Casette in zone alluvionali no dei proprietari allo sgombero "è una rivalsa politica&quo

 «La giunta Cialente ha ritenuto opportuno declassare questa zona indicando l’alto rischio alluvionale, così noi rischiamo di perdere le nostre abitazioni senza avere prospettive certe su dove andare a dormire». All’indomani della disposizione del Comune in cui si chiede lo sgombero, legato a ragioni di sicurezza, dei manufatti abitativi provvisori realizzati in zone a grave rischio di dissesto idrogeologico (P4), i residenti interessati dal provvedimento cercano di far valere le loro ragioni. «Leggiamo questa vicenda non tanto alla luce di innegabili ragioni di sicurezza, quanto come di una rivalsa politica nei confronti del nostro comitato che si è opposto alla realizzazione del progetto delle vasche di contenimento dell’Aterno». La giovane Rosita Lorenzetti, del comitato «Pro difesa e sviluppo del territorio aquilano» sembra avere le idee chiare: «Abbiamo fatto ricorso in tutte le sedi possibili contro queste vasche che, a nostro avviso, danneggiano 60 ettari di terreno». Vasche che sono state definite «costose, dannose per l’ambiente e inutili» dal Tribunale superiore delle acque a fronte del ricorso sostenuto anche dal consigliere comunale Roberto Tinari. Per i residenti, il problema è quello legato al metodo di individuazione dell’area P4. Il rischio idrogeologico è importante e l’esperienza del 2010 lo dimostra, quando a seguito dell’alluvione ci furono allagamenti a Pile, Coppito, Cansatessa e Monticchio, proprio in aree in cui sussistono le casette da sgomberare. I rilievi sono stati condotti con un’attenta ricognizione attraverso l’aerofotogrammetrico, come assicura il sindaco Massimo Cialente. «Eppure, anche le zone dell’area dell’Aquilone, dove insistono i più importanti insediamenti commerciali dell’Aquila, sono a rischio ma nessuno, guarda caso, si azzarda a lanciare provvedimenti in quella zona lì», fa rilevare un residente della zona che sceglie di restare anonimo. Il primo cittadino, dal canto suo, difende la disposizione. «Il problema della sicurezza era stato sollevato già dal prefetto Giovanna Maria Rita Iurato», spiega Cialente, «e le indicazioni del bacino idrogeografico in nostro possesso sono precise. Nelle aree menzionate esiste un reale rischio di esondazione ed è nostro dovere difendere la sicurezza dei cittadini». Di fronte alla preoccupazione di chi dovrà rinunciare alla propria casetta, Cialente garantisce piena collaborazione da parte del Comune per trovare una sistemazione alternativa. «Lo stop al progetto delle vasche», aggiunge, «portato avanti dal commissario Goio, ci impedisce di rimodulare l’area P4 venendo incontro alle richieste di chi vive in queste case provvisorie». Ma in pochi sono disposti a mollare. «Queste casette non sono abusive», sottolinea Lorenzetti, «sono state approvate con un progetto. E ora ci chiedono di smontarle».

- da Il Centro -



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