Oggi è la festa di San Franco d'Assergi

 

 

  S. Franco
Eremita del Gran Sasso

Profilo storico

La vita



Immagine di S.Franco.



 

Franco vide la luce nella diocesi di Forcona (poi trasferita  all'Aquila  nel 1256), nel villaggio di Roio Piano adagiato in una valle a ridosso di Monteluco.

La casa di S.Franco, recante la scritta << Memoria famiglia casa S.Franco>>, pur non essendo una costruzione del medoevo , costituisce tuttavia un interessante documento di una tradizione secolare.
Dai genitori cristiani e agiati Franco ereditò la propensione al bene e le disposizioni psicologiche e morali dei genitori, si trasmettono ordinariamente ai figli assieme ai caratteri somatici. 
Nella famiglia, che si potrbbe chiamare Chiesa domestica, i genitori devono essere per i loro figli i primi maestri della fede. 
Così avvenne per Franco. 

Passò, poi, alla scuola del sacerdote Palmerio e si dimostrò volenteroso, intelligente e pio. Il primo in tutto: sia nello studio che nella bontà.
Oltre che alla scuola egli dovette dedicarsi anche al lavoro.
Il fratello maggiore, non si sa perchè, a volte lo maltrattava duramente e lo costringeva a guardar le pecore, lontano dagli occhi dei genitori.
Nel frattempo, nell'animo di Franco, andava maturando una grande idea: quella della consacrazione totale al Signore.
L'educazione religiosa era veramente profonda, la corrispondenza del ragazzo piena e generosa, la voce di Dio distinta e chiara nella sua coscienza. E la risposta fu netta e decisa: no al mondo, sì a Dio!
E puntò verso l'ideale che dette unità ed efficienza a tutta la sua vita, polarizzandone ogni attività: rinuncia al mondo, ricerca di Dio. 

Assergi - Chiesa di S. Maria Assunta: Urna di S.Franco.


                                                   Vita monastica

 Un giorno il fervido adolescente, spinto dalla grazia e sicuro di sè, lasciò il gregge al pascoloe andò a bussare alla porta dell'Abbazia benedettina di S. Giovanni di Collimento in Lùcoli,  fervente di vita e di santità, costruita dal conte Odorisio nel 1077.
I genitori di Franco, per quanto sinceramente devoti all'Abate, cercarono di dissuadere il figlio dalla strada intrapresa.
Ma Franco fu irremovibile e perseverò nel suo proposito di offerta di sé a Dio nell'assoluta disponibilità alla grazia per tendere al raggiungimento della statura completa dell'uomo divinizzato, chiamato non solo alla vita, ma anche alla grazia e alla gloria.
La sua fiducia in Dio gli dette fiducia in se stesso. Franco non fu soltanto un esemplare di monaco ma un monaco esemplare. E disciplinando con severità il suo corpo e il suo spirito, visse pienamente la vita del suo ideale e l'ideale della sua vita.


                                   Vita eremitica 


Dopo circa vent'anni di vita monacale Franco formò e rifinì la sua forte personalità. Egli adottò un'altra severa decisione, fondamentale per la sua vita: imitare Giovanni il Battezzatore titolare dell'Abbazia che lo ospitava; Giovanni, il campione e il predicatore della penitenza, l'eroe e il martire che scomparve per l'affermazione e lo sviluppo del Cristo.
Ottenuto con difficoltà il necessario permesso del Superiore, scambiato un commosso abbraccio con i confratelli, nel colmo della notte, fornito di breviario e di pochissimi oggetti Franco lasciò la comunità e andò in cerca dell'eremo, della perfetta quiete interiore ed esteriore, abbandonandosi liberamente all'azione dello Spirito Santo. 
 

Famosa immagine di S.Franco che salva il bimbo dalle fauci del lupo

 

Una grotta spinosa, nascosta nel folto del bosco, già abitata da un santo eremita, gli servirà da rifugio; miele, erbe e frutti selvatici saranno il suo cibo e una sorgente di acqua pura lo disseterà.
La nuda terra gli offrirà un onesto riposo e sarà felice, così: solo, con Dio.
Franco credette, sperò, amò, soffrì visse in unione con Cristo e, in Cristo, con i fratelli. Non avrebbe senso la sua vita, fuori da questa visuale. La solitudine non è un isolamento, nessun cristiano, anzi nessun uomo è solo, se prega, se pecca, influisce sugli altri. Per Franco, la solitudine che la sua vita eremitica gli impose, non fu mai un isolamento, ma al contrario, una totale comunione di spirito verso Dio, verso il creato, verso l'immenso. La vita degli eremiti assume un tono comunitario alla luce della dottrina del corpo mistico: fisicamente segregati, spiritualmente inseriti, all'apparenza inerti ma profondamente attivi.
L'incessante ricerca, da parte di Franco, di un luogo più remoto sembrò trovare placamento in una specie di grotta, coperta di verde,  forse adattata alla benemeglio, alle pendici del monte che da lui prese il nome (m. 2135), sopra il Vasto (località a valle della strada, dove, ogni anno, dopo la S. messa celebrata alla sorgente del Santo il giorno 13 di Agosto, si usa, per tradizione, consumare il pasto, con carne alla brace). Mutamenti geologici, dovuti a fenomeni naturali, hanno reso problematica una esatta identificazione del luogo. Franco dovette scegliere dimora presso la sorgente dell'acqua, scaturita prodigiosamente per le necessità della sua vita, dietro sua preghiera. 
Comunque, è arduo ricostruire la vita quotidiana di Franco, ritessere  le milleottocento e più giornate e altrttante notti, trascorse lassù, a quota 1730. Difficile penetrare nel mistero di quel frettoloso "sancte vixit" (visse santamente), con cui il manoscritto medioevale riassume cinque lunghi anni di paurosa solitudine.   



