Perseguita e minaccia una coppia aquilano rinviato a giudizio

Dovrà affrontare il processo l’uomo accusato di atti persecutori nei riguardi di una coppia aquilana e per questo è stato arrestato (ai domiciliari) nell’aprile di quest’anno. Si tratta di A.R.S., 57 anni, dell’Aquila, assistito dagli avvocati Riccardo Lopardi e Stefano Massacesi. Secondo l’accusa, le indagini sono state portate avanti dagli agenti della Squadra mobile, l’uomo «avrebbe pressoché quotidianamente minacciato e comunque arrecato molestia» a una coppia attraverso invio di sms anche più volte al giorno, avvalendosi di cabine telefoniche, dal contenuto intimidatorio». L’uomo è accusato di aver pedinato la donna, anche quando si recava ad accompagnare il figlio a scuola, apostrofandola nella pubblica via con pesanti epiteti. Approfittando poi, sostiene sempre l’accusa, della crisi depressiva cui soffriva la donna, l’avrebbe costretta ad assistere ad atti di autoerotismo, compiuti all’interno della propria auto, «obbligandola a tenergli l’altra mano, minacciandola di riferire al marito quanto avveniva in quei frangenti qualora non avesse accondisceso alle sue continue richieste di appartarsi insieme a lui». Poi ancora messaggi al marito: «Dormi, dormi, intanto te l’ho castigata». Secondo l’accusa le condotte avrebbero cagionato alla coppia «un perdurare e grave stato di ansia e di paura, tale da provocare nella donna, uno stato psicologico determinante la necessità di disporre il ricovero ospedaliero nel reparto di psichiatria e ingenerandole il fondato timore per l’incolumità propria e dei propri familiari, costringendola a modificare le consuete abitudini di vita, attuando una condotta gravemente persecutoria e di intollerabile molestia». Infine l’uomo è accusato di avere cagionato al marito della donna lesioni personali con prognosi di sette giorni, a causa di un pugno sferrato al torace del malcapitato. Per queste condotte l’autorità giudiziaria aveva disposto per l’uomo la misura degli arresti domiciliari. C’è da dire che l’imputato ha sempre sostenuto che la violenza sessuale non sta in piedi in quanto la donna che lo ha denunciato era consenziente. Quanto agli atti persecutori ha sostenuto di avere fatto alcune telefonate oppure sms ma solo in risposta ai comportamenti di chi lo ha poi messo nei guai. La parte offesa è rappresentata dall’avvocato Simona Giannangeli. Il processo è stato fissato per il mese di aprile 2014.

 



Condividi

    



Commenta L'Articolo