Assergi e la montagna - di Roberto Carpi -

Assergi e la montagna

 



 

 

 


Spettacolare ed emozionante immagine
di Campo Imperatore e del Gran Sasso ripresa a 360° (per gentile concessione di Ecoitaly)





Molti si domanderanno dove si trova il Monte Corno.
Bene, si trova esattamente nello stesso punto dove si trova il Gran Sasso, sì, perchè il Monte Corno non è nient'altro che il Gran Sasso, così chiamato dagli antichi per la sua caratteristica: le due cime, Corno Grande  (2912 m) e Corno piccolo (2655 m).
 

 

 

 
MORFOLOGIA
Tra tutti i parchi dell'Appennino, quello del Gran Sasso e Monti della Laga, per i caratteri prettamente montani, quasi "alpini", che racchiudono le vette più alte, tra cui il Corno Grande, è quello di maggiore attrattiva.
Esso è costituito da due distinti gruppi montuosi. Il massiccio del Gran Sasso, di natura calcarea, con sviluppo principale est-ovest di circa 40 chilometri (dal Vado di Siella al Valico delle Capannelle) e propaggini orientali in direzione nord-sud per altri 30 chilometri, attraverso Monte San Vito e Monte Cappucciata, fino alle Gole di Tremonti, domina, imponente e spettacolare, il circostante sistema di monti, i colli, la pianura, le città dell'Italia centrale e, in lontananza, i due mari Adriatico e Tirreno. Il Gran Sasso è così la montagna d'Abruzzo per eccellenza, con un’impronta decisamente alpina, che culmina nei 2912 metri del Corno Grande e si espande nelle cime del lungo complesso montuoso, arricchita dalla vastissima piana di Campo Imperatore a 1800 metri di quota, con i suoi 19 chilometri di lunghezza e 4 di larghezza.
Ricchissimi di boschi e torrenti, di cascate e laghetti, a confine tra Abruzzo, Marche e Lazio, in uno degli angoli più segreti e nascosti d'Italia, i Monti della Laga hanno un aspetto più dolce e riposante. Pur superando i 2.500 metri di quota con Monte Gorzano, i Monti della Laga sono profondamente diversi dalle altre montagne appenniniche, soprattutto a causa della struttura del territorio, formata da marne e arenarie.
 
L'origine del nome

Chiamato dagli antichi Romani Fiscellus Mons (Monte Ombelico) per la sua posizione centrale nella penisola italiana (Catone, Plinio, Silio Italico), questo massiccio montuoso era denominato nel Medioevo Monte Corno, dizione che serviva ad indicare sia il Corno Grande sia – per estensione – l'intera catena.
Secondo il celebre geografo Roberto Almagià, la denominazione "Gran Sasso" è molto tarda e risalirebbe addirittura al Rinascimento. Per questo autore, il primo abbozzo del toponimo è da ricercarsi in un poemetto del 1636 scritto da Francesco Zucchi di Montereale, in cui si fa riferimento al massiccio come al «Sasso d'Italia».
Il primo documento in cui entrambe le denominazioni compaiono senza possibilità di equivoco è la "Carta topografica del Contado e della diocesi dell'Aquila" (seconda metà del XVIII secolo), nella frase: «Monte Corno overo Gran Sasso d'Italia».
A dare conferma alle parole dell'Almagià sembra essere la consuetudine delle popolazioni locali che, ancora oggi, nei paesi che circondano la montagna, fanno riferimento al massiccio utilizzando il toponimo "Monte Corno".

                                                                                                

Il Gran Sasso innevato, il Monte Corno di Angelo Acitelli, è la principale attrazzione turistica non solo dell'aquilano, ma dell'intera regione.

 

 

 

 

 

                                     Spettacolare immagine del corno grande



Nella catena del Gran Sasso e Monti della Laga vi sono altre cime importanti, oltre al Gran Sasso stesso, sia per altezza, sia per difficoltà di arrampicata e soltanto in determinati periodi dell'anno possono essere raggiunte  con l'ausilio di guide esperte.
La pericolosità delle nostre montagne non è da sottovalutare. Mai.

