Assergi Racconta...un Sacerdote chiacchierato

Cari amici di "Assergi Racconta" sul sito www.paganica.it, Fernando Rossi ha pubblicato la ricostruzione della vita, non proprio timorata di Dio, di un Sacerdote paganichese.

Il mese di Settembre 1793 ricorsero degli attriti fra il Curato di Paganica D. Domenico Bernardi, e il Sacerdote paganichese D. Giambattista De Vecchis.
Il De Vecchis ne fece ricorso presso la Curia Vescovile di Aquila, la quale per dirimere la questione nominò per inquisitore, tal D. Felice Masci.

Il 16 Ottobre 1794 Giovanni del fu Antonio Rotellini, che era stato interrogato dall'Inquisitore della Curia, sentì il bisogno di mettere in iscritto con atto pubblico alcune sue considerazioni.
Così si recò dal Notaio Giambattista Mascioletti di Antrodoco commorante in Aquila, al quale fece la seguente dichiarazione:
Io Giovanni del Quondam Antonio Rotellini, per dar luogo alla verità con giuramento dichiaro come più volte sono stato citato, ed inteso dal Reverendo Sacerdote D. Felice Masci, ed interrogato dal medesimo, acciò dicessi, che il Reverendo D. Domenico Bernardi Curato di detta Terra di Paganica aveva mandato a comunicare sei uomini, senz'averli confessati, dicendogli, che io gli aveva in tempo addietro detto pubblicamente, e sebbene sempre a tali interrogatori gli abbia risposto, che non potevo affermarglielo con giuramento, per non ingannarmi l'anima, tanto perché non mi ricordavo di averlo detto ad alcuno, quanto perché in realtà non so, ne potevo sapere, che detto Curato aveva o no confessato quelle persone che si comunicavano.
Ciò non ostante che il Sacerdote D. Vincenzo Santucci, e il magnifico Bernardino Zugaro abbiano sostenuto, che lo avessi detto a' medesimi, il che affatto non mi ricordo, e qualora detto glielo avessi, glielo avrebbi detto forse per burla, o per pazzia, ma non già che fusse la verità.
Ciò non ostante siccome D. Felice Masci ha mostrato, e mostra tutto l'impegno di farmi deponere tal mendacio così mi ha fatto ingiungere il mandato per il Palazzo Vescovile, in dove mi ha inteso più di una volta, e siccome per non gravarmi la coscienza ha detto sempre lo stesso, cioè di non costarmi tal fatto, così non mi si è voluto mai licenziare dal mandato.
E perciò esso costituto avanti di noi Notaio, e Giudice, protestasi di voler essere pagato di tutte le giornate, mentre essendo egli uomo di campagna, obbligar non si doveva a fargli osservare un mandato così rigoroso, perché avesse deposta una bugia, e così ha dichiarato, e giurato.

Il 10 Novembre 1794 un altro Cittadino di Paganica, Felice Chiaravalle, sentì la necessità di fare una dichiarazione pubblica mediante atto notarile presso lo stesso Notaio:
Io Felice Chiaravalle, per la verità dichiaro, che in un giorno del mese di Agosto, o vero di Settembre del passato anno 1793, non ricordandomi del giorno, e mese preciso per la lunghezza del tempo, ma però felicemente mi ricordo, che andando ad irrigare un mio terreno prativo sito nel locale detto Fioretta, per istrada m'incontrassi con un tal Giuseppe De Paulis (zio paterno di D. Giambattista De Vecchis, che portava il cognome della madre Rosaria vedova De Paulis - nda) mio paesano, che appena mi vidde si accompagnò, ed incamminò meco per la stessa via, e cominciò a dirmi, che le avessi fatto il piacere di fare a suo nome un ricorso nella Curia Vescovile dell'Aquila contro il Reverendo Sacerdote D. Domenico Bernardi attual Curato di essa Terra di Paganica, senza però spiegarmi li capi, che si avevano da esporre contro detto Parroco, perché subitaneamente, gli risposi, di non poterlo servire, atteso che dal Curato suddetto non ne avevo ricevuta alcuna mancanza, onde che mi avesse scusato, e fattosi servire da altro soggetto, sentito detto De Paulis tale risposta, null'altro mi disse su tal particolare, se non che lo avessi tenuto segreto, e così si licenziò, e voltà per altra strada.
Avendo da più giorni a questa parte pubblicamente sentito dire da tutti gl'individui di detta Terra di Paganica, che con ricorso, non sa però da chi sia stato fatto, stiasi già processando, ed inquietando detto Reverendo Curato.
Ha stimato esso costituto Felice Chiaravalle, di sua spontanea volontà non per forza, o dolo alcuno, e stima di dichiarare, come ha dichiarato di sopra, tutto ciò, che gli venne insinuato di fare dal nomato Giuseppe De Paulis, affinché costi, e da tutti si sappia, per essere verità.

