Il superstite: salvo per miracolo

(da IlCentro)- «Sono stato un miracolato. Non so quale sia stata la dinamica ma solo il caso ha voluto che fossi io a salvarmi». Chi parla è Antonio Leone, 43 anni, romano, scampato all’incidente in montagna sul Gran Sasso dove sono morti i due compagni di cordata.
 «Non ho molta voglia di parlare», ammette l’escursionista che subito dopo la tragedia è tornato a Roma, «posso solo dire che mi sono trovato sbalzato fuori dalla valanga senza avere avuto nemmeno il tempo di spostarmi. Del resto non ho fatto nulla di diverso dai miei due amici che, purtroppo, non ci sono più. Poi ho visto gli altri sparire sotto la coltre e sono andato a chiedere aiuto. Basta non mi sento di aggiungere altro, se non il fatto che sto per contattare i familiari delle vittime».
 Intanto i carabinieri, coordinati dal capitano Marcello D’Alesio, hanno inviato un rapporto alla procura nel quale, comunque, non si ravvisano reati visto che non ci sarebbero responsabilità di terzi, ma il fatto è imputabile, come i soccorritori hanno ribadito, al mancato rispetto delle norme di sicurezza.
 Intanto, dopo le ricognizioni cadaveriche nell’obitorio dell’ospedale di Avezzano, si è avuta la conferma, scontata, che sono stati i traumi da schiacciamento e il soffocamento. Ma si sarebbe trattato comunque di decessi quasi immediati. Oggi, secondo quanto riferisce il Cai di Roma, si faranno a Lavinio i funerali di Francesca Laera architetto di 35 anni, mentre domani a Roma ci sarà la funzione per Franco Mataloni, impiegato 48enne, un alpinista molto esperto.
 Intanto, a beneficio degli escursionisti, il servizio Meteomont della Forestale comunica che «resta alta l’attenzione su tutto l’Appennino centrale per il pericolo valanghe dovute al forte vento e alle deboli, ma continue nevicate in alta quota delle ultime ore». Le valanghe spontanee che si sono verificate sul Gran Sasso e che hanno provocato la morte di due escursionisti sono il risultato del susseguirsi di una serie di eventi: il forte vento che ha favorito la formazione di spessi lastroni di neve dura e compatta non permette alla neve di legare con gli stati già presenti a terra, favorendo così il formarsi di pendii di neve instabili e suscettibili al distacco anche solo con il passaggio di un escursionista. Il Corpo forestale aveva già segnalato nei giorni scorsi la pericolosità in queste zone grazie al bollettino della neve del servizio Meteomont. Al momento il pericolo è forte su tutto l’Appennino abruzzese e sul gruppo del Gran Sasso e della Maiella, ma l’allerta permane anche sul Velino Sirente e su tutti i gruppi montuosi del Parco Nazionale d’Abruzzo. Il Corpo forestale sconsiglia le uscite fuori pista e raccomanda a chiunque si trovi in montagna di consultare sempre i bollettini Meteomont».
 Intanto c’è forte la protesta dei soccorritori i quali segnalano che sono stati tagliati i fondi a loro destinati. La denuncia arriva da Agostino Cittadini responsabile del Soccorso alpino e speleologico. «Siamo in affanno» dice «negli ultimi due anni è stato decurtato il fondo regionale di almeno il 50%. Eppure stiano tutto l’anno alla base dell’elisoccorso (con una persona) e abbiamo impegno costante per cui vorremmo un minimo di attenzione. Quest’anno ci siamo dovuti rivolgere a al prefetto Franco Gabrielli per poter andare avanti: ci hanno dato 75mila euro, visto che abbiamo sei stazioni. I soldi, del resto, servono per rimborsi e attività e formazione. Così non si riesce a fare nulla».



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