Ecco le principali vette di questa catena:



 

Monte Portella m. 2385 visto da Campo Imperatore

 

Monte Portella visto dal Gran Sasso



 

Pizzo Cefalone m. 2533
Monte Camicia m. 2238

 

 

 

 

 

 
Pizzo d'Intermensoli m. 2635
Cresta delle Malecoste m. 2444
Monte S.Franco m. 2132
Monte Corvo m. 2623
Mappa della catena montuosa del Gran Sasso e Monti della Laga
La visione si perde all'infinito nel silenzio eterno della montagna
 
 

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La Flora e la Fauna del Gran Sasso

Le ripide pareti del Gran Sasso, dalla parte di Campo Imperatore, sono prive di vegetazione.
Per quanto riguarda la Fauna, da alcuni anni è stato reintrodotto il camoscio d'Abruzzo, facilmente visibile a Campo Pericoli, mentre sulle rocce di Pizzo Cefalone si possono scorgere l'aquila reale, la poiana e lo sparviero. Alle quote più basse troviamo il lupo e piccoli mammiferi, carnivori di taglia media tipici del resto dell'appennino.

 

Testa di Aquila Reale.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                              
La Poiana
Lo Sparviero in volo

 

 

 

Camoscio adulto

 

Tre magnifici esemplari di lupo del Gran Sasso


In Abruzzo il lupo non è mai scomparso ed è sempre rimasto vivo il rapporto di conflitto e ammirazione nei confronti di questo grande predatore, tanto che nella Statistica del regno di Napoli del 1811 alcuni testi testimoniano la lotta spietata che si praticava per liberare le nostre provincie dalla presenza infestante di questo animale nocivo. Nel mese di giugno pastori e contadini organizzavano vere e proprie battute di caccia per sorprendere le lupe nelle tane e ucciderne i cuccioli. Ai cacciatori, muniti di tagliole e grossi mastini andava un premio per ogni lupo ucciso, più la riconoscenza dei contadini e dei pastori della zona.
Un'altra testimonianza meno cruenta sono i toponimi riferiti al lupo, come i paesi di Civitaluparella, Luppoli, Case Lupi, Vallelupo, o come sul Gran Sasso il "Dente del Lupo", oltre a decine di "Valle Lupara", "Passo del Lupo", ecc.


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Genziana maggiore
 

Gentiana lutea
 
ASPETTI BOTANICI

 

La genziana maggiore è una pianta tipica delle nostre montagne. Ha foglie basali opposte, più o meno lanceolate, di colore verde chiaro o carico, scapo fiorale semplice alto 0,4 - 1,5 m portante 3-6 verticilli protetti da foglie cauline bratteiformi o cuoriformi acuminate dove sono localizzati i fiori ermafroditi di colore giallo che fioriscono in giugno luglio.
Comuni piante di Genziana Lutea
 

 

 

 

 

 

 

Le radici sono fittonanti e carnose. Il frutto è una capsula a due valve contenente molti piccoli semi appiattiti di colore marrone. La specie è allogama (2n = 40) con impollinazione entomofila (api e bombi). Questa specie è diffusa sulle montagne dell'Europa centro meridionale: dai Pirenei fino ai Carpazi. In Italia è presente nei prati e pascoli montani e appenninici ad un'altitudine che varia fra i 1.000 ed i 2.200 m Il peso di 1.000 semi varia da 0,8 a 1,7 g. Nota. La genziana non va confusa con il veratro (Veratrum album L., fam. Liliaceae) le cui radici contengono sostanze velenosissime denominate veratrine. Il veratro si distingue dalla genziana per avere radici più sottili e quasi fascicolate, foglie pergamenacee, disposte in modo alterno intorno al fusto e un'infiorescenza a pannocchia con fiori piccoli e verdognoli.

