Renzo l’architetto, mancava solo lui...

 -di Stefano Leone- Mancava una voce autorevole. Se ne sentiva la mancanza. Come se in questi quattro anni, a partire dal quel nefasto 6 aprile 2009, non se ne siano sentite abbastanza. Pifferai, musicanti, blateratori, tutti a carpire l’attimo fuggente della notorietà, che le macerie aquilane, gaudenti e generose pur nel loro carico mortale, non hanno negato a nessuno. Renzo Piano, un uomo che ha fatto dell’architettura la sua vita e la sua agiatezza. Lui si, a L’Aquila ha lasciato la sua firma. Quell’Auditorium tanto contestato quanto poi partecipato. Senza camerini ma con i suoi colori, in controaltare al sobrio colore della pietra che non ha più colore, del Castello spagnolo. Dunque, lui a L’Aquila c’è stato, ha lasciato la sua firma, è stato accolto e omaggiato nel giorno dell’inaugurazione. Piano è stato recentemente, uno dei quattro nuovi moschettieri che, Re Giorgio, ha nominato Senatore a vita. Ed eccolo presentarsi. Si presenta con dichiarazioni sull’Aquila alle quali, una per una, varrà la pena urlare la stessa domanda: “La vicenda dell’Aquila è il riassunto di tutto quanto detesto della cattiva politica italiana, dal cinismo retorico per nascondere interessi e corruzione, all’ignoranza dei luoghi e dei problemi dei cittadini. E’ l’esempio perfetto di quanto non bisogna fare”.
E’ vero. Ha ragione. Ma perchè parlare solo ora?
Ancora. “Invece di ricostruire un centro storico splendido, si sono sprecate montagne di soldi per costruire new town spaventose, così da poterci speculare”.
E’ vero. Ha ragione. Ma perchè parlare solo ora?
“Il dramma – ha concluso Renzo l’architetto – è che a L’Aquila, accade ciò che ogni giorno accade nelle città italiane, dove non si recuperano i centri storici e si costruiscono nuove periferie, sempre più brutte e costose e alienanti, consumando territorio e risorse”.
E’ vero. Ha ragione. Ma perchè parlare solo ora?
Azzardiamo una risposta: parlare solo ora sarà mica frutto della spinta del nuovo stipendio da Senatore a vita? Aspettiamo la risposta di Renzo l’architetto.



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