Troppi cervi e caprioli si preparano i “selecacciatori” per la caccia selettiva

Si chiamano “selecacciatori”. Sono cacciatori specializzati nell’abbattere alcune specie animali, come cervidi o cinghiali, per equilibrarne il numero rispetto all’estensione del territorio. Nelle intenzioni del regolamento che oggi verrà discusso in Commissione Agricoltura del Consiglio regionale i selecacciatori dovranno garantire «la conservazione delle specie, assicurando un equilibrato rapporto con l'ambiente». Per i caprioli il rapporto ottimale varia da 10 a 30 capi per 100 ettari, per il cervo da 1,5 a 6 capi per 100 ettari. I selecacciatori dovranno usare armi con canna ad anima rigata e caricamento singolo manuale munite di cannocchiale di puntamento. Non potranno portare con sè cani. Il regolamento ha già suscitato le proteste del consigliere regionale di Rifondazione Maurizio Acerbo («Aperta la caccia aperta a Bambi»). Contrari anche Wwf e Lipu: «La Regione rispolvera alla chetichella un provvedimento già ritirato nell’ottobre 2012 che sostanzialmente apre la caccia al cervo e al capriolo», dicono il presidente regionale Wwf Luciano Di Tizio e il referente Lipu Stefano Allavena. «Si tratta di due specie che sono tornate in Abruzzo dopo che la caccia le aveva completamente distrutte, a partire dagli anni ’70 del secolo scorso, grazie a un’intelligente operazione di reintroduzione in parchi e riserve naturali. Da allora le due specie si sono gradualmente diffuse anche all’esterno delle aree protette ma ancora oggi vi sono ampie zone, potenzialmente adatte, in cui, soprattutto il cervo, è molto raro o assente». Lipu e il Wwf ritengono «assurdo pensare di aprire la caccia a queste due specie, visto che è ancora in pieno svolgimento il processo di ricolonizzazione di vaste aree, e comunque senza studi adeguati sulla loro presenza in Abruzzo. In ogni caso ogni progetto di questo genere va respinto di fronte alla necessità prioritaria di tutela dell'orso bruno marsicano». La massima concentrazione di cervi si trova infatti nella Zona di Protezione Esterna del Parco Nazionale d’Abruzzo. «Aprire la caccia al cervo e al capriolo in questa zona, di estrema importanza per l’orso, significa aggiungere un ulteriore grave fattore di disturbo», dicono Lipu e Wwf.. Per l’assessore Regionale Mauro Febbo il regolamento «non è più rinviabile, per i problemi che la mancata gestione delle specie crea agli agricoltori e alle stesse specie protette: infatti è ormai acclarato dal mondo scientifico che il cervo è un forte competitore del camoscio d’Abruzzo»
 



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