 

 

 

 

UTILIZZAZIONI

 

 

 

Genziana del Gran Sasso






Le radici di genziana sono impiegate allo stato fresco (omeopatia, industrie farmaceutiche, distillerie) ed anche secco, soprattutto nelle industrie liquoristiche per la preparazione di amari, aperitivi, ecc.. Esse contengono principi amari: genziopicroside (3,5 - 15%) e amarogentina (0,01- 0,5%), che è la sostanza più amara esistente in natura; inoltre le radici sono ricche di zuccheri (genzianosio, genziobiosio e saccarosio: fino al 50 - 60% sul secco). La variabilità dei contenuti dipende molto dalla provenienza, dall'altitudine, dal tipo di terreno, dall'età e dal diametro della radice e dall'epoca di raccolta.


 

Piante di Genziana oltre i 2000 m.
 

 

 

 





CLIMA E TERRENO

 

La genziana, pianta perenne a riposo vegetativo invernale, predilige climi freschi e sufficientemente piovosi, terreni ben drenati e non pesanti, derivanti sia da substrati sia calcarei che silicei.

 

Sulle nostre montagne la si può trovare ad una quota che varia dai 1700 ai 2300 m.

 

La raccolta della radice della genziana (che è la parte della pianta usata per produrre il famoso amaro) è assolutamente vietata.




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Il cane pastore abruzzese


Non si può parlare di Assergi e della montagna senza menzionare un animale che da secoli è il simbolo della regione, fedele compagno dei pastori, totalmente integrato nella vita errante alle pendici del Gran Sasso, a guardia del gregge contro gli attacchi del lupo, del quale, non prova alcuna paura.

 

 



   

Storia

Appartiene al ceppo dei grandi cani bianchi del Centro Europa, stirpe antichissima di guardiani di armenti e del gregge dal carattere diffidente e bellicoso, arrivato in Italia dal Medio Oriente. L'area di maggiore diffusione di questa razza è piuttosto vasta: va infatti dalla Provincia di Grosseto, all'alto Lazio, passando per l'Umbria del sud, l'Abruzzo, l'Appennino Campano, il litoralemolisano e la Puglia del nord. In questa zona dell'Italia Centrale-meridionale si è evoluto come razza a sé e viene descritto già daColumella (I secolo d.C.) come strenuo difensore del gregge nei confronti del Lupo.
Il colore del suo mantello è stato a lungo apprezzato dai pastori in quanto impediva che, in caso di assalto dei lupi al crepuscolo, venisse scambiato per uno dei predatori. In epoca contemporanea il Maremmano Abruzzese viene ancora impiegato contro i lupi. Un progetto del WWF prevede infatti di assegnare agli allevatori dei soggetti ben addestrati per difenderli da eventuali attacchi del predatore e scongiurare in questo modo una nuova caccia selvaggia a questo animale protetto dalla legge ma sempre a rischio di estinzione.


 

Descrizione

La coda è attaccata bassa e oltrepassa il garretto. Tenuta sempre pendente a riposo, è invece portata eretta, sulla linea del dorso, quando il cane è in allerta o è eccitato. Il bianco uniforme è il colore che lo contraddistingue. Tollerate le sfumature avorio o arancio pallido, purché limitate nel loro numero. Il mantello è molto abbondante, lungo, piuttosto ruvido al tatto. È tollerata una lieve ondulazione. Il sottopelo è abbondante durante la stagione fredda. Gli occhi non sono grandi in relazione alla taglia del cane. Il loro colore è ocra o marrone scuro. La rima palpebrale a mandorla. Le orecchie sono attaccate molto alte, a "V", sono pendenti ma molto mobili. La testa è grande e piatta, di forma conica. Ricorda la testa dell'orso bianco. Il cranio è largo. Lo stop è poco accentuato.
Nonostante lo standard ENCI preveda ancora un peso di 30-45 kg, esso è oramai considerato desueto e sorpassato dall'intera platea cinofila la quale, da oltre 10 anni, premia come campioni cani il cui peso supera spesso i 50 kg per i maschi ed i 40 kg per le femmine.
 

 

Carattere

Cane dotato di grande fierezza, dignità e tempra, ha temperamento molto forte, sicuro e indipendente. Spesso viene definito un "quasi felino" tanto non gli si addicono le smancerie. Resta comunque legato al padrone da un affetto profondo, quasi "maschio" nel senso che pretende di essere rispettato per rispettare a sua volta il leader. Con gli estranei si dimostra generalmente diffidente, ma evita qualsiasi forma di aggressività quando non strettamente necessario.

