Ricordo di Olga Maria Vitocco a cura di Eugenia Giannascoli

Cari amici di "Assergi Racconta", pubblichiamo oggi un altro ricordo di Olga a cura di Eugenia Giannascoli. Il ricordo illustra le emozioni del Ferragosto ad Assergi che la famiglia Vitocco trascorreva sempre all'"orto" (dietro l'attuale sede del Parco Nazionale del Gran Sasso.

Anche questo ricordo è stato scritto nell'occasione della presentazione del Libro "Tundurundù. Pensieri di Amore e di Bellezza. Un Anno di Facebook" di Marco Eugenio Di Giandomenico. La presentazione del libro è prevista per venerdì 14 marzo, ore 17:00 sala Figlia di Iorio, Palazzo della Provincia di Pescara Piazza Italia 30 - PESCARA

Ricordo di Olga Maria Vitocco
a cura di Eugenia Giannascoli


"Dietro a un ricordo, soprattutto a quelli di molti anni addietro, spesse volte rimane soltanto qualche fotogramma. Ce ne sono alcuni però che lasciano inevitabilmente un segno, e oltre ad alcune istantanee, rigorosamente in bianco e nero, si associano colori, rumori e profumi e noti che i tuoi polmoni certe storie le respirano ancora. Provengo da una famiglia numerosa, una tipica famiglia italiana di altri tempi, ove non solo i cognomi si ripetono, ma tra un cugino ed uno zio lontano anche i nomi sono gli stessi. Mi chiamo Eugenia Giannascoli, sono nata a Montefino nel 1960, un piccolo paese del teramano dove attualmente vivo con mio marito ed i miei figli. Il nome che porto fu scelto da mia nonna Lellina per ricordare una sua cara zia Eugenia, quest'ultima cosi come mia nonna era un'ostetrica, un comune denominatore tra le donne della mia stirpe. Nonostante il grado di parentela non fosse di strettissima vicinanza con la famiglia del cugino Marco e della zia Olga, la formula che univa le nostre famiglie andava oltre ogni legame fisico o chimico, per noi il sangue era lo stesso e rappresentava una fonte di energia oscura, una quintessenza che saldava uno ad uno i nostri cuori e che né gli anni e né i chilometri hanno mai scalfito. Negli anni Settanta con i miei genitori e i miei fratelli partivamo, come ogni anno, alla volta di Assergi per trascorrere il Ferragosto.
L'appuntamento era divenuto un rituale, ricordo la frenesia con la quale io e i miei 3 fratelli, Tonino, Diego e Franca, attendevamo l'annuncio di mio padre che puntualmente a tavola qualche giorno prima confermava la partenza. I viaggi a quei tempi avevano un sapore diverso, bastava soltanto scendere a valle, che sembrava essere già di essere in America. Caricavamo i borsoni su una 1100 nera, che mio padre aveva comprato dal vescovo, per poi partire di primo mattino. In quei borsoni non vi erano vestiti o scarpe, ma peperoni e carne che avremmo grigliato al casolare al nostro arrivo. Ricordo zia Olga che, appena giunti nella casa di famiglia in aperta campagna, ci veniva incontro con il suo rassicurante vestito bianco tenuto fermo da una cinta molto fina in pelle. Prima di tutti si accingeva ad aiutarci a scaricare l'auto e porgeva le sue calde mani al mio viso per regalare una carezza, come ogni anno ad essa aggiungeva il suo: “Quanto sei bella!”. Con poche parole o gesti rincuorava la mia tristezza adolescenziale, rigenerava con vibranti abbracci la schiena stanca di mia madre. Ricordo di quei giorni gli uomini che giocavano a bocce tutti insieme, le donne intorno alla griglia tutte insieme, e noi, i cugini, a fare passeggiate e raccontare storie intorno al tavolo tutti insieme, eravamo tanti, forse una cinquantina, diversi e lontani ma una volta l'anno eravamo tutti insieme. Quando arrivava l'imbrunire scendeva un silenzio disarmante, toccava afferrare la cerniera delle giacche e dei borsoni e fargli percorrere il giro inverso, era giunta l'ora di tornare. Ogni parola era di troppo, bastavano pochi incroci per salutarci e rimandare quel “tutti insieme” ad altre quattro stagioni. A distanza di anni apro il ripostiglio dei ricordi, le lacrime che mi accarezzano sono tiepide come le mani che mi sfioravano di zia Olga, contemplo che certi giorni sono migliori di altri e che senza di essi, non avrei mai carpito l'intricato percorso delle radici che la nostra famiglia possiede e che mai slegherà".

Eugenia Giannascoli


 



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