata, nella quale possa incominciarsi la vendemmia, e come sopra si disse, sia lecito agli animali di entrare nel pascolo di erbe morte nei riferiti prati, tra i quali animali, restino sempre esclusi i pecorini, e porcini.
        I contravventori al presente regolamento, siano soggetti per ogni volta alle seguenti multe a pro della Cassa comunale.

        In riguardo alla irrigazione dei fondi di Ducati 4, giusta si trova stabilita nel succitato regolamento dei 2 Dicembre 1832.
        Di Carlini 5 per ogni animale, in rapporto alla immissione nel pascolo dei prati, delle vigne, e delle terre seminate, salvi i danni, ed interessi ai proprietari de' fondi, vignati, e seminati.
        Di Carlini 5 a 29, relativamente alla vendemmia.

    Il tutto alla presenza di Arcangelo Moscardi Sindaco e dei Decurioni Pasquale Facchinei, Domenico Moscardi, Francesco Moscardi, Carlo Moscardi, Carlo Mej, Vincenzo Barone, Antonio Facchinei, Pietrantonio Tramontelli.
    Camarda 5 Maggio 1883
    Il Sindaco di Camarda porta a conoscenza dell'Intendente il progetto di regolamento emesso dal Decurionato.

    Aquila 11 Maggio 1833
    L'Intendente spedisce una copia del Regolamento al Sindaco di Paganica

    Paganica 16 Maggio 1883
    Il Sindaco di Paganica riunisce il Decurionato per fare una prima analisi del suo contenuto.
    Il Decurionato di Paganica riunito in seduta nella Cancelleria comunale dietro invito del Sindaco per adempiere senza rimorso ai propri doveri, per non tradire gl'interessi rilevantissimi di una intera popolazione, e per onor del vero viene a fare le seguenti osservazioni pregando il Sig. Intendente perché incaricandosi di tutti gli antecedenti sull'oggetto, e ponderando colla solita preveggenza gli sconcerti cui si è andati, e si andrà incontro senza forse colpa della generalità, dia delle ferme, autorevoli, e permanenti disposizioni su di un articolo cotanto interessante.
    Primo: Il dritto di Paganica sull'uso perenne delle acque provenienti dai monti di Assergi, di Camarda e di altri non è un favore di costoro, come si è voluto quasi pittare, perché non fosse compreso nell'art. 4 del progetto decurionale del detto Comune di Camarda del di 5 del corrente maggio, ma è un dritto vero e reale.
    Oltre che lo stesso vanta il possesso immemorabile, incominciando probabilmente dalla creazione del mondo, e quando anche fosse di un giorno si sa che beati possidenti, il comune aveva de' titoli per dimostrarlo, titoli vergati dall'amicizia de' migliori cittadini in tempi assai rimoti, dalla carità cristiana dei medesimi che non amavano l'altrui danno, ne il comando, benché di migliori finanze, e dalla giustizia di quello che vi è convenuto.
    Tali documenti non possono esibirsi perché l'ingiuria de' tempi ne ha tolta la memoria, ed in vero il fatto lo dimostra:
    Paganica aveva un molino a grano animato da tali acque, oggi diruto per essersi altrove costrutto; dunque le acque in parola gli appartenevano di dritto in preferenza di Camarda e di Assergi, per ora si contenta il Decurionato di vantare il possesso e possesso perenne dell'intero volume delle acque che forma la seconda osservazione.
    Secondo: Si sa, ed i più vecchi di detti Comuni anche perché di maggiore morale possono contestarlo, che Camarda ed Assergi avevano pochissimi territori rigabili, e perché la popolazione era minore, o perché l'industria non era sviluppata.
    Dell'acqua dunque non se ne servivano che di rado, e Paganica di continuo se ne avvaleva, da cui i naturali di colà ritraevano quasi tutti i comodi della vita, come sarebbe Canape, Fagioli, Fieni ed altri generi.
    È da qualche anno soltanto che è sorto in essi il pensiere di migliorare i loro fondi, e di rendere le balze degli Appennini le fertili pianure dell'Egitto e della Tessaglia (zona molto fertile della Grecia nda).
    Basta un'occhiata alla situazione locale per vedere se si mentisse.
    Ma che è forse corrispondente il compenso alle loro fatiche, o è il frutto che se ne sperano quello che a ciò li spinge. Nemo dat quod non habet (nessuno da quello che non ha).
    L'oggetto dunque primario è quasi un dispetto ai naturali di Paganica, animato e secondato da uomini in sostanza non filantropi, per non chiamarli antropofagi.
    Terzo: Vero, come non può negarsi tutto il di sopra, Paganica debbe avere perennemente tutta l'acqua; ma perché si conosca quanto sia maggiore la carità fraterna di questo Decurionato, lo stesso si limita ad averla per intero tanto di està che d'inverno dalle ore otto italiane fino alle ore 22, non potendo aver luogo la ripartizione delle acque formata dal Decurionato di Camarda di servirsene i proprietari de' fondi tre volte in ogni mese, e sebbene si facciano arrivare fino a Paganica dalle ore otto alle 22 di ogni giorno, non si potranno irrigare i fondi a tal riga soggetti neppure una volta al mese, e ciò per la quantità del territorio, e per la difficoltà di condurla in molta lontanaza sopra i fondi che distano molte miglia dalla sorgiva.