Cure

È stato e resta un cane molto rustico, capace di resistere alle malattie, al freddo e alle intemperie: non richiede perciò particolari cure a parte qualche spazzolata ogni tanto e il consueto controllo antiparassitario. Nonostante la sua taglia non è raro trovare cani di questa razza superare i 10 anni di età, proprio grazie alla loro resistenza naturale.

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Veduta del rifugio Montecristo
 
 

 

 
Distante da Assergi undici chilometri, la località di Montecristo è raggiungibile solo con l'auto in qualsiasi periodo dell'anno.
Dapprima sorto come rifugio, Montecristo è stato trasformato in bar-ristorante a struttura bassa e lunga per resistere ai forti venti che imperversano nella zona. Si trova quasi adiacente alle piste da sci e subito a ridosso del ristorante è stato ricavato un capiente parcheggio per gli amanti dello sci e dell'ottima cucina tipica.
Il luogo è posto ad un'altezza di 1400 m., mentre le piste variano tra i 1600 e i 1700 m.
Da alcuni anni, a causa della mancanza di neve consistente tale da permettere di sciare in sicurezza, l'impianto di risalita è rimasto inattivo con il conseguente deterioramento dei cavi, delle pulegge e del motore principale. Per poter ritornare operativo necessita della dovuta manutenzione e relativo collaudo che sarà, in tempi non molto lunghi, eseguito.
Nel periodo invernale è consigliato l'uso delle catene a bordo e comunque mai tentare di salire a Montecristo quando c'è vento forte; i mezzi spartineve non partono con condizioni di tempo proibitive. Mentre in estate non ci sono problemi per chi desidera passare una giornata in media montagna a totale contatto con la natura circostante.
La località si trova nel cuore del Parco come tutto il circondario di Assergi ed è assistita  continuamente dai suoi uomini e da quelli del Corpo Forestale dello Stato, che con la loro presenza sul territorio garantiscono il rispetto e la sicurezza nello stupendo scenario della montagna.

Per informazioni, il numero telefonico di Montecristo è: 0862 / 606177






  Campo Imperatore                                         
 

Storia

La realizzazione dell’albergo, si inserisce in un ampio progetto di sviluppo turistico e sportivo dell’Aquila e del suo comprensorio, promosso dal fascismo a partire dagli anni trenta del XX secolo.

 

 

 