Il 6 Maggio 1795 ancora un altro Cittadino, Giuseppantonio Cicino, e questa volta con molti dettagli che ci fanno capire meglio le origine del fatto, va dallo stesso Notaio, per fare la seguente dichiarazione:
Io Giuseppantonio Cicino dichiaro, ed attesto non per dolo, ma per la verità sapere di certa scienza, che il Reverendo Sacerdote D. Domenico Bernardi della Città dell'Aquila e attual Curato di Paganica per vantaggio delle Anime, ha fatto in essa venire a sue proprie spese da Assergi, e dalla Città dell'Aquila Sacerdoti Confessori, ed anco fuori di Quaresima, Predicatori a predicare l'Evangelica parola di Dio con soddisfazione del Popolo tutto.
Oltre a ciò per più vantaggio di dette anime ave a sue proprie spese per lo spazio di dodici anni tenuto per sotto Curato il Reverendo Sacerdote D. Bernardino Masciovecchio, per così esattamente adempiere al peso della Cura, e dato sempre buono esempio, come potrà contestarsi da chi che sia.
Aalla riserva di D. Giambattista De Vecchis, che incominciò ad odiarlo, e tuttavia gli concepisce odio fin dal 28 Settembre 1793, per averlo ripreso di una mancanza, che gli fece, vale a dire trovandosi detto De Vecchis Sacrestano in quella Chiesa parrocchiale, vidde uscire dalla Sacrestia in detta Chiesa detto Curato vestito de' Sacri suppellettili a celebrare la Santa messa letta, senza prevenzione alcuna e senza che esso Curato avesse in detto giorno l'obbligo di cantare la Santa messa, esso Sacrestano se gli pose a cantare l'introito

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Ripreso dunque detto Sacrestano di tal mancanza dal nomato Curato, dopo terminato il Santo Sacrificio della messa, alla mia presenza, e del Dottor Fisico D. Saverio Volpe, che ivi ci trovavamo ad ascoltare la Santa Messa, sentimmo, che detto Sacrestano De Vecchis offesosi della succennata riprenzione, incominciò a maltrattare, e minacciare detto Curato, di maniera tale che arrivò a dirgli così: Curato ora che l'hai presa con me, poi star fresco come una rosa, e di fatti mi costa, che incominciasse da detto tempo in poi ad aizzare, e mettere su gente a ricorrere contro del nomato Curato nella Vecovil Curia della Città dell'Aquila, la quale avendo mandato in Paganica per Inquisitore un tal Felice Masci, costui, come ho veduto, è stato di giorno, e di notte assistito dal prefato De Vecchis, anzi lo stesso gli ha procurati, e condotti seco i testimoni nella casa dove risiedeva l'Inquisitore sudetto, come è pubblico, e notorio.
Alla riserva inoltre del medico D. Benedetto Zugaro, che gli concepisce parimenti odio, e lo minacciò ancora, per averlo esso Curato, come Padre della Congregazione della Madonna Santissima degl'Angioli ripreso, sul perché si era mascarato, e datogli il commando, che inginocchioni ne avesse fatta in essa Congregazione della Madonna Santissima degl'Angioli pubblica penitenza, il D. Benedetto, non volle a tanto adempiere, e prudentemente uscì per esso Zugaro lo stesso Curato, e fece per il medesimo l'ordinata penitenza, onde dall'allora in poi lo ha sempre odiato e continuato ad odiarlo.
Alla riserva ancora del Sacerdote D. Vincenzo Santucci, che per essere stato ripreso amichevolmente dello scandalo, che da coll'ubriacarsi, e delle debolezze di donne, ha odiato, ed odia detto Curato, sparlandone, e dicendone male pubblicamente, manifestando essergli un'inimico.
E finalmente per quanto mi costa alla riserva del Sacerdote D. Antonio Silva, quale gli concepisce odio per averlo ripreso delle mancanze nelle cerimonie della celebrazione della Santa Messa, rammentandogli, che anni addietro per tal mancanza fu sospeso dalla felice memoria di Monsignor Cervone, come altresì ripreso di alcune debolezze notabili, che per degno rispetto taccio.
Testifico ancora che dal Magnifico Pasquale Casciotta di Paganica ho inteso dire con giuramento, che Bernardina Iovannitti non stava in casa del ridetto Curato Bernardi in quella notte, che le furono tirate le scoppettate alla finestra.
Attesto finalmente, che Antonia Cicino mia madre morì confessata, e communicata, e sebbene non estremata, ciò non accadde per mancanza del Curato, ma perché la morte gli sopraggiunse all'improvviso alle sette ore della notte, imperocché la sera della stessa notte stiedi con essa accanto al fuoco a discorrere e dopo lungo discorso bene, e meglio andossene a riposare.
Quali cose tutte, come sopra descritte esso costituto Giuseppantonio Cicino le ha con ogni celerità col presente pubblico atto dichiarate, e testificate per la verità, e per scrupolo di sua coscienza, per essergli il tutto noto notissimo, inteso colle proprie orecchie, e veduto colli propri occhi, per cui ne ha formato il presente giurato atto, quale promette ratificare avanti qualsivoglia Foro, Corte, e Tribunale.

