Quel giorno che un ragazzo fu il pilota del Papa

- di Stefano Leone - Prendendo lo spunto dal memorabile appuntamento per un piccolo borgo fra i monti abruzzesi dell'aquilano, San Pietro della Ienca, che vive un giorno speciale, una data storica per tutto il mondo, il giorno in cui Karol Wojtyla diventa santo. A San Pietro della Ienca, nel 1995, Papa Wojtyla andò per riposare un po’, respirando aria buona, dopo il malore che lo colpì nel giorno di Natale, interrompendo la benedizione “Urbi et Orbi” da piazza San Pietro. Prendendo lo spunto da questo evento, dicevo, mi torna alla memoria quel giorno, di un bel pezzo di tempo fa, il 19 marzo 1981, festa di San Giuseppe Lavoratore, nel quale, papa Giovanni Paolo II, invitato dal vescovo, faceva la sua visita alla città di Terni. Una visita storica, che ebbe echi in tutto il mondo, perché si trattava del primo approccio con il mondo del lavoro di un papa che era stato egli stesso operaio, in gioventù, nelle fabbriche polacche della Solvay. Quel giorno fui il pilota del Papa. Ero allora giovanissimo e, secondo pilota di un comandante esperto e navigato ma, l'emozione e l'adrenalina erano prepotenti ugualmente. Ricordo dopo l'atterraggio, quando il Pontefice prima di sbarcare, volle salutare il mio comandante e me. Con il suo consueto sorriso buono, gli occhi di un padre che sa solo amare e quel suo inconfondibile accento, ci benedì e si complimentò con noi e tutto l'equipaggio. Da allora, una delle sue frasi più belle, hanno sempre fatto da guida nella mia vita: "Prendete in mano la vostra vita e fatene un capolavoro".
 



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