Inizio lavori nel 1936

 Nel 1934, nei pressi della stazione di monte della funivia e su un terreno donato all’amministrazione comunale da Adolfo Dragonetti De Torres, marchese di Pizzoli e patrizio dell’Aquila, venne realizzato un grande e moderno albergo per garantire ospitalità ai turisti. Nel lontano 1936 iniziarono i lavori per la costruzione dell’Hotel Campo Imperatore con il progetto n. 68870 che porta la data del 29 agosto 1936. L’opera di imponenti dimensioni, veniva progettata e successivamente realizzata con quattro piani ed un sotterraneo, con avancorpo semicircolare. Dal 1940 l’Albergo di Campo Imperatore ha subito solo lievi modifiche estetiche mantenendo la linea originale concepita negli anni ’36. Gli interni sono rimasti pressoché invariati, cambiando solo l’utilizzo delle stanze e dei locali. L’albergo, si presenta con un’architettura razionalista, molto semplice seppur funzionale nelle forme. E’ costituito da un grande blocco con forma di parallelepipedo affiancato, nel versante di Campo Imperatore, da un secondo blocco a pianta semicircolare. Si sviluppa su 5 livelli e contiene al suo interno 45 camere, un ristorante panoramico. L’Albergo divenne celebre soprattutto nel 1943, allorchè, in seguito alla caduta del fascismo ed al conseguente arresto di Mussolini, venne scelto come prigione per l’ex capo del governo, in attesa di consegnarlo alle forze alleate. Mussolini fu portato a Campo Imperatore il 28 agosto del 1943, dopo essere già stato tenuto prigioniero nell’isola di Ponza e della Maddalena, a differenza delle quali il Gran Sasso appariva un luogo più sicuro e inaccessibile. Con un’azione a sorpresa, che prese il nome di operazione “Quercia”, di cui vi proponiamo due brevissimi filmati dell'epoca, alcuni alianti con a bordo soldati tedeschi si lanciarono velocemente verso l’albergo, a sorpresa delle sentinelle italiane che si arresero a tale operazione. In testa il capitano Otto Skorzeny che guidò il plotone tedesco verso l’albergo. L’operazione si svolse in pochi minuti. L’albergo fu totalmente circondato da soldati tedeschi. I militari italiani vennero disarmati e il tenente Faiola, a guardia dell’Albergo, capì che non c’era più niente da fare che consegnare Mussolini ai tedeschi. L’incontro di Mussolini con il capitano Skorzely fu cordiale ed amichevole: “Duce, il Fuhrer mi ha inviato per liberarVi”; queste sono le parole che Skorzeny pronunciò entrando nella stanza di Mussolini. Mussolini rispose al capitano tedesco: “Sapevo che il mio amico Adolf Hitler non mi avrebbe abbandonato”. Al secondo piano dell’Albergo si trova la camera 220 (in precedenza numerata 201) dove fu tenuto prigioniero Benito Mussolini. La camera perfettamente conservata nei suoi arredi, è oggi un piccolo museo visitato da turisti e nostalgici. Su opportuna prenotazione è possibile pernottare.
Adiacente all’hotel Campo Imperatore si trova l’Ostello, un edificio costruito negli anni ‘30 che ospitava la stazione superiore a monte della funivia del Gran Sasso. Tutta la zona dove esisteva il vecchio impianto a fune è stata adibita a museo dove sono esposti fotografie, pezzi meccanici e cabine della vecchia funivia “Cerretti & Tanfani”.
E’ tuttora esistente il sistema motrice in ferro, mantenendo la stessa posizione in cui venne realizzato nel ’35.

Campo Imperatore: L'Albergo com'è oggi

 

Campo Imperatore: la facciata principale dell'Ostello
Ecco come si presenta L'Ostello nel mese di dicembre dopo una violenta bufera di neve

 

L'Ostello visto dalla nuova stazione di arrivo

 

 

 

 

 

         

 

 
 
Itinerario delle piste da sci a Campo Imperatore


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Rifugio Duca degli Abruzzi

Il rifugio Duca degli Abruzzi, sullo sfondo il Gran Sasso.

 

Il Rifugio, di proprietà del C.A.I. di Roma, è situato a 2388 metri sulla Cresta del Monte Portella, nel cuore del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga , al ridosso del Corno Grande e delle principali vette del massiccio.
Il Duca degli Abruzzi è un rifugio di montagna raggiungibile solo a piedi con 40 minuti di facile cammino da Campo Imperatore (AQ), o da Prati di Tivo (TE) con una splendida traversata di 4 ore.
Non offre grandi comodità ma è un luogo dove escursionisti, alpinisti e amanti della montagna potranno trovare ristoro e pernottare immersi nello splendido ambiente naturale che lo circonda.

L'Apertura stagionale è dal 1 giugno al 30 settembre.

Aperto nei fine settimana (se il tempo lo consente) o dietro prenotazione nei restanti periodi dell'anno. Durante la chiusura invernale rimane comunque aperto il locale di emergenza dotato di 3 cuccette fornite ciascuna di materasso e due coperte.




Rifugio Garibaldi

 

 

 

 

 
Il Rifugio Garibaldi
 



 

Il rifugio è situato a 2230 metri nella conca di Campo Pericoli, nel cuore del Parco Nazionale Gran Sasso e Monti Della Laga. Dal rifugio è possibile arrivare in vetta al corno Grande in circa due ore e mezza, numerosissime le possibilità alpinistiche, scialpinistiche ed escursionistiche nei dintorni. Il rifugio Giuseppe Garibaldi ha un eccezionale valore storico, essendo stato costruito nel 1886. La sua struttura è ancora quella originale e quindi è un rifugio molto spartano: si dorme in uno stanzone unico, non ci sono sorgenti di acqua, l'energia elettrica viene prodotta tramite un pannello fotovoltaico, c'è una radio vhf per le emergenze. 

