Soccorso alpino - Inizia oggi il corso per formare nuovi soccorritori

Sono gli angeli delle montagne. Uomini che rischiano la propria vita per salvare quella di chi, molto spesso, sottovaluta i rischi che possono celarsi dietro una escursione improvvisata o in un fuori pista su un pendio pericoloso. Sono sempre pronti a intervenire, per toglierti dagli impicci, e dai guai, senza pretendere nulla. I volontari del soccorso alpino, 128 in tutto l’Abruzzo, lavorano 365 giorni all’anno, 24 ore su 24 senza percepire compensi o gratifiche economiche. Ma i soldi servono eccome. Servono per gestire una struttura tra le più qualificate d’Italia: 8 stazioni di soccorso, (6 di montagna, 1 per le grotte e 1 per i canion e le gole), dislocate nei punti strategici della regione. Attrezzature, mezzi di soccorso e continui corsi di aggiornamento che richiedono notevoli risorse economiche per garantire interventi efficaci e effettuati nella massima sicurezza. Solo nel 2013 sono stati portati a termine 141 interventi con 684 persone soccorse, 442 missioni con l’elisoccorso, 100 giornate formative e 150 di addestramento. Grandi numeri realizzati con pochissime risorse. La Regione Abruzzo spende ogni anno per il Cnsas dai 100 ai 150 mila euro, una miseria se si confrontano con i 3 milioni di euro della Lombardia, i 2 milioni di euro del Trentino Alto Adige e i 700 mila euro della Sardegna. Tre Parchi nazionali due regionali e uniche montagne del centro sud, che hanno le stesse caratteristiche di quelle alpine. «Siamo consapevoli che le risorse scarseggiano, soprattutto in questo momento di revisione della spesa», afferma Gianluca Facchetti, medico del soccorso alpino e istruttore nazionale dei medici del soccorso alpino, «ma c’è bisogno di addestramento e formazione continua per i volontari, attrezzature all’avanguardia per garantire la massima efficienza e sicurezza nei soccorsi. Il progresso sta facendo passi da gigante anche nel nostro settore. Stanno per partire i voli notturni con gli elicotteri, l’utilizzo dei droni e le applicazioni sugli smartphone che consentono tramite il sistema Gps di individuare il luogo dove si trovano le persone che hanno bisogno di essere soccorse». I volontari del soccorso alpino abruzzese costituiscono un punto di riferimento per tutti gli altri Cnsas del Centrosud. Non a caso inizia oggi a Campo Felice il corso “Ricerca e stabilizzazione del travolto da valanga”. Il corso è stato ideato per dare al soccorritore professionista (medici e infermieri) le indispensabili nozioni e capacità tecniche necessarie a fronteggiare un’emergenza, fortunatamente rara, ma molto complessa e particolare come il soccorso in valanga. Mentre, il soccorritore occasionale seguirà un percorso formativo, che culminerà nell’apprendimento delle tecniche di rianimazione di base e dell’uso del defibrillatore semi-automatico. «Il corso nasce dalla consapevolezza che la ricerca e la stabilizzazione sanitaria di un travolto da valanga richiedono conoscenze teoriche e pratiche specifiche, che solo un corpo docente altamente qualificato può fornire», spiega il delegato regionale del Cnsas, Antonio Crocetta. «Nessun ambito del soccorso in valanga è stato trascurato: dalle tecniche di ricerca in autosoccorso, alla ricerca con unità cinofile, al soccorso organizzato, alla stabilizzazione sanitaria, all’impiego dell’elisoccorso, al trattamento del paziente ipotermico, all’uso delle più moderne tecnologie applicate al soccorso e allo studio degli eventi valanghivi».


-    da Il Centro –

 



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