Tundurundù. Pensieri di Amore e di Bellezza - Recensione di Armando Rossini

Cari amici di “Assergi Racconta”, oggi pubblichiamo la recensione del libro di Marco Di Giandomenico, a cura di Armando Rossini, figlio di Angela Vitocco la più grande dei fratelli, anche lui di origini assergesi. La foto è della seconda metà degli anni cinquanta, scattata alla Villetta, in occasione del matrimonio di Eugenia Vitocco che grazie ai suoi post è molto conosciuta tra i lettori del nostro sito.

A cura di Armando Rossini (magistrato minorile onorario presso la Corte d’Appello di L’Aquila)
"L’internauta che sino al luglio scorso leggeva i pensieri postati su facebook da Marco Eugenio Di Giandomenico, non poteva fare a meno di soffermarsi e rileggerli.
Le frasi, le riflessioni, le annotazioni, apparivano in tutta la loro ermetica profondità, lasciando intuire, ma non totalmente comprendere. Io, cugino e “amico di facebook”, confesso di aver trascorso del tempo a leggere concetti che mi inquietavano, ma allo stesso tempo mi coinvolgevano. Erano pensieri che sentivo provenire dai recessi più intimi e personali dell’anima di Marco e avvertivo il forte bisogno di parlarne con lui per capire …
Ma eravamo lontani e il mio bisogno di sapere è rimasto per un po’ tale. Finché la lettura di “Tundurundù. Pensieri di Amore e di Bellezza. Un anno di facebook” mi ha svelato il senso di quei pensieri.
Soprattutto mi ha svelato Marco, un ragazzo, un cugino più piccolo di me di venti anni, che ho sempre apprezzato, e al quale ho sempre voluto bene, ma che forse ho conosciuto davvero, solo dopo la lettura di Tundurundù.
Mentre leggevo, seguendo il filo del suo racconto, condotto con stile sobrio ed elegante, a poco a poco, il ricordo della madre, Olga Maria Vitocco, mia zia, prendeva sempre più a svilupparsi e diventare un percorso interiore nel quale Marco, Tundurundù, elaborava progressivamente il proprio vissuto di figlio, di ragazzo, di uomo, di professionista, e la madre, Olga, diventava parte di se stesso, viveva in lui e lo guidava alla riscoperta del suo essere uomo, della sua fede, una fede sicuramente già posseduta, ma che il contatto con la madre ne solidificava il senso sino a e renderla
sublime. La sofferenza di Olga, aggredita da una malattia tanto rara quanto brutale e aggressiva, diventa nella realtà e nella percezione di Marco un autentico martirio, un martirio che Olga accetta con cristiana rassegnazione sino a renderlo un operoso, inarrestabile impegno.
Olga non cessa mai di essere la figura forte della sua famiglia e della cerchia di parenti e di amici. Avvicina alla fede, con l’esempio e con la parola, persone che ne erano lontane, mantiene le sue relazioni e inizia un’opera straordinaria per una persona con i suoi problemi. Ostinata, ispirata e combattiva, dedica le sue residue forze alla ricostruzione di una piccola chiesa, nel tentativo di sottrarla al degrado e alla totale distruzione, cui era inevitabilmente condannata.
Malata stanca, combattendo anche contro i medici che la volevano più accorta e rispettosa del suo stato, gira di casa in casa, convince gli abitanti della minuscola comunità di Assergi che non possono e non devono accettare la scomparsa di un’opera che i loro antenati , i loro vecchi, avevano donato alle generazioni a venire. La sua caparbietà è tale che il miracolo si realizza: la chiesetta della Natività di Assergi fu restaurata e ora si erge come autentico monumento al coraggio, alla determinazione, alla fede di una donna , di una grande donna: Olga.
Il Parroco, per dimostrare la riconoscenza della comunità e quella della Chiesa, ha ufficialmente dedicato al ricordo di Olga la giornata del 12 agosto, giorno della sua scomparsa. Nel libro il percorso del ricordo si dipana, poi, in episodi, ora dolci: l’amore di Olga per gli animali, la mitica Lilla cagnetta salvata da un cassonetto e che diventa membro di diritto della famiglia; ora drammatici: l’insorgere del male e i primi terribili momenti durante i quali ci fu il timore che tutto finisse subito.
Il racconto scorre veloce e garbato, ma intenso e pieno di amore, l’amore che Olga sapeva donare a tutti, anche nei momenti di maggiore sofferenza, e l’amore che il figlio, Marco – Tundurundù - porta scolpito nell’animo, come forza possente per affrontare la vita.
E la forza di tale amore, si percepisce tutta nei post affidati a facebook, riportati nella seconda parte di Tundurundù. C’è di tutto in quei pensieri, c’è la vita reale e quella interiore che Marco vive, c’è il suo lavoro, prestigioso e appagante, ci sono i suoi affetti, la sua famiglia, i suoi amici, i suoi desideri, le sue delusioni, le sue speranze, i suoi timori, le sue certezze, i suoi progetti… ma soprattutto c’è lei, Olga, la madre, con il suo sorriso unico, rassicurante, dolcissimo, sempre e costantemente presente.
C’è l’atto generoso di un figlio, l’omaggio ad una madre, che pur tra difficoltà e sofferenze indicibili ha saputo sempre, sempre, essere una grande madre".

Armando Rossini




Condividi

    



Commenta L'Articolo