AUGUSTO GORETTI/DA LECCO AL GRAN SASSO: IL RICERCATORE CHE STUDIA LA MATERIA OSCURA

Dal 2008 Augusto Goretti, originario di Ballabio, è responsabile delle operazioni di due esperimenti, “DarkSide 50” e “Boxerino” presso i Laboratori Nazionali del Gran Sasso.

Dall’Istituto Badoni di Lecco è riuscito, con la sua preparazione professionale, a inserirsi in un ambiente stimolante dove ogni giorno dà il suo contributo nella ricerca scientifica.

 

Lavora per la Princeton University, ma di fatto passa il 95% del suo tempo al Gran Sasso.

 

Che cos’è DarkSide-50?

 

DarkSide 50 è un esperimento per la ricerca della materia oscura. La materia conosciuta nell’universo è circa il 4% della materia totale, il resto è suddiviso tra energia e materia oscura (circa il 25%).

 

Poiché la materia oscura interagisce molto debolmente con la materia che conosciamo, gli eventi sono molto rari e rischiano di essere nascosti dalle radiazioni naturali, per questo motivo l’esperimento è installato presso i Laboratori Nazionali del Gran Sasso che, con i 1400 m di roccia al di sopra, garantiscono una schermatura alle radiazioni cosmiche.

 

Altri eventi che potrebbero nascondere un interazione della materia oscura sono quelli dovuti alla radioattività dei materiali utilizzati che devono quindi essere opportunamente selezionati. Nonostante questi accorgimenti resta comunque un fondo residuo che deve essere riconosciuto; per questo DarkSide 50 è composto da tre rivelatori uno dentro l’altro: il rivelatore più interno è un criostato con argon liquido a -189° C ed è il cuore dell’esperimento, quello intermedio è un serbatoio sferico in acciaio riempito con scintillatore liquido utilizzato per riconoscere eventi da neutroni mentre quello più esterno è un serbatoio cilindrico riempito con acqua ultrapura utilizzato per riconoscere eventi da muoni (delle particelle cosmiche molto penetranti che in parte raggiungono anche i Laboratori sotterranei).

 

Le interazioni di particelle con i rivelatori causano lampi di luce che sono misurati tramite particolari sensori chiamati fototubi. Una peculiarità di DarkSide 50 è che utilizzerà argon estratto da pozzi sotterranei di anidride carbonica negli Stati Uniti, questo perché l’argon atmosferico ha una componente radioattiva, non presente nell’argon sotterraneo, che nasconderebbe il segnale cercato.

 

Che cosa rappresenta per lei far parte di questo team di ricercatori?

 

L’ambiente della ricerca è un ambiente molto stimolante e pieno di sfide e quando si raggiunge un obiettivo si ottiene anche una grande soddisfazione professionale.

 

Quante persone stanno lavorando a questo progetto?

 

Circa 140 persone appartenenti a 15 Istituti Internazionali.

 

Che cosa fate quotidianamente?

 

Dipende dalla fase del progetto e dal ruolo nell’esperimento. Fino poco tempo fa eravamo in fase di installazione e perciò la maggior parte del tempo eravamo nei laboratori sotterranei a seguire le installazioni; poi siamo passati alla fase di messa in servizio ed anche in questa fase la maggior parte del tempo si stava nei laboratori sotterranei a fare i test su tutte le parti dell’esperimento. Al momento siamo in fase di presa dati ed analisi che è seguita da un gruppo abbastanza ampio di persone mentre altre persone lavorano a risolvere eventuali problemi riscontrati e a progettare e programmare la fase successiva chiamata DarkSide G2.

 

augusto gorettiQual è il vostro obiettivo?

 

L’ambito della ricerca in cui lavoro è quella che si chiama ricerca di base dove si vanno a studiare fenomeni naturali senza pretendere, almeno a breve termine, di avere un impatto pratico sulla collettività. L’obiettivo dell’esperimento è quello di verificare delle teorie sulle proprietà della materia oscura. Vorrei aggiungere che comunque molte volte la ricerca di base ha un impatto indiretto sulla collettività per le tecnologie innovative che utilizza.

 

Lei da Lecco si è trasferito in Abruzzo e oggi ricopre un ruolo significativo in uno dei laboratori più prestigiosi non solo a livello nazionale, ma internazionale. Considerato che altri “lecchesi”, come lei, ce l’hanno fatta, diciamo così… cosa pensa degli istituti scolastici del territorio che in questi anni hanno “sfornato” studiosi come lei?

