Filetto ricorda lo studente ucciso Il 25 settembre 1943 i tedeschi spararono a sangue freddo

di GIOVANNI ALTOBELLI* Filetto è un piccolo paese in Provincia dell’Aquila, alle pendici del Gran Sasso. I fatti che sto per raccontare avvennero alla fine dell’estate del 1943, giusto 70 anni fa durante la prima fase della occupazione tedesca del territorio seguita alle vicende dell’8 settembre. Gli abitanti di Filetto in quel periodo, erano occupati nella raccolta delle patate nelle località tra «Piedi Ruzza» e «Piano di Fugno». Le truppe tedesche erano dislocate su tutto l’Aquilano e anche sulla montagna di Filetto a quota 1400 metri. Il loro compito nella zona era catturare soldati inglesi rifugiati dalle nostre parti e contrastare con ogni mezzo i partigiani nascosti in montagna. Il 25 settembre 1943, dalle prime ore della mattina, fu avviata da parte dei tedeschi una vasta operazione che puntava a individuare giovani reclutati dai partigiani pronti a unirsi alle loro formazioni e a catturare soldati inglesi che si ritenevano nascosti ovunque, ma soprattutto nelle innumerevoli grotte dei pastori. La mattina di quel 25 settembre si udirono ripetuti colpi di mitragliatrice e fucile. La cosa mise all’erta i contadini di Filetto che per restare uniti e vincere la paura formarono una serie di piccoli gruppi. Una formazione di soldati tedeschi si trovava sulla cima di «Monte Rola», in direzione del versante Sud di Filetto e osservava attraverso i binocoli un gruppetto di giovani filettesi (dai 15 ai 20 anni) che transitava in fila alle pendici di «Monte Ruzza», in direzione della località denominata «Capo La Forca». A un certo momento i soldati tedeschi videro che uno dei quattro o cinque giovani filettesi durante il percorso buttò via una pistola pensando che non gli dovesse più servire. I tedeschi osservarono tutto, scesero da «Monte Rola» e risalirono il costone in direzione dei giovani filettesi. Durante il percorso accadde un fatto strano. Il gruppo composto da 4 soldati tedeschi, a un certo momento, vicino a una grotta, uccise un commilitone, senza apparente motivo se non possibili divergenze non si sa bene su cosa. Proprio in quel momento passava di lì una giovane filettese: la 15enne Genoveffa Marcocci con un mulo. I tedeschi le intimarono di fermarsi pena la morte e caricarono il cadavere del tedesco ucciso sul mulo, in modo che fosse riportato in paese per poi essere sepolto nel cimitero. La ragazza prese tanta paura per l’accaduto che dopo qualche giorno fu ricoverata all’ospedale San Salvatore dell’Aquila, si ammalò di un misterioso morbo e morì, senza mai riprendersi, qualche anno dopo, il 21 marzo 1947. Ma torniamo a quel 25 settembre del 1943: i tre tedeschi dopo aver ucciso il loro commilitone si affrettarono per raggiungere la località «Capo La Forca», dove erano stati visti i giovani di Filetto. Dopo 10 minuti, i tedeschi arrivarono nei pressi di un valico, sotto la chiesetta di «Monte Sant’Eusanio», vicino a un campo arato. I giovani filettesi furono raggiunti, fu loro intimato l’alt e minacciati di morte. Individuarono in Franco Gambacurta, il più giovane e il più alto che aveva appena 16 anni, colui che, secondo loro, aveva poco prima gettato la pistola. Gambacurta parlava il dialetto romanesco, perché studiava a Roma dove viveva la sua famiglia. Il giovane quando capì le intenzioni dei tedeschi implorò perdono aggrappandosi alle gambe del tedesco che lo minacciava di morte. Ci fu una sorta di colluttazione ma un altro tedesco, mitra spianato, fece partire alcuni colpi, colpendo Gambacurta in testa, uccidendolo sul colpo. Secondo quanto riferisce la sorella, Liliana Gambacurta, il fratello Franco si trovava a Filetto perché i genitori lo portarono da Roma – dove studiava al liceo – per salvarlo dai bombardamenti degli alleati nel quartiere San Lorenzo, dove era residente. Franco Gambacurta, filettese di 16 anni, nato il 20 settembre 1927 da Luigi Gambacurta e Giuseppina Torrani, subiva una terribile morte, che sconvolse l’intero paese e suscitò molto rancore verso i tedeschi. I giovani che erano con lui furono condotti ad Assergi al comando militare tedesco per l’identificazione. La salma di Gambacurta fu caricata su un somaro da un contadino filettese, Luigi Cupillari, classe 1906, che aveva assistito all’accaduto. Il 25 settembre ricorrono i 70 anni dalla morte di Gambacurta. Dieci mesi dopo ci sarebbe stata la strage nazifascista che il 7 giugno 1944 provocò la morte di 17 persone e tanto altro dolore. *abitante di Filetto

 



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