Accord Phoenix il padrone annuncia 132 assunzioni

 «Non siamo qui per prendere soldi pubblici e portarli altrove». La prima conferenza stampa dei vertici dell’Accord Phoenix ha due obiettivi: fugare i dubbi nati intorno all’operazione con cui l’azienda intende insediarsi all’Aquila e dare lavoro a 132 persone, e presentare un impianto per il recupero dei rifiuti elettronici brevettato e unico in Europa. Nella sede di Confindustria, a rispondere alle domande dei giornalisti, ci sono il presidente dell’Accord Phoenix, il cittadino inglese di origine indiane Ravi Shankar e il consigliere delegato Francesco Baldarelli. L’ingegnere Shankar è l’azionista di maggioranza – nelle sue mani c’è il 76% del pacchetto societario – e colui che finanzia gran parte del progetto, di cui è ideatore: l’investimento complessivo, per attivare la prima linea di produzione all’interno del polo elettronico, è di 35 milioni, di cui circa 12 assegnati da Invitalia nell’ambito dei fondi Cipe. Risorse pubbliche che, ci tiene a precisarlo Baldarelli, saranno erogate solo quando l’impianto verrà collaudato ed entrerà in funzione. La pratica, a Roma, è ormai agli sgoccioli, dopo un esame durato un anno e mezzo. Sui tempi di apertura del sito, e quindi delle assunzioni, c’è un po’ di discordanza: cauto Baldarelli, che parla del mese di settembre, più ottimista Shankar, che indica in aprile o maggio lo start up delle attività. «Siamo già in ritardo», dice il presidente, tradotto dall’inglese, «visto che le procedure sono state lunghe. Il personale dev’essere formato, in Germania si sta già lavorando sui macchinari. E soprattutto, credo in questo investimento, che ha un mercato vastissimo e poco sfruttato, e ci ho messo un sacco di soldi». Secondo Shankar, che racconta di aver «lavorato gratis per la regina d’Inghilterra» e di aver «prima comprato e poi rivenduto una banca», ci vorranno tre mesi per selezionare e formare gli operai e un mese per ristrutturare e adeguare lo stabile. L’obiettivo è attivare un impianto innovativo in Europa, in grado di recuperare i materiali elettronici da plastica e metalli (cavi, monitor, computer, televisori, cellulari), con un processo di lavorazione brevettato e utilizzando una struttura interamente meccanica, senza emissioni termiche o chimiche. Una linea produttiva, alla quale lavoreranno 60 persone, riempirà 9 tir al giorno, ciascuno con 20 tonnellate di materiali, di cui 8 partendo dall’ex sito Italtel saranno diretti al porto di Pescara, per essere imbarcati verso varie destinazioni, tra Cina e Arabia Saudita. Si sta pensando anche a uno studio di fattibilità per sfruttare la linea ferroviaria, con un collegamento col polo elettronico, visto che il trasporto su rotaia sarebbe più economico e meno impattante di quello su gomma. Nel giro di 12 mesi verrà aperta la seconda linea, in modo da collocare altre 60 persone. In tutto, tra operai e amministrativi, si arriverà a 132 assunzioni, dando la priorità ai lavoratori attualmente in mobilità o in cassa integrazione. «Qui all’Aquila ho trovato personale altamente specializzato», commenta soddisfatto il presidente dell’Accord Phoenix. Che chiude la conferenza stampa col sorriso, dopo aver esordito col dente avvelenato, a causa delle notizie sull’assetto societario: «Il 76% della società è mio», sottolinea Shankar, «e il mio investimento è monitorato dal ministero e da Invitalia e poi dalle banche. Esiste una società a Cipro, di cui sono l’amministratore, ma non c’entra con l’Accord Phoenix, sono miei affari personali». Baldarelli, che è anche socio al 9,5%, ribadisce: «Non abbiamo secondi fini, se non realizzare un buon progetto, che sia importante anche per questa città. Ci siamo messi in gioco e non vogliamo essere paragonati ad altri che sono arrivati e poi hanno fatto anche disastri, come la vicenda Finmek».

- da Il Centro -



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