Antonello Bernardi: "Subito risposte sulla sanità aquilana"

 In merito alle problematiche della sanità aquilana si registra l’intervento di Antonello Bernardi (Pd). «Scrivo in qualità di consigliere comunale ed ex sindacalista, nonché di medico che ha posto la cura delle persone al centro dei propri interventi, per tentare di rianimare il dibattito relativo alla sanità, intorno al quale la città può rinascere. Sono consapevole che occorrono volontà politica e coraggio da parte delle forze istituzionali per affrontare senza ipocrisie questo tema, passaggio non più rinviabile, prima che l’universalità del sistema ceda il passo alla brutalità della salute intesa quale strumento di mercato. È trascorsa una settimana da quando il consiglio comunale si è espresso all’unanimità per riaprire in maniera definitiva la discussione sulla sanità e sulla sua organizzazione all’Aquila. L’unanimità è stata raggiunta rispetto alla non chiusura del reparto di Medicina ospedaliera, alle penalizzazioni subite dalla nostra città da quando si è deciso di unire le Asl dell’Aquila e Avezzano, al futuro di Collemaggio. La risposta ai quesiti posti non può attendere, c’è un consiglio che si è espresso, ci sono settemila firme a sostegno. Il problema è innanzitutto politico, non di beghe personali o ancor peggio di lotte di potere, ecco perché è necessaria una politica virtuosa dinanzi a un “atto tecnico”, l’atto aziendale. È giunto il momento di dire con chiarezza, onestà, lucidità, all’interno dell’assemblea o del comitato ristretto dei sindaci, quanto questa città sia stata penalizzata dall’unione delle Asl. Solo attraverso un messaggio chiaro e onesto si può pensare di restituire a questa città violata un ospedale ultimato in tempi rapidi, un’organizzazione territoriale a sviluppo orizzontale, un’organizzazione interna forte e compatta, esempio per altre realtà. Continuare a ignorare che L’Aquila sia stata penalizzata è atto di “grave discriminazione”, esattamente come tutte quelle discriminazioni contro le quali il mondo intero tenta di combattere nei confronti di deboli o diversi. Sì, perché L’Aquila è ancora debole e diversa. Riconsegnare una sanità forte all’Aquila significa riconsegnarle il primo lasciapassare a una vita più umana, riaccendere la speranza per operatori e pazienti che può esistere un nucleo importante intorno al quale far ruotare quei neutroni che danno il senso della velocità, quella velocità con la quale si vogliono raggiungere obiettivi, magari semplici, ma concreti e, soprattutto, autentici».
 



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