Dopo questa data (1795), in poi, non ho altre informazioni sul destino del Sacerdote D. Giambattista De Vecchis, ma come vedremo in seguito, era stato destinato ad altra Cura lontano da Paganica.
Per riavere notizie del nostro Sacerdote, dobbiamo aspettare il mese di Maggio 1809, quando l'Eletto di Bazzano Emidio Marchetti, insieme a tre Cittadini di Bazzano, invia un esposto al Ministero della Giustizia, e del Culto, contro la vita scandalosa del Curato di quella Terra D. Giambattista De Vecchis.

Napoli 13 Maggio 1809
Il Gran Giudice Ministro della Giustizia e Culto, informa l'Intendente della Provincia dell'esposto dei naturali di Bazzano, e lo invita ad attivarsi affinché s'informi sulla veridicità degli esposti, e riferisca quanto occorre.

Il 18 Maggio 1809 l'Intendente incarica il Giudice di Pace del Circondario di Bagno (Bazzano in un primo momento, prima di essere riunito al Comune di Paganica, era stato riunito al Comune di Bagno), ordinandogli di fargli avere informo sul contenuto della supplica dell'Eletto e tre Cittadini di Bazzano contro la vita scandalosa di quel Prevosto.

Il 20 Giugno 1809 il Giudice di pace, Bernardino Muzi, comunica all'Intendente il risultato delle sue informazioni riservate.
Signore
Il Sacerdote D. Giambattista De Vecchis di Paganica Curato del Comune di Bazzano, fu anni addietro, collo stesso colore in quello di S. Nicandro.
Colà sedusse la figlia di Giovanni Trojani, che stuprò, e rese incinta con grave scandalo di quella popolazione, fra la quale aveva una cattiva opinione.
Per questo fatto, d'ordine della Vescovil Curia di codesta Città si prese informazione, che deve esistere nell'Archivio della stessa.
Passati, son già circa sei anni, il De Vecchis come Parroco di Bazzano, non ha mica migliorata la sua condotta. Non istà quasi mai nella sua residenza.
I Moribondi non sono quindi assistiti come si conviene, e qualcuno se n'è morto senz'assistenza affatto. Nella Chiesa Parrocchiale non sempre tiene accesa la Lampada al Santissimo Sagramento.
Ha tenuto, per molto tempo, in sua casa una Donna di cattivo nome, malgrado la mormorazione del Paese.
In occasione della sega de' grani ha ricevute, e tenute la notte in detta sua casa le spigarole Forastiere con pubblico Scandalo.
Egli dunque il De Vecchis non gode l'opinione, ne la confidenza di quel Popolo di Bazzano in cui trovasi Parroco.
Ecco il risultato del riservato informo, che ho praticato in esecuzione de' suoi ordini de' 18 dello scorso Maggio, e per mezzo di Testimoni probbi, ripetuti ex officio da Funzionari Municipali delle Comuni di S. Nicandro, Bazzano, e Paganica.

A questo punto possiamo dire che il De Vecchis dal 1795 e fino al 1803 era stato Parroco in S. Nicandro, e dal 1803 al 1809 Parroco in Bazzano. Il 26 Luglio 1809 il Ministro della Giustizia e Culto comunica all'Intendente di aver portato a conoscenza del Re la riprensibile condotta del Sacerdote Giambattista De Vecchis, e che S. M. ha risoluto, ed ordinato al Vicario Generale dell'Aquila, che gl'insinui a rinunciare alla sua Parrocchia.

