Reliquia rubata, si segue la pista locale, resta l’ipotesi del furto su commissione

Le piste, quando non sono piste concrete, sono sempre molte. La frase : stiamo indagando in tutte le direzioni significa che si brancola un po’ nel buio. Queste però sono solo le dichiarazioni ufficiali da dare in pasto alla stampa per tenerla buona. La verità forse è un’altra. I carabinieri pare che non brancolino proprio nel buio e una pista, più seguita delle altre, forse c’è. Ed è quella che porta a una sorta di dispettuccio, una vendetta frutto magari di un po’ di invidia. Insomma robetta all’amatriciana. Ecco perché gli investigatori già dalle prime ore hanno cercato la reliquia nei dintorni del piccolo santuario montano. Chi ha preso quel pezzetto di stoffa non sapeva in realtà che farsene e quindi compiuto l’atto fra il vandalico e il sacrilego potrebbe essersene rapidamente disfatto. Altro elemento. I carabinieri stanno setacciando i tabulati telefonici come se si trattasse di un omicidio in grande stile. In verità si cerca di capire se nella notte fra sabato e domenica qualcuno con cellulare si aggirava nel piccolo borgo che di notte è disabitato. Sono state già interrogate tre persone «informate sui fatti». I ladri forse sono arrivati a piedi (una macchina poteva essere anche casualmente notata da qualcuno), avevano quasi certamente un frullino o una trancia per il ferro. Rimossa la grata in ferro il resto è stato facile e anche la fuga è stata ben coperta dal buio. La macchina probabilmente era a una certa distanza, forse sulla strada del Vasto (ufficialmente chiusa ma transitabile senza problemi) o anche più vicina – ma ben nascosta – al santuario. Allontanarsi è stato un gioco da ragazzi anche perché non c’è, intorno al piccolo tempio (e nemmeno dentro) un sistema di videosorveglianza. Va ribadito che oltre alla reliquia è stata portata via solo una piccola croce. Null’altro è stato toccato, nemmeno le offerte. Vengono vagliate con attenzione pure alcune telefonate anonime giunte in queste ore con indicazioni sui possibili autori del furto. Molti sono mitomani ma forse qua e là qualche buona segnalazione potrebbe venir fuori. Se la pista locale non dovesse portare a risultati concreti ecco che l’ipotesi di un collezionista che paga per andare a prendere quel pezzetto di stoffa con il sangue di Giovanni Paolo II potrebbe riemergere ma a quel punto tutto si farà più complicato. Comunque non resta che aspettare. Ieri c’è stato un altro sopralluogo da parte degli inquirenti e oggi forse ce ne sarà un altro. Intanto se qualcuno voleva provocare un danno di immagine al santuario Giovanni Paolo II portando via la reliquia, probabilmente ha ottenuto l’effetto contrario. Pasquale Corriere, presidente dell’associazione San Pietro della Ienca ha detto che sono usciti articoli sul furto su giornali di ogni parte del mondo e quel pezzo d’Abruzzo fino a ieri semisconosciuto oggi è noto a molti . Ieri Skytg24 ha effettuato collegamenti in diretta e del furto si è occupato anche il programma di Rai 1, Uno Mattina. Oggi è previsto l’arrivo di una troupe di «Mistero» che va in onda su Italia 1. Domani la vicenda sarà in diretta anche su «I Fatti Vostri» (Rai 2). Insomma un po’ come nell’aprile del 1988 con il furto dei resti mortali di Celestino V la notizia ha fatto il giro del mondo. Vedremo se, come accadde più di 25 anni fa il caso sarà risolto presto o per anni si continuerà a parlare del giallo della reliquia trafugata a San Pietro della Ienca. Il reliquiario è un minuscolo pezzo di stoffa dell'abito che il pontefice indossava il 13 maggio 1981 quando, in piazza San Pietro, durante un'udienza generale, subì l'attentato da parte di Mehmet Ali Agca, killer professionista turco. A donarlo al santuario, nel 2011, fu il segretario di Wojtyla, attuale arcivescovo di Cracovia, il cardinale Stanislao Dziwisz. Nel mondo ne esistono altri tre esemplari, recanti il sigillo del Vaticano, tra cui uno conservato nella chiesa di Santo Spirito in Sassia, a Roma.

- da Il Centro -

 



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