Furto reliquia, il racconto di Antonello Scarsella che abita nel progetto Case di Tempera

 Il garage della piastra numero 4 della new town di Tempera torna vuoto come sempre da quasi cinque anni a questa parte. È lì, in un quadrato del pavimento grigio, che si sono affollati gli investigatori per cercare il sacro pezzetto di stoffa intriso del sangue del Beato Giovanni Paolo II. «Lo hanno ritrovato vicino alla gomma della mia auto», racconta Antonello Scarsella, residente in uno degli appartamenti del progetto Case, mentre indica il posto auto dove parcheggia solitamente la sua Fiat Lupo bianca. «Era proprio qui». E a terra ci sono ancora i segni bianchi con cui gli investigatori hanno cerchiato i punti esatti in cui si trovava la reliquia. Per ore quei frammenti sacri sono rimasti lì, in balìa di ruote e scarpe e anche cani, che spesso qui sono gli unici esseri «da compagnia» per tante persone sole, soprattutto anziani, che vivono nella new town senza tante possibilità di allontanarsi. «E chi l’avrebbe detto che un gesto simile sarebbe stato compiuto da qualcuno del posto», commenta Alberto Antonetti. Appena tornato dal lavoro, dice di non aver seguito bene la vicenda; ma ha sostato a lungo a parlarne con un conoscente che, al contrario, conosce la storia per filo e per segno. Il figlio 17enne di Antonetti, invece, conosce uno dei ragazzi autori del furto della teca e della croce, preziosa testimonianza del passaggio, decine di volte, di Papa Wojtyla nel piccolo santuario alle falde del Gran Sasso. «Lassù, forse, hanno lasciato l’ampolla», azzarda Scarsella. Si riferisce a uno dei pilastri del garage; segno che c’è ancora un po’ di confusione intorno alla storia rocambolesca del ritrovamento della reliquia del Beato. Urge raccogliere al più presto tutti i fili di una storia a puntate sospesa tra il mistero e la cronaca spiccia. «Siamo sconcertati e stupiti che possa essere capitata una cosa del genere», aggiunge Scarsella, accompagnato dal figlio di 8 anni che prima di andare ad allenarsi con la sua squadra di calcio, vuole dire la sua: «Ho avuto paura che volessero arrestare qualcuno». E poco c’è mancato davvero. Gli inquirenti hanno impedito che si parcheggiasse nel garage transennato fino al primo pomeriggio di ieri. Tutte le auto fuori, lungo le vie e i parcheggi laterali, per lasciare lavorare in pace gli investigatori, supportati ieri anche dalla Scientifica e dal cane «molecolare»: una bestiola capace di fiutare tracce di sangue anche nelle condizioni più ardue. «Quando sono tornato alle 16 non mi aspettavo tutto questo trambusto», racconta Salvo Anzelmo, camionista che si ferma nel suo alloggio nel progetto Case di Tempera soltanto poche ore al giorno e ha sentito del furto sacrilego dalla radio in viaggio. «C’erano 4-5 pattuglie delle forze di polizia e della Scientifica e un grande mezzo al centro del garage che illuminava il parcheggio. Una pattuglia, poi, è rimasta a piantonare lo spiazzo per tutta la notte. L’ho vista uscendo da casa alle 5,30 del mattino per andare a lavorare». «Ormai non ci meraviglia più nulla», dice alzando le spalle nel cappotto elegante Rosanna Mastrantonio, mamma di due figli che portando a spasso il cane incontra ultimamente giornalisti di mezza Italia; al suo fianco c’è un’altra mamma, Serenella. «Questa è una zona estremamente tranquilla, o forse abbandonata», dice Serenella, mentre il cane corre nella direzione di un centro polifunzionale atteso da anni e finalmente in completamento. «Questo furto compiuto da ragazzi così giovani è sintomo di un disagio sociale che va governato. Il futuro dei nostri figli deve essere in una città sana, che sappia offrire un lavoro e certezze a chi non vuole andare via».

- da Il Centro -



Condividi

    



Commenta L'Articolo