Suora stuprata da prete abbandona figlia, poi ci ripensa

Non perderà per sempre la sua bambina e avrà una seconda chance per fare la mamma, una suora congolese di 44 anni che nel 2011, a Pesaro - dopo una violenza subita, secondo quanto da lei riferito, da un sacerdote- aveva partorito senza riconoscere la piccola nei tempi stretti stabiliti dalla legge e la bebè era stata data in affido a una coppia marchigiana. La Cassazione ha infatti accolto il ricorso della ormai ex religiosa contro il via libera alle procedure per l'adozione attivate lo scorso giugno dalla Corte di Appello di Ancona, che aveva ritenuto fuori tempo massimo il ripensamento della donna. Si era infatti risolta a dichiararsi madre biologica solo dopo tre mesi e mezzo dal parto. Fin da quando si era accorta di essere incinta, la suora aveva dichiarato alla superiora e alle sue consorelle di voler continuare a rimanere nella Congregazione congolese delle 'Petites Soeurs de Nazareth'. Ci era entrata a 19 anni, dopo il diploma di scuola superiore. Aveva svolto il suo noviziato e nel 1996 aveva preso solennemente i voti. Man mano erano venuti incarichi di rilievo e, infine, il viaggio a Roma, due anni a studiare teologia presso la Pontificia Università Urbaniana. Qui deve essere avvenuto l'incontro con il 'padrè della bimba, un sacerdote anche lui a quanto pare congolese e del quale si è persa ogni traccia. Le 'Petites Soeurs' le avevano promesso di riaccoglierla come suora, dopo il parto, a condizione che desse la piccola in adozione. Dopo il parto, però, la Congregazione le fece sapere che non avrebbe più potuto essere suora, ma solo 'consorella in Cristò. Fu un duro colpo che la portò, 72 giorni dopo, a rimeditare la rinuncia alla figlia, iscritta nel frattempo tra i nati da «genitori ignoti». Ora la conclusione della vicenda.



Condividi

    



Commenta L'Articolo