        Per le suddette ragioni;
        Perché la quantità de' terreni di Paganica è la metà di più di quella di Camarda e di Assergi;
        Si parla anche per l'inverno perché l'acqua in tale stagione venendo sempre torbida ingrassa i terreni ove si guida, e così solo si spera una mediocre raccolta;
        Perché i terreni di Paganica che s'irrigano con tale acqua sono portati in fondiaria in prima e seconda classe, giusta perché all'epoca della formazione dei catasti, i medesimi rendevano il quadruplo di più di quello che rendono adesso, atteso il corso continuo delle acque, quando che quelli di detti comuni sono di terza classe, e portati come sodivi di monte. Il tutto può verificarsi;
        Perché i terreni sottoposti al molino di Camarda che quasi non si calcolano, giusta è espresso nell'indicato art. 4 del menzionato progetto, sono circa 300 coppe, e portano specialmente di està almeno 4 giorni per irrigarli. Come dunque farebbe Paganica in tal frattempo, specialmente di està in cui poche ore di canicola distruggono i seminati;
        Perché riservandosi a Camarda ed Assergi l'irrigazione nelle diverse contrade da essi descritte dalle ore 22 alle ore otto, è un vantaggio rilevantissimo che accorda la notte, giacché han tempo i prodotti a rifrescarsi e rinvigorirsi, quel che non accade a Paganica, in cui il sole immediatamente dissecca la scarsa irrigazione eseguita;
        Che la penale per l'esecuzione del convenuto sia rilevante, si paghi dalla Comune che mancherà ai patti col dritto di rinfranco dai particolari trasgressori a beneficio dell'altra, onde almeno sia un compenso ai danni che si soffrono, i quali per un esempio in questo passato anno si calcolano per questa infelice popolazione a circa Ducati 6000, e che le han formato una piaga irrimarginabile, e di cui a qualcuno la divina giustizia dovra farne pagare il fio.

    Il tutto alla presenza del Sindaco Andrea Rosei, e i Decurioni Carmine Colajanni, Agostino Vicentini, Giacomantonio di Fabio, Emidio Vincenti, Luigi de Paulis, Pietro marchetti, Francesco Iezzi, Giamberardino Pezzopane, Gaspare Vicentini, Antonio Antonelli.

    Camarda 31 Maggio 1833
    Il Sindaco di Camarda comunica all'Intendente di aver fatto affiggere all'albo pretorio il Regolamento sull'irrigazione.

