Telecamere di guardia alla Jenca per proteggere la chiesetta del Papa

Occorre essere realisti. La drammaticità e il pathos suscitati dal furto della reliquia con il sangue di Giovanni Paolo II hanno regalato al piccolo santuario ai piedi del Gran Sasso, dove il Santo Padre amava raccogliersi in preghiera durante le sue visite, una ribalta mondiale. Di quelle che non si raggiungono né con le conferenze stampa, né con i progetti o le cosiddette «sinergie» tra istituzioni, tantomeno con il passaparola. E le lezioni da imparare sono almeno due: non permettere che un episodio del genere si ripeta e incanalare (per non utilizzare un più brutale sfruttare) l'immagine del santuario intitolato a Papa Wojtyla nei canali giusti per contribuire a risollevare le sorti di un intero territorio. Ne è convinto Pasquale Corriere, presidente dell'associazione «Amici della Ienca», che per primo ha creduto nelle potenzialità del piccolo gioiello della montagna aquilana. «La reliquia adesso è in possesso dell'Arcivescovo e della curia che provvederà al suo restauro - spiega Corriere - Credo che quasi sicuramente si provvederà all'installazione di telecamere di sicurezza e un sistema di allarme che, in caso di effrazioni, allerti immediatamente la stazione dei Carabinieri di Assergi, la più vicina al santuario». Una volta restaurata i resti sacri di uno dei simboli della cristianità, e non, del ventesimo secolo torneranno al suo posto ed in quell'occasione «verrà organizzata una grande manifestazione che coinvolgerà l'intera città» aggiunge Corriere. Sicuramente l'altro evento che vedrà protagonista il santuario della Ienca è già programmato per il prossimo 27 aprile, quando Papa Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII saranno proclamati santi da Papa Francesco. Una giornata di festa per la cristianità che anche sul Gran Sasso (dove è già stata intitolata una cima al Papa polacco) vivrà uno dei momenti più intensi. «Ad aprile avevamo già previsto una grande manifestazione che adesso, dopo il ritrovamento della reliquia, assumerà un valore ancora più forte». Come forte sarà, ancora una volta, il ritorno d'immagine per il piccolo borgo montano della Ienca. «Nei giorni scorsi il nome della Ienca è rimbalzato nei quattro angoli del mondo: dalla Cina al Brasile, dall'Europa all'Australia. Abbiamo di fronte un'occasione unica per promuovere il santuario, promuovendo l'arrivo di tanti pellegrini». L'importante è preservare la natura di quei luoghi incantati. «Sicuramente - chiosa Corriere - bisogna recuperare ciò che già esiste dal punto di vista della ricettività, potenziando le iniziative dell'albergo diffuso, non costruendo altre strutture. In questo modo non ne gioverebbe solamente la conca aquilana, ma l'intero Abruzzo, che sono sempre stato convinto possa diventare un punto di riferimento per il turismo religioso italiano».

- da Il Tempo -



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