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Il Rifugio Franchetti

 

Una splendida immagine del Rifugio Franchetti m.2433




 

 

Il rifugio Carlo Franchetti è situato in bellissima posizione nel cuore del Parco Nazionale del Gran Sasso. Edificato sul finire degli anni '50 dalla sezione romana del C.A.I., è stato inaugurato nel 1960. Costruito interamente in pietra calcarea e rivestito in legno sorge a m 2433 di quota su uno sperone roccioso, al centro del Vallone delle Cornacchie. Stretto tra le pareti del Corno Grande e del Corno Piccolo offre un magnifico panorama sulle dolci colline dell'Abruzzo teramano fino al vicino mare Adriatico. Il rifugio Franchetti con le sue ridotte dimensioni mantiene lo spirito originario del rifugio di una volta, con un contatto diretto tra i frequentatori e chi vi vive e lavora. È importante punto di appoggio per le vie normali e le ferrate che salgono ai "Due Corni". Costituisce anche una ottima base per le vie di roccia del Corno Piccolo (in particolare sulla parete est ed sulle Fiamme di Pietra) e del Corno Grande con le impegnative vie sul severo "Paretone" della Vetta Orientale, o per bellissime classiche di media difficoltà, come la Traversata delle Tre Vette. Dal rifugio si raggiunge in 40 minuti di sentiero il piccolo Ghiacciaio del Calderone, ultimo modesto residuo di antiche ere glaciali.
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La Funivia del Gran Sasso d'Italia

Una delle due cabine della Funivia prima dell'intervento di restyling.

 

 

 

Storia

 

Le prime ipotesi di collegamento della conca aquilana con il Gran Sasso d'Italia nascono negli anni trenta del XX secolo, inglobate in un più ampio progetto di sviluppo turistico e sportivo della città promosso dal fascismo. Il progetto originario, redatto tra il 1931 ed il 1934, prevedeva il raggiungimento di Campo Pericoli e Monte Aquila tramite due funivie dalla lunghezza complessiva di 4500 metri e dal costo totale stimato di circa 5 milioni di lire, di cui venne realizzato solamente il primo troncone sino a Campo Imperatore.
L'impianto venne costruito nel 1934 su progetto degli ingegneri Giulio Ceretti e Vincenzo Tanfani e si espandeva sul versante del Gran Sasso detto dei Valloni attraverso tre stazioni poste a quote progressive. La stazione di valle era situata a poca distanza dal borgo di Assergi nel territorio di Camarda, che pochi anni prima (nel 1927) era stata unificata al comune dell'Aquila da cui dista circa 15 chilometri: qui venne edificata una piccola località turistica con servizi e strutture ricettive, denominata Fonte Cerreto, che avrebbe costituito il centro del nuovo comprensorio.
Dalla quota 1125 metri s.l.m. di Fonte Cerreto, la funivia raggiungeva poi una stazione intermedia a quota 1619 metri s.l.m. e, quindi, la stazione di monte di Campo Imperatore ad una altitudine di 2128 metri s.l.m., dove venne realizzato anche l'Hotel Campo Imperatore in cui nel 1943 fu tenuto prigioniero Benito Mussolini. La spesa complessiva fu di 2.389.000 lire anticipata, sotto forma di mutuo trentennale, dal Banco di Napoli. La struttura disponeva di due cabine da circa 30 posti, una per ognuna delle due tratte, collegate attraverso lo stesso anello traente che, di fatto, ne limitava la portata. La base della funivia venne collegata con L'Aquila attraverso corse giornaliere di autobus; l'impianto sfruttò anche il parallelo sviluppo della linea ferroviaria per Roma tanto che una celebre pubblicità trasmessa dal cinegiornale dell'Istituto Luce affermava come fosse possibile arrivare dalla capitale al Gran Sasso in sole tre ore.
Nel dopoguerra, in seguito al diffondersi della pratica dello sci, a partire dalla stazione di monte della funivia, vennero realizzati una seggiovia ed uno skilift costituendo quella che, per l'epoca, era una delle più grandi e moderne stazioni sciistiche d'Europa. Nel 1964 la funivia venne ammodernata dagli stessi progettisti dell'impianto originale e continuò a funzionare fino al crollo di un masso che danneggiò la stazione intermedia e ne decretò la chiusura temporanea.
Nel 1988 la vecchia funivia venne sostituita dall'attuale impianto progettato dalla ditta Agudio del gruppo Leitner in grado di effettuare il collegamento tra Fonte Cerreto e Campo Imperatore in un'unica tratta che, con una lunghezza di oltre 3 chilometri, è una delle più lunghe d'Europa. Il percorso, dalla durata complessiva di 7 minuti, poggia su tre piloni che ne sostengono il tracciato e rendono superflua la stazione intermedia, di cui è ancora oggi visibile lo scheletro adiacente il secondo pilone. La struttura dispone di due nuovi fabbricati al posto delle originali stazioni di monte e di valle, rispettivamente convertite una in ostello e l'altra in un ristorante.
La struttura non ha subito danni dal terremoto del 2009.