    Assergi 10 Giugno 1833
    Alcuni Cittadini di Assergi scrivono una supplica all'Intendente per protestare contro il regolamento irrigatorio.
    I qui sottoscritti, l'espongono che avendo con di loro sorpresa osservato, che il Decurionato di Camarda in una delle sue risoluzioni che ha fatte affiggere; coll'art. 5 erigendosi in grado di Legislatore, ha prescritto che tutti i proprietari de' fondi siti nel locale denominato Costalta, o sia Coste di Ferrucci territorio di Aquila fino all'altro locale detto Bagno di Assergio, ovvero Vena Rossa territorio di Assergio, dovessero da quest'anno in poi per la loro coltura riportarli all'uso primiero, cioè rilasciarli sgombri da frutti a 15 di ogni mese di Luglio di ciascun anno, altrimenti gli animali vi potessero pascolare senza essere soggetti a pena veruna, e ciò sull'immaginario, ed irragionevole motivo, che questo si soleva praticare per lo avanti.
    Signori, simili decurionali sanzioni abbattono da capo, a fondo l'agricoltura, prima, e perenne sorgente delle ricchezze nazionali, dappoiché dovendo i proprietari de' fondi siti negli anzidetti locali, obbedire a simili arbitrarie disposizioni, debbono per necessità lasciare incolti i fondi, e pagare il contributo fondiario senza percepirne alcun'utile giacché le falciature de' fieni ricadono non solo Maggio, ma anche in Agosto, e fine di Settembre, perciò gli esponenti verrebbero a perdere queste due ultime falciature, per potersi lasciare i fondi predetti sgomberati per assoggettarli alla devastazione di ogni specie di animale.
    Inoltre si umilia alla saggezza del Consiglio d'Intendenza, che detti fondi sono stati oltremodo danneggiati, come lo sono tuttavia in tempo di alluvione, pei dissodamenti fatti in espressa contravvenzione delle Leggi, dai Camardesi praticati nella maggior parte della montagna di S. Pietro, rimanendo per tali dissodamenti totalmente rincalzati ed ingombri di pietre ed altro, e specialmente quei fondi nel locale di Ferrucci.
    Il motivo addotto dal Decurionato nella suddivisata risoluzione è immaginario, ed insussistente, immaginario dacché non esiste in fatto, che per lo innanti tali fondi erano resi sgombri al di 15 Luglio di ciascun'anno, perché a tal'epoca non si sono fatte tutte la falciature: e ciò tanto maggiormente per essere un tale territorio di picciolissima estensione, e perciò non si può giammai supporre che porzione di esso si lasciasse incolto, o pure non coltivato per l'intiera stagione: insussistente perché anche ammesso che per taluni anni siasi da qualche trascurato proprietario lasciato in abbandono per mancanza di mezzi, qualche piccola porzione di terreno, ciò certamente non dà il dritto al Decurionato che questa rimanga sempre tale in grave discapito dell'agricoltura quella che è tanto protetta dallo Stato, il quale con peculiari Leggi inculca il dissodamento de' terreni sodivi.
    Di più si fa rimarcare che il Decurionato può far cadere le sue amministrative sanzioni sui fondi comunali, e non mai fa di quelli di proprietà dei particolari, e ciò tanto più che la maggior parte de' suddivisati fondi entrano nel territorio di Aquila.
    Ciò posto, gli esponenti ricorrono dalla giustizia di questo Consiglio, affinché annulli un tale ingiusto decurionale provvedimento, con disporre che sia in libertà dei proprietari di detti fondi di coltivarli in ogni tempo, e percepirne i frutti di ogni specie, e lo riceveranno a grazia singolarissima.
    Si sottoscrivono con segno di croce Rocco Rapito, Francesco Giannangelo, Giuseppe Vitocco, Filippo Graziani, Francesco Mosca, Francesco del Grande.
    Si sottoscrivono di proprio pugno Alfonzo de Paulis, Carlo Massimi, Isidoro Massimi, Alessio Moscardi, Tommaso Giacobbe.

