Coltivava marijuana in una tartufaia di Camarda, torna in libertà

Aveva messo su una coltivazione di marijuana: 19 piante in una tartufaia e un altro chilogrammo e mezzo in casa. Con l’accusa di coltivazione e detenzione di sostanze stupefacenti, i carabinieri di Assergi, diretti dal maresciallo Giorgio Liaci, avevano arrestato in flagranza di reato il 30 ottobre 2013, Domenico Alloggia, 53 anni, dell’Aquila, dipendente della Regione. Ma la recente entrata in vigore della «vecchia» norma in materia di sostanze stupefacenti, quella che distingueva le droghe leggere da quelle pesanti, ha permesso all’indagato di riacquistare la libertà. Lo ha deciso infatti il Tribunale della Libertà (presidente Roberto Ferrari, giudice relatore Italo Radoccia, giudice a latere Carla Ciofani), dopo la prima bocciatura dello stesso Gip del Tribunale che aveva insistito nella misura degli arresti domiciliari perché l’impiegato era incensurato. Per il giudice Radoccia, «ritenuto che la reviviscenza della disciplina originaria in tema di droghe leggere, come nel caso in questione, comporta un sensibile abbattimento di pena, cosa che produce effetti sul piano cautelare, dal momento che i termini scendono a tre mesi nella fase delle indagini preliminari, ritenuto che la misura degli arresti domiciliari ad Alloggia è stata applicata in data 28 ottobre e che sono trascorsi i tre mesi indicati, accoglie il ricorso e ordina l’immediata rimessione in libertà». I carabinieri avevano rinvenuto 19 piante già cresciute e pronte per essere tagliate. Nella perquisizione domiciliare era stato sequestrato un chilogrammo e mezzo di marijuana tra essiccata e fresca, oltre a un bilancino di precisione. L’impiegato della Regione è assistito dall’avvocato Lanfranco Massimi.

 



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