 

 

Ecco come si presenta la cabina dopo il nuovo look


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   ASSERGI                                                     

Panorama di Assergi ripreso dalla località "piedi le falde"


Assergi è un piccolo centro in provincia dell'Aquila di seicento abitanti posto a 870 m s.l.m. e dista dal capoluogo circa quindici chilometri.
Si trova in una posizione che domina la valle sottostante ed è l'ultimo paese prima del massiccio del Gran Sasso.


 

Assergi deve la sua fama anche alla località sciistica di Campo_Imperatore (m. 2100) che, con i maestri della Scuola di Sci Assergi, è in grado di garantire, in assoluta sicurezza, il piacere della vacanza sulla neve.
La località è attrezzata con una delle più moderne funivie che può contenere fino a cento posti e dalle seggiovie delle Fontari e della Scindarella per quanto riguarda gli impianti di risalita. A Campo Imperatore ci sono un grande ed attrezzatissimo Albergo (dove nel '43 fu tenuto prigioniero il duce) e un Ostello fornito di camere e tavola calda ricavato dalla sede della vecchia funivia. Sullo sfondo, si erge maestoso il Gran Sasso d'Italia con i suoi 2912 metri.



Veduta della parte nuova di Assergi  -  si notano le villette a ridosso della costa e più in alto, il vecchio capannone COGEFAR, della ditta che costruì la galleria del Gran Sasso.


 


Ma non solo a Campo Imperatore si scia, infatti presso la località di Montecristo(1400 m.) ci sono diverse piste da sci. Montecristo dista da Assergi undici chilometri ed è raggiungibile solo con l'auto anche nel periodo invernale.
Assergi non è solo luogo di villeggiatura per gli amanti della neve e degli sports invernali ma è anche meta turistica sopratutto nel periodo estivo.
Nel cuore del
Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, con sede al vecchio convento ora ristrutturato, in estate si è a diretto contatto con la natura in un'oasi di pace e tranquillità. Il punto informativo del Parco saprà fornire tutte le necessarie informazioni sulle escursioni e sugli itinerari da seguire.
Di interesse scientifico sono invece i
Laboratori di Fisica Nucleare (I.N.F.N.), da molti anni insediati ad Assergi, dove vengono eseguiti gli esperimenti sull'atomo e sulla materia, compiuti da scienziati provenienti dalle varie parti del mondo. I Laboratori si trovano sotto la montagna e per accedervi si entra nel Traforo del Gran Sasso, direzione L'Aquila, dove circa a metà del traforo ci sono le entrate mentre gli uffici amministrativi sono all'esterno. Tramite prenotazione è possibile la visita guidata all'interno dei laboratori in qualsiasi periodo dell'anno.




Assergi è facilmente raggiungibile dalla statale 17bis che collega la statale 17 con la funivia e ancora meglio dalla moderna autostrada Roma-L'Aquila con uscita proprio ad Assergi.



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