    Sempre in data 10 Giugno 1833, i Decurioni di Assergi Simone Mosca, Filippo Giacobbe, Giacinto Spennati, e l'Eletto del Comune di Assergi Beniamino Cipicchia scrivono all'Intendente, al quale:
    Umilmente espongono, di essergli giunto alla conoscenza, mediante affisso esposto in detto Comune, il progetto di regolamento sulla ripartizione delle acque, nascenti sul tenimento di quella lor Patria, che è stato posto in campo dai Decurioni di Camarda, Filetto, Peschio Maggiore, ed Aragno, i quali hanno emessa risoluzione a fronte delle osservazioni fatte in contrario da essi oratori, i quali si ricusarono di firmarla.
    Il Popolo di Assergi si duole a ragione della intavolata capricciosa ripartizione delle acque, sia perché esse scaturiscono nel proprio territorio; e che ab immemorabile ne han goduto l'uso nel passaggio pel territorio medesimo, dopo di che quell'esuberanti sono rimaste a disposizione del Popolo Camardese.
    Or se si volesse menar buona la ripartizione delle acque, sarebbe lo stesso che Assergi rimanesse privo di quelle sue proprie per vantaggiare la condizione de' terreni dei Camardesi.
    Di fatti sono i Cittadini di Camarda quelli che vogliono spogliare la popolazione di Assergi delle acque e dell'inveteratissimo uso di quelle nell'atto che scorrono sul suo tenimento; giacché niun interesse vi hanno i Popoli di Filetto, e Peschio Maggiore, i Decurioni de quali han firmata la seduta per aderire alle ingiuste brame de' Camardesi.
    Questi avrebbero dovuto rispettare i privilegi sulle acque al Popolo di Assergi spettanti, e non cercare, come stan tentando di commettergli uno spoglio de' quale.
    In tale stato di cose i ricorrenti implorano dalla giustizia somma dell' E. V., che della seduta decurionale in parola non debba tenersi il menomo conto; e che perciò dopo seguita l'irrigazione de' terreni di Assergi, giusta l'antico solito, possano dell'esuberanti far uso i Camardesi.
    Di tanto la Supplicano, e lo riceveranno a grazia, ut Deus.

    Aquila 29 Giugno 1833
    Il Consiglio d'Intendenza di Aquila, riunito in seduta sotto la presidenza dell'Intendente della Provincia, per dirimere, finalmente, su tale delicato problema.
    Veduto il progetto del Decurionato di Camarda per la fissazione di un regolamento circa la distribuzione delle acque provenienti da' tenimenti di quel centrale e del riunito di Assergi.
    Veduto l'atto di accerto della pubblicazione già fattane in ambi i comuni.
    Veduto il reclamo dell'Eletto, e de' Decurioni di Assergi poggiato alla supposizione che voglierno pregiudicarsi sull'uso delle indicate acque nel mentre scorrono per quel tenimento.
    Veduta la deliberazione del Decurionato di Paganica che sostiene di avere antico diritto alla partecipazione di quelle acque per la irrigazione del sottoposto suo territorio.
    Considerando che nell'anzidetto progetto sono stati compresi degli articoli estranei allo scopo, e precisamente il 1°, il 2°, il 5°, il 6°, il 7°.
    Ordina e provvede