Il 12 Agosto 1809 il Vicario Generale risponde al Gran Giudice Ministro della Giustizia e Culto.
Signore
In esecuzione degli ordini sovrani di S. M. a questa Curia, da V. E. comunicati, ho subito insinuato a Giambattista De Vecchis Prevosto Curato di Bazzano, che, atteso il conclamato da lui fatto de propri doveri di Parroco, e di avere provocato il male al popolo della sua cura affidato, presenti in questa Curia la rinuncia di detta Propositura, per indi procedere, alla provista di altro soggetto probo, ed idoneo.
Ho conosciuto nel tempo istesso, che con il motivo da lui affacciato di essergli stata conferita la Cura suddetta a titolo di Patrimonio; e di volersi giustificare presso S. M.; par che non sia disposto ad ubbidire.
Perlocché sarei di sentimento, per impedire qualche disordine, che potrebbe cagionarsi dai di lui Filiani tuttavia irritati, e questa volta venga da V. E. approvato, di metter interinamente un Economo a spese del Prevosto fin dall'atta della di lui rinuncia.

Il 6 Settembre 1809 il Ministro della Giustizia e Culto comunica all'Intendente il risultato della rimostranza del Vicario Generale, concernente le disposizioni date contro il Sacerdote Giambattista De Vecchis, il quale il 12 Settembre 1809 scrive al Vicario affinché ordini al Sacerdote De Vecchis di presentarsi immediatamente presso l'Intendenza per insinuargli gli ordini del ministro.
Il 14 Settembre 1809 il Monsignor Vicario, conferma all'Intendente della Provincia Duca di Alanno, di aver comunicato al De Vecchis i suoi ordini.

Il 19 Settembre 1809 ilSacerdote D. Giambattista De Vecchis fa pervenire il seguente certificato medico all'Intendente.
Certifico io Dott. Fisico Benedetto Zugaro, con animo di ripeterlo coram que cumque Judice, et cum juramento quatinus opus. Come il Prevosto di Bazzano D. Giambattista De Vecchis, ritrovasi malato con febbre flussionale, quale stato deve non solamente riguardare il letto, ma benanche curarsi, e per esser ciò la verità.
Il giorno dopo il De Vecchis scrive all'Intendente per giustificarsi del suo ritardo a presentarsi al suo cospetto.
Signore
Prima di Domenica ricevei una lettera da Monsignor Vicario in data 14 del corrente, in cui mi veniva ordinato di presentarmi a V. E..
Non avrei mancato di farlo, per mio dovere, se la mia indisposizione di salute me lo avesse permesso; e per maggiore accerto della verità le rimetto il certificato del medico curante, e mi avviso, che incaricandosi V. E del vero mi abbia per ora ricusato; e stando alquanto migliore subito, subito verrò ad ubbidirla.

Finalmente il 22 Settembre 1809 D. Giambattista De Vecchis, si presenta al cospetto dell'intendente, al quale legge gli ordini del Ministro che lo riguardano.
Il Sacerdote De Vecchis così si difendeva a tali contestazioni:
Venerando sempre le cennate disposizioni dichiaro che le imputazioni fattemi sia stato un effetto di calunnia per parte de' miei malevoli: che intendo discaricarmi, umiliando le mie suppliche a S. M., ed al prelodato Eccellentissimo Sig. Ministro, e che rinunciando alla Cura, non avrei come vivere.

Evidentemente, al De Vecchis, era stato concesso un supplemento di indagine, se il Procuratore Generale del Re presso la G. Corte di Cassazione in Napoli, il 13 Novembre 1809, viene incaricato ad approfondire le informazioni sul D. Giambattista De Vacchis, e scrive all'Intendente la seguente lettera:

Il Gran Giudice Ministro della Giustizia e del Culto nel di 4 del corrente m'incarica d'informare col mio parere sulle serie imputazioni addossate al Sacerdote Giambattista de Vecchis.
Ad eseguire un tal comando mi occorre aver presenti gli atti dell'informazione compilata dal Giudice del Circondario di Bagno da noi delegato.
Pregasi voler quindi disporre, che tali atti mi sieno trasmessi con sollecitezza.
Gradite intanto gli attestati di mia distinta stima


 



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