PIRATI INFORMATICI IN AZIONE NELL'AQUILANO

Quel concorso se lo era preparato bene: tanti sacrifici e molti no alla propria famiglia perché si trattava di sbarcare il lunario. Un impegno che come la vita spesso insegna non è stato ricambiato come sperava e così, preso dallo sconforto e dalla rabbia, ha deciso di inviare delle e-mail diffamatorie su diverse caselle di posta elettronica del ministero di Giustizia. Protagonista, C.E., 40 anni, dell’Aquila che è stato denunciato a piede libero dagli agenti della sezione di polizia postale dell’Aquila, in servizio negli uffici del Centro postale operativo (Cpo) di Centi Colella. L’uomo, subito convocato dagli investigatori (allertati dagli impiegati del Ministero, temendo che la situazione potesse degenerare, visti i tempi), ha confessato le proprie responsabilità, ammettendo di aver esagerato e di essersi fatto prendere la mano.
Più audace l’azione delittuosa messa in atto da D.N.D., 25 anni, di Avezzano, che ha deciso di ridicolizzare un suo ex amico su facebook, postando, ovvero inserendo delle foto che lo ritraevano in situazioni bizzarre. Il giovane, stando alla ricostruzione fatta dagli agenti, diretti da Attilio Santella, aveva pensato a tutto: a utilizzare una sim-card intestata ad una terza persona e a portarsi in un luogo in cui il servizio wi-fi è libero. Convinto di farla franca, il giovane ha creato nel giro di pochi minuti un secondo profilo del suo ex amico. Una volta dentro il frequentatissimo social network, ha inserito le foto del povero malcapitato dell’Aquila in cui veniva ritratto in atteggiamenti bizzarri. Subito è scattata la denuncia. Gli agenti hanno dovuto lavorare un po’ di più rispetto al normale ma sono riusciti a inchiodare alle proprie responsabilità il giovane, anche lui denunciato in stato di libertà per sostituzione di persona. Altro pirata informatico smascherato, L.M., 53 anni, di Roma. L’uomo aveva convinto su un social network un ignaro acquirente a rilevare un dominio internet per uso commerciale, ovvero una pagina internet specializzata nella vendita di pezzi di ricambio di autovetture. Dopo essere stato convinto che si trattava del solito affare, il giovane si è recato in un ufficio postale per pagare il venditore della cessione del dominio: 700 euro circa. Ma con il passare dei giorni quella pagina continuava a essere chiusa. Anche in questo caso la denuncia negli uffici della Polpost dell’Aquila non si è fatta attendere.


 



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