        Che atteso l'inveterato uso vantaggioso al pubblico, ed agl'interessi finanzieri del comune, di tenersi addetto all'animazione del molino comunale l'intero volume delle anzidette acque dal nascere del giorno fino alle ore venti, giusta lo stabilito nelle condizioni del 2 Dicembre 1832 per l'affitto del molino istesso, raccogliendosela il fittuario ne' formali de' fondi , […] in ogni mattina, resta permesso ai proprietari de fondi medesimi aperti e chiusi, di servirsi delle acque medesime per irrigarli dalle ore venti fino all'aurora; rimane loro d'altronde vietato di disponere del tutto le anzidette acque, dovendone permanentemente scorrere nell'alveo una sufficiente quantità per gli usi della vita degli uomini e de' bestie di Assergi e di Camarda, privi ambedue di fontane.
        E comecché l'anzidetta acque in origine di poco volume esige che si adotti una economia stabile e ferma tra tutti i mentovati proprietari, onde sieno certi di avere una quota, senza poterne alcuno abusare, ed in modo che possa goderne non meno di tre volte al mese ciascun fondo, così resta fisso e stabilito che le contrade rigabile sono cinque come appresso, che ognuna di esse per due giorni possa irrigarsi dalle ore venti all'apparire del di seguente, e che esaurita ciascuna delle cinque contrade la irrigazione debba ripristinarsi, ed esercitarsi progressivamente: beninteso che dal privilegio pel molinajo restano esclusi i di festivi, e che in quelli le acque cedano a favore di quei proprietari che s'incontreranno di giro.
        Contrada 1 a Contrada 5 A questo punto il Consiglio d'Intendenza definisce una migliore organizzazione irrigatoria delle 5 contrade progettate dal Decurionato di Camarda nel suo progetto di regolamento.
        2. Che siccome il molino macinante dal farsi giorno fino alle ore venti tramanda le acque al territorio limitrofo di Paganica, così i proprietari de' pochi intermedi fondi sottoposti al molino potranno irrigare durante il periodo della macinazione quelli che lungo il corso delle acque siano di lor natura irrigabili, restituendole man mano all'alveo.

    Paganica 25 Giugno 1834
    Il Regio Giudice del Circondario di Paganica, Agapito Tatozzi, scrive all'Intendente
    Sig. Intendente
    Nello scorso anno venne da Lei approvato un regolamento tra i comuni di Assergi, Camarda, e Paganica per l'uso delle acque che scorrono lungo la valle dei medesimi, partendo dalle montagne dette di S. Franco, del Vasto, e da altri punti.
    Sul principio ebbe lo stesso qualche esecuzione attesi taluni verbali di contravvenzioni esitati da questo Giudicato Regio, e le campagne ajutate dalla stagione piovosa non soffersero il massimo danno.
    In questo anno però attesa la estrema siccità che domina, i guasti sono assai più rilevanti e si accresceranno, se non vi si apportano efficaci rimedi.
    Le acque use a scorrere per la suddetta valle sono nella loro sorgente della stessa quantità, se non maggiore, dell'ordinario.
    Intanto da circa venti giorni non si veggono affatto nel Comune di Paganica, e lo stesso Camarda non ne profitta che per qualche ora e non in ogni giorno, in modo che, priva anche di fontane, le manca un tale elemento non solo per le sue proprietà, ma per dissetare i suoi abitanti, e bestiami.
    Tale mancanza deriva specialmente dall'abuso che ne fanno i proprietari dei fondi posti bsopra di Assergi, e da un certo dispetto che gli anima contra i sottoposti comuni di Camarda e di Paganica.
    E siccome è difficilissimo attesa la lunghezza della valle il sorprenderli con testimoni per la formazione de' verbali di contravvenzione al precitato regolamento, ed attesa la naturale lunghezza dei giudizi, così il medesimo rimane quasi inefficace, i danno si accresce, e si sente un fremito generale dei naturali di Camarda e di Paganica contra i suddetti proprietari; fremito che da luogo a continui reclami, e che potrebbe essere origine di più seri inconvenienti.
    Trattasi specialmente per Camarda di dover bere, e non averne per altrui dispetto; dover mangiare e non poter macinare, perché il molino è inattivo, oltre del danno che ne risente il fittuario del medesimo.
    Dietro tutto ciò brevemente cennato, sembra regolare, se la di lei saggezza lo approva, che richiamando in rigorosissimo vigore l'enunciato regolamento, vi si aggiunga la penale dell'arresto personale per determinato tempo contra quelli che a solo oggetto di dispettare e non per preciso bisogno si trovassero sul fatto a deviare il corso delle acque nelle ore ad essi non spettanti, incaricandone per la esecuzione la Guardia Urbana di Camarda come più portata di eseguirlo.
    È questo l'oggetto del presente che si sottopone alle disposizioni della di Lei preveggenza.

