Piccoli centri, una proposta per l’unificazione

 Fondere in un unico Comune i sei della cosiddetta Baronia di Carapelle(Calascio, Castelvecchio Calvisio, Carapelle Calvisio, Castel del Monte, Santo Stefano di Sessanio, Villa Santa Lucia degli Abruzzi). La proposta arriva da Bruno Dante, ex consigliere comunale di Castel del Monte, che ha anche inviato una lettera al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per chiedere una modifica della legge che prevede l'autonomia dei piccoli Comuni in materia, affinché si arrivi all'obbligo di fusione per i centri minori. «La ragione dell’insuccesso della norma sta nel fatto che la proposta di fusione è demandata ai consigli comunali, ovvero ai sindaci, che non intendono lasciare la poltrona» dice nella lettera Dante. «Per cui la stragrande maggioranza dei piccoli Comuni, anziché avvalersi della fusione per razionalizzare i propri servizi, ha optato per le unioni o per le semplici convenzioni, le quali lasciano intatti il potere e le poltrone degli amministratori». La fusione dei sei centri sarebbe necessaria considerato che questi paesi «negli ultimi ottant’anni hanno perso l’89% della popolazione residente (passando dai 9.492 abitanti nel 1861 ai poco più di mille oggi) e si dibattono in gravi difficoltà finanziarie per la drastica riduzione dei trasferimenti dello Stato, dovuta all’introduzione del federalismo fiscale» come spiega Dante. «Per amministrare 1056 abitanti in totale vengono scomodati 6 sindaci, 24 assessori e 72 consiglieri comunali. Il Comune di Roma, con 3 milioni di abitanti, ha un solo sindaco, 12 assessori e 60 consiglieri. È evidente che la nostra rappresentanza politica è sproporzionata in rapporto al territorio e alla popolazione da amministrare». La realizzazione del Comune unico comporterebbe, ricorda l'ex ragioniere, «oltre all’incentivo della Regione , anche un contributo dello Stato di 846 mila euro l’anno e per 10 anni consecutivi, senza contare le economie di scala che sarebbero derivate dalla soppressione di 5 centri di spesa». L’iniziativa, comunque, deve partire dai Consigli Comunali. La domanda va inoltrata alla Regione, che deve proporre un referendum consultivo non vincolante tra le popolazioni interessate. La fusione è disposta con legge regionale.

- da Il Centro -



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