LA TUTELA DEL PAESAGGIO, DA BATTAGLIA CULTURALE A MODELLO DI SVILUPPO

Convegno a Santo Stefano di Sessanio, il 29 e 30 novembre 2013. Il patrimonio storico dei tanti piccoli borghi spopolati nella dorsale appenninica ha un rapporto antico e arcaico con il territorio. La reciproca integrità tra costruito storico e territorio costituiscono un paesaggio da tutelare, un paesaggio da considerare quindi “patrimonio”. Sono almeno 50 anni che questo paesaggio viene sistematicamente violato dalle politiche edilizie successive al boom economico, un’identità italiana a rischio di estinzione.
In un piccolo borgo della montagna d’Abruzzo, S. Stefano di Sessanio, con una pluralità di strumenti urbanistici Regionali e Comunali si è trovato e formalizzato in questi giorni, il modo di consegnare integro questo patrimonio alle generazioni a venire. Un patrimonio che ha avuto la sua integrità, in questo piccolo borgo, a causa dei drammatici destini di abbandono che hanno colpito in generale la montagna italiana, in particolare nel suo meridione, integrità che oggi deve diventare oggetto di un’agenda politica che miri allo sviluppo del paese. Questa volontà di tutela del borgo e del territorio è cominciata 10 anni fa, dai primi accordi di tutela (genteman’s agreement) di scarso valore legale e urbanistico tra una società privata e gli enti territoriali. Conseguenza di questa tutela è stato un ritorno sul territorio dalle valenze logaritmiche tali da costituire oggi un modello di sviluppo italiano per tanti borghi storici abbandonati o quasi della dorsale appenninica. Le attività ricettive sono passate da 1 di proprietà comunale a oltre 20 di privati locali che hanno recuperato, tutelando il paesaggio, il loro centro storico abbandonato; le botteghe di artigianato si sono decuplicate e dopo 150 anni si è quindi interrotto l’abbandono della montagna. Il valore patrimoniale degli immobili è aumentato mediamente del 300%.
S. Stefano di Sessanio ha dato vita quindi partendo da un progetto culturale ad un modello di sviluppo potenzialmente replicabile per oltre 2000 borghi abbandonati nella dorsale Appenninica e 15.000 nel resto d´Italia, con un abbandono di oltre il 90 % assimilabile a quello di S. Stefano di Sessanio.


 



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