    Camarda 27 Giugno 1834
    Anche il garante dell'affittuario del molino di Camarda scrive una supplica all'Intendente
    Signore
    Giuseppe de Cecchis del comune di Camarda plegio (garante nda) dell'affittuario del molino di detto Comune espone umilmente alla di lei giustizia, che i patti della subasta non si veggon verificati, e che in conseguenza sia dato il dritto non meno all'appaltatore istesso che all'esponente plegio di poter resilire dal detto affitto.
    Infatti locandosi il molino vi fu il patto che dovesse far uso delle acque fino alle ore venti, non già più tardi; e che se a questo patto si fusse contravvenuto, ben come penale sarebbe stata comminato.
    Ora il supplicante le umilia, che sono ormai venti giorni da che le acque non più giungono in Camarda, e che la cosa locale non sia più quella, ed in conseguenza sciolto il contratto; per lo che permetterà il Sig. Intendente che sperimenti i suoi dritti.
    Vi sarebbe un sol rimedio per non far perdere al comune questa rendita, rimedio per altro efficace, e pronto.
    Sappia il Sig. prelodato Intendente, che le acque no son mica mancate naturalmente, ma per opera di persone le quali astiosamente stando verso le montagne di Assergi, del Vasto, ed in altre, deviano il corso delle medesime, e questi tali sono appunto di Camardi e forse pure di Assergi.
    Ciò posto, richiamando in osservanza le ordinanze emesse all'uopo nell'anno scorso, ed aggiungendovi qualche coazione personale, si vedrà l'effetto cioè, che le acque rifluirebbero subito, e senza ostacolo.
    Se tardi saranno gli ordini, il riparo sarà infruttuoso, perciò si compiaccia di immetterli immantinenti, e sarà giustizia.

    Paganica 27 Giugno 1834
    Anche il Sindaco di Paganica scrive all'Intendente per manifestargli il suo disappunto
    Signore
    Il vistoso campo di questo comune, che da tempo immemorabile soleva essere innaffiato dalle acque, che scorrono nel fiume detto Riale proveniente da Assergi si osserva nel totale deperimento per mancanza d'irrigazione, essendo già più di un mese che il volume delle acque medesime vien dissipato da' naturali di quel comune con continui argini sull'alveo, e più di duecento veicoli a destra e sinistra dell'alveo medesimo onde divergere le acque all'una, ed all'altra parte della sponda per irrigare poche canne di sassosi terreni, nella quale irrigazione, o per malizia, o per altro non so ragionevole fine rimane l'acqua perennemente come ristagnata senza punto permettersi che oltrepassi il territorio di Assergi.
    In tale stato di cose fa d'uopo ch'Ella con le sue ordinarie facoltà, ed in via economica si benigni disporre che le acque in parola con equa ripartizione siano restituite a questo Comune secondo il solito per evitare immensi danni all'agricoltura, e per prevenire disordini, risse ed omicidi che potrebbero avvenire.
    Finalmente quante volte i naturali di Assergi non convenissero ad un mezzo conciliativo che da Ella si stabilirà, il Comune di mia amministrazione sarà costretto a riclamare, onde lo specioso campo solito ad essere da tali acque irrigato, e tassato in catasto per classe unica, sia passato e tassato come a secco, danno non paragonabile, con l'utile di pochi brecciosi terreni di Assergi tassati come terreni sodivi di monte.

    Aquila 5 Luglio 1834
    L'Intendente della provincia in risposta alle suddette sollecitazioni così scriveva al Giudice Regio:
    Vado a dare pressanti ordini, perché il I° Eletto di Camarda, e l'Eletto di Assergi veglino incessantemente anche col mezzo de' Guardiani Rurali per l'adempimento della mia ordinanza de' 20 Giugno 1833, circa le acque addette agli usi della vita, all'animazione del molino, ed all'irrigazione dei campi, e redigano diariamente i verbali di contravvenzione, da rimettersi a Lei per la sollecita applicazione delle multe, e della prigionia da uno a tre giorni che vi è comminata


 



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