I cervelli a volte arrivano

 Secondo una legittima lamentazione nazionale i nostri migliori cervelli fuggono all’estero. E’ vero un po’ per tutti i settori, ma particolarmente per la ricerca, che però oggi è di fatto un lavoro internazionalizzato: è normale stare all’estero per un periodo più o meno lungo. E allora? Allora il fatto che rende allarmante la fuga degli italiani all’estero è che non c’è un flusso inverso: gli stranieri non vengono in Italia.

    Pochi giorni fa all’Aquila ha inaugurato i suoi corsi con una Lectio Magistralis di Carlo Rubbia il Gran Sasso Science Institute, una nuova scuola di dottorato, gestita dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare con l’aiuto della SISSA di Trieste, l’IMT di Lucca e della Scuola Sant’Anna di Pisa. Quattro indirizzi: fisica delle astroparticelle, matematica applicata, computing science, urban studies.

    Suggerita da persone lungimiranti, sponsorizzata dall‘OCSE, istituita e finanziata da Governo e Regione, in una città speciale e complicata, come L’Aquila. Sono arrivate 550 domande da tutto il mondo, c’è stata una selezione durissima che ha premiato 36 studenti. 15 di essi provenienti dal altri Paesi: Inghilterra, Irlanda, Francia, Pakistan, Colombia, India, Turchia, Russia, Ucraina.

    Perché hanno scelto l’Italia? Forse perché questa volta gli sono stati offerti un istituto di eccellenza, docenti scelti con cura per la loro bravura, percorsi di studio e progetti concreti, come quelli legati ai Laboratori del Gran Sasso o alla ricostruzione smart della città. Gli sono state offerte delle condizioni di vita ragionevoli, una borsa di dottorato, un alloggio, i pasti e tanta attenzione. Un esempio che ci dice che le vie per invertire la rotta nel nostro Paese non sono del tutto bloccate. Proviamo a imparare dai modelli che funzionano.


- di Fernando Ferroni -
 



Condividi

    



Commenta L'Articolo