 

Parlando della mia esperienza, che risale ormai a 25 anni fa, mi sono diplomato nel 1988 all’Istituto Badoni di Lecco dopo aver fatto le medie alla Tommaso Grossi e le elementari a Ballabio ho poi proseguito facendo ingegneria al Politecnico di Milano e devo dire che la formazione avuta mi ha permesso di laurearmi senza particolari problemi. Ho poi vinto una borsa di studio ai Laboratori del Gran Sasso. Nel mio lavoro mi confronto poi quotidianamente con persone provenienti da tutto il mondo e non trovo che la preparazione degli italiani sia in qualche modo inferiore alla media, anzi …

 

Ho anche conosciuto altri ricercatori della zona che sono diventati professori universitari e ricercatori in università straniere; credo quindi che la formazione degli istituti del territorio, nonostante tutto, sia buona.

 

Che cosa consiglierebbe a un ragazzo che oggi va a scuola e che ha la sua stessa passione per la materia?

 

Penso che l’unico consiglio che possa dare sia quello di metterci tutta la passione e l’impegno. Si sa che in Italia la ricerca, purtroppo, ha molti problemi ed a un ragazzo che voglia fare ricerca dovrei anche dirgli di considerare almeno un periodo all’estero dove gli italiani sono molto apprezzati.

 

Lei è rimasto legato al suo paese, Ballabio?

 

Si, oltre a mia madre ed ai miei fratelli ho ancora tutti gli amici di infanzia e ci torno meno di quello che vorrei. Devo dire che apprezzo molto più Ballabio, Lecco ed il lago da quando non ci vivo più.

 

In occasione del terremoto c’è stata molta solidarietà nei suoi confronti. Che cosa ha significato questo per lei?

 

Si ho avuto una grande solidarietà da parte dei concittadini di Ballabio, dai miei colleghi di Princeton per cui lavoro ed in genere da tutte le persone che conosco. La solidarietà avuta è stata sicuramente un aiuto in un momento molto difficile. Non è facile spiegare cosa si prova vivendo un terremoto e, nonostante mi ritenga “fortunato” in quanto ho avuto solo danni materiali, un terremoto ti cambia la vita nel giro di pochi secondi togliendoti certezze e riferimenti. La vicinanza e la solidarietà delle persone aiutano a ricostruirti, poco a poco, una vita “normale”.

 

Quali sono i suoi progetti futuri?

 

Sono sposato ed ho due figlie bellissime ed al momento i miei progetti futuri sono legati ai laboratori ed alla seconda fase dell’esperimento: DarkSide G2.

 

 Se non lavorasse al Gran Sasso dove le piacerebbe lavorare?

 

Io ho una formazione ingegneristica e mi piacerebbe lavorare in un ambiente dove si faccia ricerca e progettazione per cose innovative.

 

SCHEDA SU DarkSide-50
DarkSide-50, il nuovo esperimento per la ricerca di materia oscura, presenta i primi risultati alla conferenza Dark Matter 2014, in corso questa settimana alla University of California di Los Angeles. DarkSide-50 ha recentemente avviato la presa dati ai Laboratori Nazionali del Gran Sasso (LNGS) dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), dove opera in un ambiente protetto dalla radiazione cosmica, grazie ai 1400 metri di roccia del massiccio montuoso che lo sovrastano.

 

“Questa prima fase di raccolta dati ci sta dando delle grandi soddisfazioni, l’esperimento funziona davvero bene, possiamo dire addirittura meglio di quanto ci aspettassimo”, commenta Gioacchino Ranucci, della sezione INFN di Milano, uno dei due coordinatori del progetto. “I dati presentati alla conferenza – prosegue Ranucci – scaturiscono dal primo periodo di funzionamento dell’apparato avviato nello scorso mese di novembre, ed è assolutamente rimarchevole che, in un così breve lasso di tempo, sia stato possibile non solo effettuare la messa in opera del rivelatore, ma già produrre risultati di grande implicazione tecnologica, che sottolineano in maniera univoca come l’Argon sia una scelta ottimale per le successive fasi di ricerca della materia oscura”.

 

DarkSide-50, finanziato con gli essenziali contributi dell’INFN, della National Science Foundation (NSF) e del Department of Energy (DOE), nasce dallo sforzo di una vasta collaborazione internazionale in cui partecipano anche gruppi provenienti da Francia, Polonia, Ucraina, Russia e Cina.

- da Lecco News -



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