Presentato a Pescara "Tundurundù" di Marco Eugenio Di Giandomenico

In una gremìta sala della Provincia di Pescara, è stato presentato il libro “Tundurundù” pensieri di amore e di bellezza. Un anno di facebook, scritto da Marco Eugenio Di Giandomenico, che vive da anni a Milano ma è originario di Assergi.
“Tundurundù”, è il nomignolo affettuoso con cui la madre, Olga Maria Vitocco, lo chiamava sin da piccolo e che poi gli è rimasto appiccicato addosso. A poco più di un anno dalla scomparsa dell’amata madre, ha voluto dedicarle un libro il cui titolo è Tundurundù, quale eco della voce di colei che gli ha dato la vita ed insegnato a vivere la vita con amore e ad essere amato.
Il libro di poesie – edito da marcianum press – è un viaggio virtuale e profondo tra i pensieri ed i ricordi dell’autore, che dopo la dipartita della madre ha deciso di utilizzare il noto social Face Book, come strumento per comunicare e rivivere l’amore profondo che provava per lei.
La novità di questo libro sta nel fatto che per la prima volta viene affermato come il moderno strumento di comunicazione, voluto per tenere in contatto un elevato numero di persone attraverso la rete, per condividere e partecipare le proprie emozioni, può essere utile anche per comunicare con persone che vivono in un’altra dimensione, mediante la potenza dell’amore, sentimento capace di trascendere la nostra limitata realtà.
L’autore narra, con un linguaggio semplice, ma penetrante il doloroso “calvario”della madre, che attraversò vent’anni di sofferenze a causa di una lunga malattia, capace di stroncarla in breve tempo e che invece, per un imperscrutabile disegno divino, fu per lunghi anni occasione di conversione e consolazione per tantissime persone che lei si affaticava d’incontrare.
La madre, nel periodo della sua malattia ha ritrovato la forza per fortificare la fede, che poi è riuscita a trasmettere a chi gli stava intorno a cominciare dalla famiglia.
Marco si rivolge alla madre come se fosse presente e la cerca tra le stelle, ritrovandola poi nel proprio cuore dando forza e valore alle sue certezze di non essersi mai lasciati, anzi dice “forse dal tuo grembo non sono mai uscito”.
Instaura un dialogo con la madre attraverso dei post sul proprio diario, nella convinzione che possa leggerli, tanto che più volte avverte la sua presenza come in un abbraccio, perpetuando così il legame forte che da sempre li ha uniti.
Nei versi dell’autore si avverte la lotta interiore, il travaglio dell’anima pervasa dal dolore del distacco dalla donna che amava e alla quale non è riuscito sempre a starle vicino come avrebbe desiderato. Ora con i versi della sua poesia tenta di colmare i vuoti della sua anima.

 



Condividi

    



Commenta L'Articolo