                        Acqua di S.Franco.


Meta immancabile dei pellegrini fin dal tempo del miracolo.
Il 18 settembre 1747 vi salì anche il Vescovo dell'Aquila Mons. Giuseppe Coppola : pregò, si lavò ed esortò a porre un'immagine del Santo presso la sorgente.
Dipinta su maiolica e sistemata, dopo breve tempo fu da ignoti rubata.
Più tardi fu costruita, sulla fonte, una rustica edicola in pietra, con sull'altarino un pannello di maioliche dipinte, raffiguranti il Santo, con la scritta: " A  S. Franco  di Assergi. A div.ne di Matteo e Luigi Cappelli A.D. 1854". L'illustre famiglia era proprietaria della montagna, oggi comunale per transazione del 13 giugno 1949.
Una lastra di marmo bianco, posta sull'altare, reca la notizia di un restauro fatto nel 1945 a spese dell'assergese Vincenzo Cipicchia, che volle lassù, alcuni elementi della banda musicale presente in Assergi per le feste, nonostante i tempi tristi. 
Sono seguite altre due riparazioni della cappella, soprattutto nella copertura, nel 1958 e nel 1966. 
Oggi l'accesso all'Acqua è facilitato enormemente dalla nuova strada panoramica che collega la Statale 17 bis al Passo delle Capannelle.

Le numerose persone che, nei mesi estivi, salgono, affaticate e sudate, non esitano a sottoporsi, quasi un rito religioso, a una pesante doccia ghiacciata, con la speranza di ottenere benefici. 
Nessuno ha mai preso una polmonite e parecchi riferiscono di aver ricevuto guarigioni.



 Dal libro "ASSERGI E S.FRANCO - Eremita del Gran Sasso", scritto da 
Don Demetrio Gianfrancesco.   

(Rieditato da Roberto Carpi)

Immagine tanto cara agli assergesi dell'Acqua di S.Franco

 

Interno della cappella. Visibili, sopra il piccolo altare, la lastra di marmo bianco opera di Vincenzo Cipicchia e l'immagine maiolicata del Santo.




E per concludere, mi è sembrato giusto rendere omaggio al Santo, ad Assergi e alla sua gente, con una poesia tratta dal libro "Scura Mea", in dialetto assergese con relativa traduzione, che Angelo ha dedicato a chi, per necessità, da Assergi ha dovuto emigrare in una terra lontana e straniera ma con il cuore sempre colmo del proprio luogo natio e di S.Franco protettore.



CINQUE GIUGNE                                                               

                                                                                              
Ugn'anne a quéla data                                    
me sse retstrégne u còre,                                
pènze a te San Frà...                                     
che scì ju protettore;                                     

ne-n me scòrde màje                                         
ddo' sò nate...,                                                      
sòmmen-ìte pe' sta' méjje,                               
ma quande cose sò' lassàte;                            

de lla vita so' conténte                                       
de quéle che m'à date,                                       
me manghéte tante                                          
da quànne so' partìte;                                       

mo' ve lle prométte                                             
'na vota o 'n'atra                                                  
lasse tutte...,                                                          
vénghe a fa' 'na ' mbruvvisàta;                         

'ndante...sògne a occhi apérti:
Cifalone, Montecriste, la Fonte ju Cerréte,
le piazzette, j'archi, i viculìtti storti
e le case cò le mura affumicàte...




                                                                                       Angelo Acitelli
  

CINQUE GIUGNO



Ogni anno in quella data
mi si restringe il cuore
penso a te San Franco
   che sei il protettore;

  non dimentico mai
 dove sono nato...
 me ne sono andato per stare meglio
 ma quante cose ho lasciato;

 della vita sono contento
 per quello che mi ha dato
 mi mancate tanto
 da quando sono partito;

  ora ve lo prometto
 una volta o l'altra
  lascio tutto...,
 vengo a fare un'improvvisata;

 intanto...sogno ad occhi aperti:
 Cefalone, Montecristo, Fonte Cerreto
le piazzette, gli archi, i vicoletti storti
e le case con le mura affumicate... 










 



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